Il mondo del lavoro
Il lavoro nobilita o schiavizza?
Se parlassimo di "lavoro", senza specificare altro, staremmo generalizzando e le generalizzazioni sono (quasi) sempre errate.
Ho messo il "quasi" perché altrimenti cadevo anch'io in una errata generalizzazione.
Allora chiariamo cosa intendiamo per "lavoro".
I lavori li possiamo classificare più o meno in questo modo:
Lavoro dipendente
(azienda privata o ente pubblico):
Stagista, apprendista, operaio, manovale, impiegato, capo ufficio, militare,
professionista, dirigente, direttore.
Lavoro indipendente
agricoltore, artigiano, volontario, commerciante, libero professionista, artista, imprenditore
Lavoro in nero
agricoltore, manovale, aiutante, badante, operaio, artigiano, commerciante, accattone, spacciatore, prostituta, malavitoso, ecc.
Rifacciamoci la domanda: il lavoro nobilita o schiavizza?
Con l'elenco precedente risulta subito chiaro che dipende da quale mansione svolgiamo e così abbiamo dimostrato che è stupido generalizzare.
Se siamo pagati in nero per raccogliere pomodori non credo ci rimanga molto tempo per sentirci nobilitati, ma ci sentiremo
solamente sfruttati e dunque schiavizzati.
Mentre se siamo liberi professionisti affermati e otteniamo meritati riconoscimenti potremo sicuramente sentirci nobilitati dalla nostra attività.
Tutti i lavori che almeno in parte ci permettono di operare con ampi margini di libertà decisionale, con tempi elastici,
con creatività e stimoli, con adeguati guadagni, con una certa sicurezza, sono lavori nobilitanti.
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Allora possiamo concludere che il lavoro, a seconda della sua qualità, può essere o l'una o l'altra cosa.
Ma è anche a seconda di quanto ci piaccia o no. Non è la qualifica in sé stessa a definire il tipo di lavoro.
Potrei essere direttore generale di una bella azienda, strapagato, e malgrado ciò non essere per nulla soddisfatto del mio lavoro, ma sentirmi
incastrato, ingabbiato, condizionato a recitare una parte che non mi si addice e via dicendo.
Così come potrei fare lo spazzino municipale e sentirmi tranquillo e sereno.
Molto dipenderà dalle mie aspettative, dal mio carattere, dalle mie reali capacità, dalla mia ambizione o umiltà.
Anche nei lavori in nero ci sono varie situazioni.
Potrei essere un artigiano che non fa mai fatture e sentirmi benone con tutti i soldi che guadagno schivando le tasse,
oppure potrei sentirmi non in pace con la mia coscienza ogni volta che evito di fare una fattura e non dormirci di
notte per la paura d'essere scovato dalla finanza. Sarei schiavizzato dall'ingranaggio dell'evasione dolosa.
Perciò possiamo concludere che il lavoro "nobilita" solo se è adeguato alle nostre capacità e alle nostre aspettative.
Il lavoro "schiavizza" se mi costringe a fare qualcosa che non mi piace e/o se non mi appaga in termini economici e/o
se non mi gratifica in altri modi.
Il problema del lavoro è enorme al giorno d'oggi
Le cause sono tante, tra cui la cattiva interpretazione del
capitalismo, la cui unica finalità è il profitto, senza dare importanza
all'aspetto sociale che potrebbe darci molta soddisfazione.
La
globalizzazione è un altro problema che ha messo in corto circuito l'intero pianeta,
permettendo ad imprenditori senza scrupoli di andare a sfruttare i più poveri del mondo disposti a lavorare per un compenso ridicolo,
togliendo lavoro ai propri connazionali che con fatica e sacrificio avevano ottenuto i giusti riconoscimenti del proprio lavoro per
migliorare le loro condizioni di vita, salendo nella scala del benessere e che ora sono precipitati nella disoccupazione.
E poi ci sono i progressi nella
automazione, robotica, domotica, informatica, che hanno a loro volta sottratto posti di lavoro.
Su questo tema specifico si rimanda alla pagina "
lavoro umano vs automazione".
Ovviamente certe attività nocive e terribilmente faticose era giusto sostituirle con delle macchine.
Nessuno rimpiange la falce e l'aratro tirato dai buoi o l'operaio alla catena di montaggio, ma siamo andati e
stiamo sempre di più andando verso la sostituzione di lavori di livello più elevato.
Oggi si parla di camerieri-robot, di badanti-robot, di centralinisti-robot, e via dicendo, in un crescendo di
Intelligenza Artificiale che sottrarrà sempre più spazio lavorativo a persone che non
possono competere perché ovviamente più costose di una macchina.
Per questo alcuni ipotizzano una società nel prossimo futuro che goda di un reddito indipendente dal lavoro.
Questo sarebbe un altro passo falso!
L'Uomo ha bisogno di lavorare, deve sentirsi utile ed apprezzato, deve gratificarsi col proprio operato e giustificare
così il compenso che ne deriva e che gli permette di svolgere un certo tenore di vita.
E' il patto sociale dell'equilibrio tra
Diritti e Doveri. Solo con questo possiamo sentirci a
posto con la nostra coscienza e goderci i frutti del nostro operato.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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