Imitazione: siamo tutti pappagalli?
La disposizione ad imitare è nel nostro cervello
Nella corteccia premotoria ci sono i
neuroni-specchio che si attivano quando osserviamo movimenti, giochi, mimiche e
gesti di un'altra persona o quando ascoltiamo.
Impariamo subito dopo la nascita ad imitare.
E' in questo modo che entriamo in sintonia con le altre persone e che facciamo nostri tutti i comportamenti basilari.
Quindi, in linea di principio, abbiamo bisogno di questo meccanismo semi-automatico che ci consente di crescere imparando un sacco di cose
e di socializzare sentendoci in armonia con le altre persone, il ché è utile per tenere a freno la paura istintiva verso tutto ciò che ci circonda.
Ma l'istinto dell'imitazione si è anche prestato ad essere manipolato da parte di chi ne ha capito l'importanza.
Sono stati condotti molti esperimenti su questo punto, per cui sappiamo benissimo quali sono i sistemi per indurre la gente ad imitare un modello ed ottenere così una reazione a noi favorevole, vuoi che si tratti di indurre all'acquisto di un certo prodotto o di sentire empatia per un certo politico o un predicatore senza scrupoli, o altro.
Quindi abbiamo un istinto che è indispensabile, ma anche un punto debole e addirittura che può diventare la causa di un
comportamento
aggressivo gravissimo.
Una lunga serie di ricerche condotte negli anni Sessanta ha dimostrato che i bambini imitano i comportamenti aggressivi visti sia
nella realtà che in televisione e che esiste una correlazione tra l'enfasi data dalla TV a casi di suicidio adolescenziale e
l'incremento dei suicidi dei minorenni.
La stessa relazione, dunque, può esistere tra la notizia dell'ennesimo atto terroristico e la stimolazione ad imitarlo, recepita
da qualche giovane particolarmente predisposto a quel tipo di imitazione per carenze educative, complessi o smanie di successo.
Purtroppo la nostra società (e la nostra politica) non si preoccupa minimamente della pessima educazione proveniente
dall'uso intenso di videogiochi che si svolgono sempre sviluppando azioni della massima aggressività verso un
qualsiasi ipotetico "nemico" da abbattere con ogni mezzo pur di vincere.
Oltre al processo imitativo che può passare indifferentemente dalla simulazione virtuale alla realtà, in questi casi si
innesca anche un principio di assuefazione all'immagine e al gesto del compiere un delitto.
L'
azione tragica e violenta diventa immagine consueta, omologata dall'esperienza quotidiana nei rapporti col gioco.
Anche il continuo passaggio di notizie macabre nei circuiti televisivi e nei video disponibili sul Web produce le stesse reazioni:
attitudine all'imitazione e consuetudine del gesto.
In sostanza il messaggio inconscio produce la più banale delle generalizzazioni, ovvero "lo fanno tutti, quindi perché non
dovrei farlo anch'io?".
Il "tutti" è falso, ovviamente. Quel gesto di uccidere, magari, un genitore con la scure lo ha fatto un solo ragazzo
in tutto il mondo in questo periodo, uno su sette miliardi di individui, ma basta ugualmente a
creare la generalizzazione perché nessuno ti mostra i 6999999999 individui che non lo hanno fatto!
Per quanto riguarda il consumismo, i meccanismi adottati per indurre la gente all'acquisto sono super collaudati.
Prendi una borsetta dal valore di 30 euro, mettici un logo prestigioso e falla portare ad una attrice famosa in una ripetuta serie
di spot televisivi, quindi mettila in vetrina a 300 euro e molte donne impazziranno per averla.
Semplice, no?
Se la mettessero in vendita a 30 euro non la comprerebbe nessuno. Se non l'avessero vista al braccio della famosa attrice o top model, pure. Ma metti
insieme i vari elementi e hai fatto il colpo.
E' truffa o no? In teoria no, in pratica agendo su meccanismi semi-inconsci è circonvenzione d'incapace.
Le industrie del tabacco negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta a seguito degli studi sul cancro ai polmoni provocato dal
fumo temevano di perdere molti clienti e così adottarono la tecnica di pagare
gli attori e attrici perché si mostrassero nei film sempre con la sigaretta.
Si sono prestati a questa Pubblicita' occulta personaggi come Gary Cooper, Clark Gable, Joan Crawford, Spencer Tracy,
Henry Fonda, Cary Grant, John Wayne, Bette Davis, e molti altri, che hanno ricevuto per queste apparizioni fumanti un sacco di dollari.
Probabilmente la stessa cosa avviene per il bere e non stupisce che l'alcolismo in USA sia alle stelle (71% della popolazione).
In questi modi di fare Pubblicità sta la differenza tra "
convincere" e "
manipolare" e
le leggi ne dovrebbero tenere maggiormente conto.
Infine siamo giunti a un tale livello di competenza nel manipolare che ne è nata una specifica tecnica chiamata PNL (
Programmazione
NeuroLinguistica).
Tecnica che si è tanto diffusa da trovare applicazione in campi diversi: nello sport, in psicoterapia, nel marketing, nella
gestione aziendale, e nel coaching che serve per migliorare la comunicazione.
Aristotele aveva già capito che gli uomini non esitano a fare propria un'opinione non appena scoprono che è "universalmente accettata".
Questo perché ritrovarsi soli a sostenere un punto di vista provoca un senso di sgomento e di inquietudine.
Quindi si aderisce all'opinione generale non perché la si condivide, ma per mettersi al
riparo dalle critiche e per il piacere di sentirsi in sintonia con gli altri.
In questo modo basta che qualcuno sostenga che una data opinione è "condivisa da tutti" che fa altri proseliti,
anche se in pratica l'opinione era solo la sua!
In conclusione la gente si può comportare in due modi diversi, una volta raggiunta la maturità:
massificarsi per confondersi
con tutti gli altri, sentirsi simili e dunque bene accetti.
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Per questo molti seguono pedestremente qualsiasi moda gli venga proposta dal calciatore di turno, dalla top model, cantante, politico, ecc.,
fino a riempirsi di piercing e orrende indelebili impiastrate di disegni sulla pelle.
Stessa cosa nei gusti alimentari, nel bere e nel consumare stupefacenti, o nel vestiario, nella scelta dell'automobile e in tutti i settori di prodotti consumistici.
Ma ci sono anche (poche) persone che hanno a cuore la propria
individualità e non si lasciano affascinare
e travolgere né dalle mode, né dai costumi sociali del momento.
Sono le persone con un carattere più forte, più critiche, più originali e fantasiose, quelle che semmai
creano
le mode anziché subirle passivamente, i veri
anticonformisti.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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