Giudizio e Critica, riflessioni
In ogni momento della nostra giornata valutiamo ciò che ci coinvolge.
Lo facciamo se camminiamo, se guardiamo la TV, se leggiamo, se conversiamo, ecc. ecc.
Possiamo dire che nella nostra mente ci sono due diversi tipi di valutazione.
Da una parte l'
amigdala valuta i segnali del mondo esterno
in funzione della loro pericolosità, mentre la neocorteccia svolge valutazioni più sofisticate e varie.
Ogni valutazione (analisi di un contenuto visivo, sonoro, olfattivo, tattile) è praticamente un GIUDIZIO.
Ogni giudizio rappresenta dunque il risultato di una valutazione.
Il giudizio generalmente è o positivo o negativo.
In alternativa il giudizio potrebbe dare anche un risultato nullo, ovvero di indifferenza.
Noi, però, siamo sempre più propensi a dare peso ai giudizi di tipo negativo (brutto, cattivo, pericoloso, fastidioso,
noioso, ecc.), mentre i giudizi positivi vengono facilmente sottovalutati, ovvero li diamo quasi per scontati, come se ci fossero dovuti.
Anche nelle notizie i giornalisti fanno la stessa cosa, proprio perché mentre le notizie drammatiche attirano l'attenzione,
quelle buone passano quasi inosservate.
Non siamo equi, non ci rallegriamo mai se in una giornata non abbiamo avuto alcun contrattempo, lo diamo per scontato
che debba essere così e ciò è sbagliato perché ci precludiamo la possibilità di rallegrarci e gratificarci per una serie positiva di situazioni.
Molte persone detestano il giudizio espresso da altri e affermano con orgoglio di non giudicare mai gli altri.
Ciò è falso perché un giudizio viene sempre svolto, da chiunque, anche se inespresso.
Così come molte persone detestano essere criticate.
Non tengono in considerazione il fatto che ci possono essere due diverse modalità di critica: quella denigratoria,
svolta da chi vuole con ciò sentirsi superiore a noi e in questo modo denuncia il proprio stato di debolezza e senso di inferiorità.
E poi c'è la critica fatta invece col cuore, per amore, per dare aiuto, per migliorare le condizioni di una persona che ci è cara.
L'approccio è spesso sbagliato perché si dovrebbe fare un ragionamento semplicissimo: tu fammi pure una critica, io a mia volta
la valuterò ed esprimerò un mio giudizio su di essa.
Se la riterrò giusta allora ti ringrazierò perchè mi sei stato utile (o almeno hai cercato di esserlo, dimostrandomi il tuo interessamento), mentre se la riterrò errata allora il mio giudizio sarà negativo nei tuoi confronti e dunque mi sarà comunque servito per perfezionare la mia opinione e il mio rapporto con te.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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