La struttura fascista è una piramide con un capo assoluto in cima che domina sui seguaci che lo venerano come fosse un Dio.
L'importante è capire perché uno (una) si lasci conquistare da un leader.
E' attratto dal meccanismo fascista chi è insoddisfatto della propria esistenza e sviluppa la sua reazione in modo tendenzialmente violento, dando libero sfogo all'odio verso qualsiasi soggetto che sia facilmente identificabile come "nemico", perché più o meno diverso da lui.
Ogni fascista è nel suo piccolo (molto piccolo) un potenziale dittatore.
Venera il capo, ma la sua ambizione è di diventare a sua volta capo di qualcosa.
Emergere insomma, dall'anonimato di una vita inappagante, dal penoso confronto con chi nella propria società ha avuto successo, contro la convinzione di potere trovare la via della vendetta.
Più i modelli sociali del successo sono ambiziosi, elevati, complicati da seguire, più nasceranno tanti individui mentalmente devastati dal constatare la propria inferiorità e inadeguatezza.
Per questo motivo il fascista ha bisogno di crearsi dei modelli di nemici verso i quali scatenare la propria aggressività, per sentirsi forte e far tacere la propria scarsissima stima verso sé stesso.
Di conseguenza il fascista adora gli oggetti e le immagini simboliche che ai suoi occhi sprigionano forza.
Ecco allora la collezione di armi d'ogni genere e di stemmi, figure, simboli del potere.
Adora il potere perché pensa sia l'unica cosa importante per sentirsi vivo, realizzato.
Il fascista coi suoi amici fascisti come lui non è solidale, collaborativo, ma solamente complice. Gli occhi sono sempre puntati verso l'alto, mai verso il compagno di "camerata".
In alcuni casi si tratta veramente di idee balzane, che nascono dal nulla, come la persecuzione degli ebrei.
In altri casi nelle idee fasciste, assimilabili politicamente ad una estrema destra, conservatrice, nazionalista, sovranista, si nascondono verità che andrebbero comunque affrontate, ma non certo con soluzioni e metodi di stampo fascista.
Faccio un esempio: è chiaro che la immigrazione è un fenomeno che va gestito, ma modi e luoghi di gestione non hanno nulla a che fare con quanto proporrebbero i fascisti.
Stessa cosa per la globalizzazione e il consumismo o la salvaguardia della propria identità, cultura, tradizioni.
Il distinguo tra ciò che è giusto difendere ed il modo in cui lo si attua è fondamentale!
Può essere perché sceglie solamente testi che rafforzino la sua visione maniacale del potere, della supremazia razzista, della cancellazione dei "nemici", del bisogno di vendicarsi del destino crudele che non gli ha dato alcuna gratificazione.
Non è in grado di valutare alternative, altri modi di vivere e di pensare o tanto meno di fare una sana autocritica. E' cieco, insomma, ottusamente cieco.
Non può esercitare alcun senso critico verso sé stesso e verso i suoi simili, ma neppure verso il leader assoluto che sta al balcone a dettare le sue leggi, istigare il suo odio, spingere i suoi seguaci verso la vendetta.
Il leader, ovviamente, è mentalmente più malato di tutti i suoi seguaci messi assieme, cioè rappresenta il massimo dell'arroganza, cattiveria, violenza, odio, presunzione, megalomania.
Il suo discepolo è simile al fanatico credente che non può mettere in discussione il suo Dio ed i suoi comandamenti.
In sostanza tra il fascista e il terrorista religioso non c'è alcuna differenza.
Sono la stessa espressione di deformazione sociale/psicologica che segnala una grande malattia sociale.
Oggi, come in passato, la storia è zeppa di situazioni analoghe a quella che qui definisco "fascismo".
Il leader con tutto il suo gregge. Può dire/fare qualsiasi cosa, che anche di fronte ad evidenti frottole sarà scagionato e difeso dai suoi seguaci.
Prima di tutto con la formazione educativa. E' chiaro che nel fascista ci sono problemi infantili che lo hanno condannato a scegliere quel comportamento.
Ancora una volta chi si comporta in modo asociale non è il colpevole, ma la vittima di un sistema sbagliato.
Poi si dovrebbe analizzare e criticare lo stile sociale in voga, ovvero i modelli a cui la popolazione dovrebbe prima ispirarsi e poi imitare.
Più questi modelli di successo saranno contenuti (o addirittura inesistenti), più non nasceranno reazioni di persone che si considereranno inadatte a seguirne lo stile.
Alla fine il ritornello è sempre quello: da una parte la società, la scuola, la famiglia e dall'altra la facile predominanza dell'istinto animalesco manifestato da chi si sente in trappola e reagisce violentemente, costi pure la vita.
Non è facile, visto l'attaccamento alle proprie idee e la ottusa conclusione che quell'ideale sia il massimo della vita.
Bisognerebbe fargli capire che l'odio verso gli altri produce solo danni più gravi verso sé stessi, è tossico, insomma.
Che ci sono altre vie perseguibili e che offrono maggiore successo e niente rischi di finire comunque o in cella o ammazzato.
Bisogna convincerlo che la storia è piena di casi come il suo... finiti tutti male!
Non è da furbi essere fascista, è da deboli. E il fascista ovviamente odia la debolezza.
Oggi in Italia, in Europa ed in molte altre parti del mondo assistiamo a vari fenomeni di recrudescenza fascista. Colpa di questi modelli sociali irraggiungibili, corrotti dal bieco consumismo, come ho già detto.
Certo, non sono tutti altamente pericolosi.
Alcuni sono di più basso profilo, ma non per questo accettabili e non per questo si può restare indifferenti all'idea che possano andare al governo. Farebbero sicuramente un sacco di disastri, visto che al leader poco importa dei nemici e dei problemi che addita, sa benissimo che sono simboli che servono solo a conquistare la pancia dei suoi seguaci.
Falsi obiettivi, ma che hanno enorme successo sulla gente ignorante e depressa.
Per questo vanno combattuti, benevolmente combattuti per non cadere nel loro gioco delle contrapposizioni.
Certo che lo è, quando si realizza con la guida di un conduttore spietato, come è stato Stalin, tanto per fermarmi a uno!
Ma l'idea originale del comunismo non era quella di creare una dittatura o un oligopolio come quelli realizzati nelle ultime pagine di storia, era ed è molto più sana, anche se non praticabile se non attraverso un sistema democratico molto più evoluto.
Il comunismo la gente se lo immaginava come criterio di uguaglianza, parità di diritti, l'opposto della piramide gerarchica che inevitabilmente riduce al fascismo, che ha bisogno assoluto di un leader carismatico.
Oggi più che di "comunismo", caduto giustamente in disgrazia, bisognerebbe tornare a parlare di "princìpi umanistici", che sono l'unico percorso atto a creare uguaglianza, nel rispetto delle ovvie diversità attitudinali, libertà, vincolata ai doveri di rispetto reciproco, e governo al riparo di vincolanti consensi popolari.
Ma quanto è difficile all'essere umano, "essere" umano!
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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