Cap. 2: Cos'è l'anima?
L’Uomo da sempre ha cercato di definire ciò che sentiva dentro di sé, seguendo varie interpretazioni e dandogli vari significati.
L’enorme capacità di astrazione, fantasia, creatività,
espressioni d’arte, ecc. lo hanno indotto a ritenere d’avere qualcosa in più rispetto agli animali che lo circondano,
dimenticando troppo spesso di essere ancora ed a tutti gli effetti un animale.
Quel senso di noi stessi, il nostro punto di vista centrale della mente,
la parte cosciente, la “cabina di comando”, insomma, ci ha sempre turbato, pensando all’eventualità di perdere tutto,
che di noi stessi potesse non restare più nulla ad un certo punto della nostra esistenza ed ancor prima d’avere avuto figli,
quindi di non avere potuto provvedere per tempo,
non tanto alla sopravvivenza della nostra specie, quanto del nostro IO.
In una visione riduzionista estrema ci si potrebbe limitare a considerare “
coscienza” il nostro semplicissimo
istinto di sopravvivenza, racchiuso in quella doppia ghiandolina sprofondata nel nostro cervello e che chiamiamo
amigdala.
L’istinto di sopravvivenza reagisce
prima della nostra parte razionale del cervello e attiva il senso di paura, (ma non solo quello), che è il
motore fondamentale di ogni progresso umano come di ogni azione individuale.
L'amigdala è presente in tutti gli animali superiori, anche in serpenti e rettili, oltre che nei mammiferi ovviamente.
E’ l’
istinto, il cervello più antico che abbiamo dentro di noi e che ha una sua memoria indipendente dal resto.
E' il nostro allarme sempre inserito e che emana i segnali di paura in caso di pericolo e che ci salva la vita facendoci schivare una
situazione dannosa. Non è la mente razionale a svolgere questo importantissimo compito. E’ dalla amigdala che si decide, di
fronte ad una ipotetica minaccia, se
fuggire o aggredire.
L’istinto di sopravvivenza non si deve imparare, è innato. Un bambino può compiere gesti pericolosi non perché non abbia l’istinto
di sopravvivenza, ma solo perché la sua mente non sa ancora identificare un pericolo moderno, mentre quelli validi anche nel passato
sono già presenti nella memoria del suo istinto.
L’
incoscienza comportamentale è dunque solo una forma di ignoranza o il risultato di un cattivo funzionamento delle
ghiandole amigdale.
Chi non ha un buon istinto di sopravvivenza, chi ha la mente appannata o i sensi indeboliti, corre grossi rischi di morire, prima ancora d’essere giunto all’età riproduttiva.
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In natura se non ti riproduci il tuo filone si estingue. Una razza che avesse scarso istinto di sopravvivenza sarebbe scomparsa da un pezzo.
Questa è l’indiscutibile lotta primaria di ogni forma di vita.
L’individuale istinto di sopravvivenza diventa anche utile all’intera specie, dunque. Ma forse non esiste una
sensibilità individuale atta a garantire la sopravvivenza della specie, ma semplicemente ogni essere vivente, uomo compreso,
si preoccupa di sopravvivere lui stesso e basta. Il ché comunque è utile anche per salvare l’intera specie.
Possiamo dunque pensare che la selezione naturale delle ghiandole amigdale che si sono dimostrate più efficienti, oltre ad altri
requisiti di forza e prontezza, sia alla base dell'evoluzione umana.
Per questo motivo l’istinto di sopravvivenza funge da motore selettivo dei migliori esemplari della specie.
Infatti l’individuo più dotato di sensibilità, più prudente verso i pericoli, ma anche più aggressivo verso la conquista, più
spietato, più ingordo, sarà quello che vivrà più a lungo ed arriverà a tramandare il suo DNA ai posteri.
Siamo tutti figli della peggior specie di progenitori del nostro albero genealogico?
Questa cosa produce effetti devastanti nell'equilibrio umano, perchè da una parte è fortemente governato dal
proprio istinto egoistico esercitato con le funzioni dell'amigdala e dall'altra è condizionato dall'educazione, conoscenza
e sensibilità dei comportamenti socialmente buoni.
Ma ciò che è BENE per soddisfare il proprio egoismo salvifico
è MALE nel contesto sociale e viceversa!
L’ amigdala funziona come
archivio della memoria emozionale, quindi
è depositaria del significato degli eventi, la vita senza amigdala è un’esistenza spogliata di un significato personale
emotivo e destinata a perire quanto prima.
“
Non sono io ad essere razzista, sono loro che sono neri!”.
E invece no. Siamo noi, bianchi, ad essere razzisti, con l'amigdala.
In quella porzione di cervello dove si conservano gli istinti più antichi, le reazioni puramente emozionali e dove la logica
fatica ad entrare, custodiamo ancora il retaggio di un disgusto, una
paura inconscia e istintiva nei confronti del
diverso, dello scarsamente identificabile. Un sentimento, un campanello d'allarme nato per difesa, difesa dal nemico
come dal cibo avariato o da un insetto minaccioso, ma che, nei secoli, si è conservato e ora rappresenta anche la parte innata di
quello che chiamiamo "razzismo", che non è altro, allo stadio istintivo, che la diffidenza verso tutto ciò
che non risponde ai nostri canoni di familiarità.
Certo, noi sull'amigdala abbiamo costruito una sovrastruttura enorme che ci consente di avere molta sensibilità verso i rapporti
con gli altri esseri viventi ed in special modo verso i nostri simili, ma la storia e la cronaca ci dicono molto
chiaramente che
nell'umanità ancora oggi il più delle volte è l'amigdala a comandare.
Anzi, la caratteristica della nostra società che ci spinge al guadagno ed al consumo illimitati è proprio congeniale a stimolare sempre più
il nostro istinto egoista/individualista. E ciò è dovuto anche al fatto che comunque la nostra mente razionale è sempre in ritardo rispetto alle reazioni
istintive, quindi siamo noi che le dobbiamo dominare artificialmente, col ragionamento, ma tutto ciò non è per nulla facile e non ci torna naturale!
Con questa chiave di lettura del conflitto perenne tra egoismo da amigdala e altruismo da neocorteccia possiamo comprendere
molto meglio tutte le debolezze umane che hanno riempito la storia e le cronache degli avvenimenti.
Che la coscienza sia solo questo è una visione totalmente egocentrica, ma difficile da contestare.
E' un punto di vista ed una opinione strettamente personale, una teoria ancora tutta da esplorare e verso la quale, però, non mi sembra
si sia dedicata la necessaria attenzione.
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Noi disprezziamo la gran parte di reazioni di diffidenza che si manifestano nella nostra società, solo apparentemente
multi-etnica, ignorando che queste reazioni di sospetto e diffidenza verso il "diverso" sono la parte più sana del
nostro cervello, la vera “coscienza”. Senza l’amigdala non saremo qui né a scrivere né a leggere questo scritto.
Anzi ci saremmo estinti da millenni!
Sarà importante più d’ogni altra parte del nostro cervello o no?
Eppure di amigdala e delle sue malformazioni se ne parla molto poco.
Pensate per un attimo se aveste la scelta tra salvare voi stessi o salvare l’intera razza umana, cosa scegliereste?
Siete sicuri che vi sacrifichereste? Di sicuro non affrontereste il dilemma con assoluta certezza scegliendo senza pensarci
di sacrificare voi stessi.
Sareste veramente nei guai! Questo dimostra che in noi non è prioritaria la salvaguardia della specie, ma semplicemente la nostra
volontà di vivere individualmente.
Ecco perché ci diamo tanto da fare per sconfiggere il concetto di morte (la nostra morte) e ci aggrappiamo a qualsiasi speranza
di poter vivere sempre più a lungo.
Segue a pag. 3 col capitolo "
LA VITA"
Autore: Enrico Riccardo Spelta