Il mondo cattolico è schierato saldamente su posizioni anti eutanasia.
Il diritto alla vita, sostengono, è inviolabile e lo Stato non può farsi
carico di queste scelte. Ecco qualche dichiarazione, tratta dall'ANSA e
da organi di stampa italiani, di autorevoli personaggi del mondo della
cultura, della politica, della Chiesa.
Rosy Bindi, ex ministro della Sanità
"Sull'eutanasia Veronesi auspica una soluzione civile, ma non mi pare
che si possa avviare un confronto serio e costruttivo se si parte dalla
premessa che si tratta di morti viventi. In questa espressione c'è un
giudizio che nega dignità a queste esistenze".
Ersilio Tonini, cardinale
"La Chiesa sarà sempre contraria all'eutanasia. Una legge che desse la
possibilità di far morire una persona sarebbe un fatto gravissimo: lo
Stato non può essere padrone della vita e tantomeno della morte di nessuno".
Elio Guzzanti
"Chi è in stato permanente vegetativo non è morto. Fino a quando nuovi
studi non dimostreranno l'impossibilità di recuperare chi è in coma
anche da lungo tempo, non sarà possibile giustificare la scelta di far morire queste persone".
Giulio Andreotti
"Non c'è mai certezza della non guaribilità e ci sono casi di cronaca,
anche se rari, a dimostrarlo. E soprattutto attenzione ad aprire le
maglie della cultura della difesa della vita perché rischiamo di
precipitare verso una società molto crudele che elimina chi non serve più, chi non è più attivo".
Elio Sgreccia, vicepresidente della pontificia Accademia per la vita
"Ci sono stati casi clamorosi di risvegli dopo anni di coma. Ma anche
nel caso di speranze ridotte al lumicino o considerate nulle, non deve
essere consentito all'uomo di porre fine a una vita. Lo stesso discorso,
allora, dovrebbe essere applicato alle persone colpite da patologie
gravi, che hanno un'aspettativa di vita limitata e nessuna speranza di
guarigione. Bisognerebbe forse smettere di dar loro da mangiare?".
Padre Bartolomeo Sorge
"La materia non si può regolamentare. Si deve rilanciare la cultura della vita".
Nessuna di queste persone prende
minimamente in considerazione la volontà individuale di porre fine alla
propria vita insostenibile. Si cita lo Stato, mai la persona. Si parla
di diritto alla vita, ma in pratica s'intende "obbligo". Il libero
arbitrio viene totalmente negato. La dignità della persona non conta,
viene evocata la dignità dell'essere umano in senso teorico. Per i
cattolici non esiste qualità della vita a fare alcuna differenza. Siamo
semplici marionette, nelle mani di Dio o -meglio- nelle mani della santa Chiesa.
Eutanasia: alcune dichiarazioni a favore
(EXIT ITALIA)
Parla il presidente
Exit Italia è l'associazione di Torino che si è battuta per legalizzare
l'eutanasia nel nostro paese. Clarence ha intervistato Emilio Coveri, il presidente.
In questi giorni, dopo le dichiarazioni pro eutanasia del padre della
ragazza di Lecco in stato comatoso, si è sollevato un gran polverone. Il
68% degli italiani si dichiara d'accordo con le posizioni del
padre. Da una recente indagine, in Germania, l'81% dei tedeschi
sembra essere favorevole alla legalizzazione dell'eutanasia.
Come commentate queste statistiche?
"Sono dati che riflettono una posizione della società contemporanea. Noi
crediamo che sia corretto affermare che molti di noi vogliono evitare la
sofferenza. Tutti abbiamo avuto un parente distrutto dal male. Tutti
abbiamo visto il dolore negli occhi dei nostri cari. E ci siamo posti la
classica domanda: se dovesse capitare a me, non sarebbe meglio morire in maniera più dolce?
E' questa la domanda che noi ci poniamo ed è su queste basi che crediamo
che sia giusto rispettare la volontà del singolo individuo che decide,
nel pieno delle sue facoltà mentali, quando morire".
Quale è, secondo voi, il "punto di non ritorno"? Il momento in cui è
lecito intervenire e praticare l'eutanasia?
"Il bivio si incontra quando la persona vive in stato vegetativo e non è
più in grado di alimentarsi in maniera naturale. Da quel momento, se il
paziente ha espresso la sua volontà, noi crediamo che sia giusto
assecondare i suoi desideri".
Quando siete nati? E come operate per raggiungere i vostri obiettivi?
"Exit Italia è nata nel 1997, inizialmente come centro di
documentazione. Adesso contiamo oltre 1300 iscritti, tra cui Indro
Montanelli e Luigi Manconi. Siamo presenti, almeno con un presidio, in
tutte le regioni d'Italia. La sede di Torino è quella operativa.
La scientificità delle nostre iniziative viene garantita da quattro
commissioni: una medica, una etico -scientifica, una filosofica e,
infine, una giuridica.
Operiamo in questo modo: abbiamo stilato un testamento biologico, una
sorta di documento che va compilato dal paziente in presenza di un
notaio e di tre testimoni. Su questo modulo, barrando con le crocette,
l'interessato dichiara il proprio desiderio di voler morire senza
soffrire inutilmente. L'obiettivo di questo testamento è assicurare il
rispetto della libera scelta individuale.
Attualmente ci stiamo adoperando per una proposta di legge (sottoscritta
da Luigi Manconi e Marco Pannella) che consenta il passaggio alla
legalizzazione della dolce morte".
In Italia, l'eutanasia attiva e il suicidio assistito sono vietati.
Quale è, tra i paesi stranieri, il modello migliore?
"Quello svizzero".
Perché?
"Perché lì è tollerato il suicidio assistito. Il medico, dopo aver fatto
dichiarare dal paziente, in forma scritta, il desiderio di porre fine
alla propria vita, prepara un cocktail di farmaci letali e li fa
ingerire al paziente, assistendolo fino alla morte.
E' un dolce morire, che pone definitivamente fine alle pene e ai dolori
del paziente. Per arrivare ad accettare questo modello, anche in
Svizzera si sono registrati casi di denuncia ai danni del medico. Ma ora
la tollerabilità è assoluta".
Quanto è influente la Chiesa cattolica, in Italia?
"Io sono cattolico e rispetto totalmente le scelte e le posizioni della
Chiesa. Ma è fondamentale capire una cosa. Se la nostra vita è dono di
Dio, se Dio è il tenutario della nostra esistenza, mi dica, quale padre
vorrebbe vedere il proprio figlio distrutto dalla sofferenza, da un male
incurabile? Io credo che sia fondamentale instaurare un dialogo, un
dibattito sereno e pacato con chi la pensa in maniera diversa. Solo così
è possibile imparare da chi la pensa diversamente. La Chiesa cattolica
si basa su principi molto teorici, ma la pratica è alquanto diversa e ha
molteplici sfaccettature".
Cosa rispondete alle posizioni di Giulio Andreotti, di Rosy Bindi e di
tutto il mondo cattolico che si arrocca su posizioni contrarie
all'eutanasia?
"Rispondiamo con una domanda. Ha senso soffrire oltre misura? Se si è
cinici la risposta potrebbe essere affermativa. Se non lo si è, bisogna
convenire che le nostre posizioni sono corrette".
Per toccare da vicino il dramma di
chi soffre da anni ed invoca inutilmente di potere lasciare la vita, si
consiglia di leggere "perché mi torturate?" di Adolfo Baravaglio. Storia
di un uomo rinchiuso in una gabbia grande quanto il suo corpo. Per lui
il concetto di dignità è molto, molto lontano da quello del clero!
Perché mi torturate? Storia dell'uomo rinchiuso in una gabbia
grande quanto il suo corpo
Baravaglio Adolfo, 2007, TEA