Galleria tematica dipinti della Storia dell'unità d'Italia
Guerra di Crimea
Cacciatori delle Alpi
Battaglia di Magenta
Giovanni Fattori
Battaglia di Marengo
Lejeune
(F1)
Battaglia di Solferino
Meissonier (1863)
Battaglia di Solferino
Compiegne
Battaglia di Solferino
Ballo attorno l'albero della libertà
Belvederi (1850)
Storia del tricolore
Quando Mazzini fondò la Giovine Italia, stabilì che i colori della sua bandiera fossero il verde,
il bianco ed il rosso, con scritto da un lato "Libertà, Uguaglianza, Umanità" e dall'altro "Unità, Indipendenza"
e quando portò il tricolore a Roma fece scrivere sulla bandiera Dio e Popolo.
Anche se la Giovine Italia, come la Carboneria, i moti rivoluzionari ed il Piemonte furono militarmente sconfitti restarono vive le
aspirazioni di imprenditori ed intellettuali moderati che volevano un'Italia unita ed un Europa più rispondente alle esigenze della società.
Proposte e proteste popolari in tutta l'Europa costrinsero i governanti a recepire alcune istanze di riforme e fra il 1848 ed il 1849
ottennero i seguenti risultati:
Il Regno di Sicilia, dopo la fuga dei Borboni si proclamò indipendente ed adottò il Tricolore Italiano
con al centro la figura della Trinacria.
A Napoli, Re Ferdinando Il concesse la Costituzione e il nuovo governo adottò come bandiera i colori del Tricolore con lo stemma dei Borboni.
Nel Granducato di Toscana, Leopoldo II promulgò la Costituzione e decretò che la Toscana da quel momento avrebbe adottato come bandiera
il Tricolore con lo Scudo Granducale.
Il Governo provvisorio della Repubblica Veneta dopo la cacciata degli Austriaci, adottò il Tricolore con il Leone giallo come bandiera di Stato.
Re Carlo Alberto di Sardegna promulgò la Costituzione e decretò che il Tricolore con lo Scudo di Savoia fosse la bandiera del Regno di Sardegna.
La Repubblica Romana, con a capo Giuseppe Mazzini, tre giorni dopo la sua proclamazione, adottò il Tricolore con l'Aquila romana sull'asta.
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La Seconda Guerra D'indipendenza
La fine della Prima Guerra d'Indipendenza fu segnata dall'armistizio di Vignale, concordato il 24 marzo, firmato il 26 e seguito dalla pace di
Milano del 6 agosto 1849.
I diplomatici del Regno di Sardegna, cominciarono a tessere una fitta tela per legarsi alla Francia ed ai nemici dell'Austria, partecipando
alla Guerra di Crimea (aprile-maggio 1855) e stringendo con la Francia accordi segreti (accordi di
Plombieres) che prevedevano, fra l'altro, l'impegno di Napoleone III a schierarsi al fianco dei Piemontesi in caso di attacco dell'Austria.
I Piemontesi fecero di tutto perché l'Austria li attaccasse, contravvenendo a tutte le clausole del trattato di pace, riarmandosi, invitando i
fuoriusciti del Lombardo-Veneto ad aggregarsi al corpo dei volontari "i Cacciatori delle Alpi" guidati da
Garibaldi.
Il 29 aprile 1859 gli Austriaci varcarono il Ticino presso Pavia al comando del generale Gyulai ed invase il territorio piemontese, il 30
occuparono Novara, Mortara e, più a nord, Gozzano; il 2 maggio Vercelli, il 7 Biella, senza trovare resistenza.
Gli austriaci arrivarono sino a 50 km da Torino proponendosi di battere le truppe piemontesi prima dell'arrivo dell'armata francese, ma si
impantanarono nelle risaie del vercellese, appositamente allagate dai Piemontesi per evitare lo scontro frontale prima che giungessero le
truppe francesi.
Queste, infatti, forti di 20.000 uomini guidati dallo stesso Napoleone III, si unirono all'esercito piemontese comandato da Vittorio Emanuele II.
Il 20 maggio l'esercito franco-piemontese iniziò l'avanzata, battendo gli Austriaci prima a Montebello e respingendo poi
il loro contrattacco a Palestro.
Il 4 giugno Vittorio Emanuele e Napoleone ottennero la prima grande vittoria a Magenta e 4 giorni dopo
entrarono trionfalmente a Milano.
Intanto Garibaldi, battuti gli Austriaci a Varese ed a San Fermo con i suoi Cacciatori delle Alpi, raggiungeva Como e si preparava a liberare
Bergamo, Brescia e Trento.
Come era avvenuto durante la Prima Guerra D'indipendenza, gli Austriaci, sgombrata Milano, si erano rinchiusi nel Quadrilatero in attesa
dei rinforzi, che lo stesso Imperatore Francesco Giuseppe stavano attraversando le Alpi.
Le due armate si scontrarono il 24 giugno, poco ad Ovest di Peschiera in sanguinosi scontri a San Martino e Solferino.
Alla notizia delle vittorie militari del Regno di Sardegna, Firenze, Parma, Modena, Bologna e Ferrara insorsero e proclamando governi
provvisori, dichiaravano di volersi unire al Regno di Sardegna mediante plebisciti.
L'11 luglio 1859 Napoleone III per ragioni politiche e di opportunità incontrò segretamente a Villafranca, Francesco Giuseppe decidendo di
cessare le ostilità e di firmare i preliminari di un trattato di pace.
fu : gli Asburgo cedevano la Lombardia alla Francia, che l'avrebbe assegnata ai Savoia, mentre l'Austria conservava il Veneto, le fortezze di
Mantova e Peschiera
La pace di Zurigo voluta da Napoleone III, negoziata e siglata fra il 10 e l'11 novembre 1859, tarpò le ali alle vittorie conquistate a così
caro prezzo e si ridusse all'accorpamento della Lombardia al Regno di Sardegna, lasciando gli altri stati italiani nella condizione di
asservimento allo straniero in cui si trovavano, con il preaccordo di un futuro accorpamento degli Stati Italiani sotto la giurisdizione dello
Stato Pontificio.