Cosa fa un "travel designer"?
Che il mercato del turismo stia cambiando, anche per effetto della pandemia e delle restrizioni anti-contagio adottate dai diversi paesi, non è più un mistero.
Per chi intende lavorare con i viaggi questa piccola rivoluzione all’interno del settore ha già significato, però, come spesso avviene, nuove e impreviste opportunità di carriera.
Tra le nuove figure professionali sempre più richieste, tanto da privati e quanto da aziende e altri soggetti business, c’è per esempio quella del travel designer.
Travel designer: tutto quello che c’è da sapere e come diventare designer di viaggi
Partiamo dall’espressione, che tra quei neologismi piuttosto “gergali”, può indurre in confusione.
Un travel designer non è un semplice agente di viaggio o un tour operator: la sua routine quotidiana a poco a che vedere, cioè, con il vendere servizi pure prettamente turistici come quelli legati agli spostamenti, alle escursioni, alle attività da fare in viaggio.
Un minimo di dimestichezza con l’inglese dovrebbe bastare a suggerire che cosa fa il traveldesigner è intervenire a monte, in fase di progettazione del viaggio, suggerendo ai propri clienti un itinerario e una serie di esperienze a esso connesse che siano quanto più possibile “su misura” per le loro esigenze.
Soprattutto in questo periodo in cui paesi diversi hanno previsioni diverse quanto a green pass, obbligo di tampone o vaccinazione, quarantene obbligatorie, del resto, essere sicuri di organizzare il viaggio perfetto è un vero e proprio lavoro e, se non si ha il tempo di dedicarcisi personalmente o si vuole avere la certezza che niente vada storto, affidarsi a un professionista di questo tipo è la scelta migliore.
Già di solito il compito del travel design è ascoltare le richieste del cliente, definire con lui la tipologia di viaggio da progettare (se di totale relax o all’insegna delle escursioni e delle attività più estreme, eccetera) e poi proporre, sulla base di questo “briefing” iniziale, un piano di viaggio tappa per tappa e ricco di suggerimenti personalizzati.
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Parte consistente del lavoro di travel design è legata, infatti, anche a fornire consigli pratici sul viaggio come di che documenti si ha bisogno, come viaggiare in sicurezza nella meta prescelta, quali sono le autorità a cui eventualmente rivolgersi, oltre ovviamente a consigli che riguardano attrattive imperdibili, tradizioni culinarie o culturali del posto, eccetera.
Quanto detto fin qua basta per capire che come diventare traveldesigner non è tanto un fatto di che percorso di studi svolgere o che titolo conseguire.
Un traveldesigner è innanzitutto un provetto viaggiatore in prima persona, può contare su un gran numero di timbri sul passaporto e di città visitate e conosce bene e per esperienza personale il mondo del turismo e quelli annessi dei servizi, della ricettività, eccetera.
Qualche volta può essere un travel blogger specializzato nell’offrire consulenze “a tema” per chi stia cercando di organizzare un viaggio con la famiglia, per esempio, o un viaggio aziendale.
L’unico passo burocratico da compiere, a meno di non voler svolgere l’attività di travel designer solo sporadicamente, è
attivare la P.IVA per via telematica, scegliendo come codice ATECO il 74.10.90 ed eventualmente rivolgendosi a dei consulenti digitali come Fiscozen che, con budget modici (di 299 euro + IVA per chi adotta il regime forfettario, per esempio), curano fatturazione, calcolo imposte e contributi, dichiarazioni dei redditi e ogni altro aspetto fiscale.
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