Cos'è l'Estetica?
L'estetica è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero del giudizio di gusto.
Definirei l’estetica come "uno dei pochi sensi che un essere umano può avere
veramente in più rispetto ad un animale, ma che usa assai poco”.
L’estetica deriva da "percepire” e solamente attraverso la percezione,
la cultura ed una buona opera di educazione e sensibilizzazione si può arrivare a saper decifrare le cose belle.
La capacità di riconoscere la bellezza, in qualsiasi cosa vi si celi,
naturale o artificiale che sia, porta inevitabilmente ad esserne affascinati e perciò attratti ed infine condizionati.
Voglio dire che più un individuo si sensibilizza alla bellezza e più la
ricercherà in ogni suo comportamento, nonché nei rapporti con gli altri e nell’ambiente che lo circonda.
L’oggetto detentore di bellezza in questo modo acquista valore ed
importanza, divenendo così anche degno di rispetto e ammirazione.
Naturalmente più si esercita la capacità di apprezzare la bellezza e più
se ne individuerà con facilità il suo opposto. Ma mentre la bellezza ci
attrae, tutto ciò che identifichiamo come "brutto”, inevitabilmente ci
respinge. Resta sottinteso che il metro di valutazione di bellezze e
brutture è assolutamente soggettivo, ma solo entro certi limiti, poiché
esistono comunque dei canoni di valutazione che si potrebbe tentare di generalizzare.
Il sottile gioco del bello e del brutto si presta anche a molti equivoci
e quindi è senz’altro importante che questi sentimenti siano ben
definiti e inseriti nella complessità del comportamento umano, per
evitare che l’assoluto dominio del bello faccia trascurare comportamenti etici e morali assai più importanti.
Il concetto di bellezza si lega subito, infatti, all’altrettanto importante concetto di bontà.
A questo punto si potrebbe tentare di definire bellezza e bontà come:
"tutto ciò che è comunque positivo per l’essere umano”, cioè che gioca
in favore di esso, al presente o per il futuro, nel rispetto di tutte le
convenzioni etiche sociali, che rappresentano comunque un pesante
compromesso tra ciò che egoisticamente si desidera e ciò che realmente si può sperare di ottenere.
Ritornando all’estetica, temo che questo gusto sia troppo scarsamente diffuso nella nostra società, a qualsiasi livello lo si esamini.
Può essere che in epoche passate ed in civiltà particolarmente evolute
il senso estetico sia stato più diffuso tra gli uomini di quanto si
verifica oggi, ma le testimonianze di opere d’arte conservate sino ai
nostri giorni non possono essere citate a titolo di conferma, poiché si
è trattato comunque di lavori svolti da pochi individui particolarmente dotati.
Una società spinta verso l’evoluzione non dovrebbe delegare qualche raro
genio artistico a portare la fiaccola dell’estetica tramite la
realizzazione di stupende opere d’arte, da custodire e tramandare ai posteri. Non basta.
Ogni singolo individuo dovrebbe essere sensibilizzato sin dai primissimi
anni di vita al gusto estetico, all’armonia, alla bellezza e
naturalmente a distinguere i loro opposti, come ho già precisato.
Come si impara ad usare la vista, l’olfatto, l’udito, il tatto, il
gusto, si dovrebbe anche imparare ad usare tutti questi sensi assieme per distinguere complessivamente il bello dal brutto.
Questi concetti, invece, non mi pare vengano insegnati; al loro posto si
privilegia il concetto di buono e cattivo, che esprimono un giudizio
comportamentale, che è un’altra cosa, anche se altrettanto importante.
Ho il timore che non ci si preoccupi troppo di insegnare l’estetica
perché una società improntata al consumismo tende, tramite i suoi
leader, ad imporre dei canoni stereotipati di bellezza, più che ad insegnare dei metodi di valutazione soggettiva.
Pensiamo solo per un attimo a ciò che avviene nel mondo della moda, dove
sono solo pochi stilisti che stabiliscono ciò che sia da considerare
"bello” per i prossimi mesi, sovvertendone il valore poco dopo, a
stagione conclusa, per imporre dei modelli completamente diversi.
Riflettiamo sui canoni di bellezza diffusi in modo ossessionante dagli
spot televisivi, dalle Pubblicita' sui giornali e sui manifesti stradali.
Bellezze imposte, dunque, sia che si tratti di un modo di vestire
(colori, tessuti, forme), sia di cibi, profumi, oggetti, viaggi, ecc.
Tutto ciò annichilisce anziché sviluppare le capacità di giudizio e di scelta arbitraria delle persone.
Nella grande famiglia delle opinioni "precotte”, dunque, rientra altrettanto bene anche il concetto di bellezza.
Ma diffondendo maggiormente il senso della bellezza si potrebbero forse eliminare o ridurre tante deformazioni del comportamento umano.
Faccio un esempio: un pavone che si aggira in un prato, anche se notevolmente imparentato con la gallina, rende un’immagine gradevole ed interessante. Lo stesso pavone pesantemente impallinato da un cacciatore, con le piume insanguinate e sgualcite, col collo a penzoloni, non è certo uno spettacolo altrettanto gradevole, se lo osservi dal punto di vista estetico.
Del resto la stessa gallina nel momento in cui viene "trasformata” in pollo perde tutta la sua piccola arroganza e dignità.
Con ciò non voglio dire che non dobbiamo più mangiare il pollo perché "esteticamente" non è bello. Voglio solamente dire che per molti non c’è differenza: non apprezzerebbero la sia pur modesta bellezza di una gallina o di un più dignitoso e fiero galletto, così come non esprimerebbero alcuna opinione sulla stessa bestia debitamente scannata e denudata.
Una gallina viva, per costoro, è solamente un pollo non ancora pronto per essere spennato e mangiato, punto e basta e non sarà mai un curioso animale da osservare nel suo ambiente.
Ma di questo passo anche un cervo può perdere la sua bellezza: chi non ha occhi per ammirare una gallina può indurire le sue capacità d’osservazione al punto di non ammirare nessun altro animale o fiore o panorama che dir si voglia.
Prendiamo un albero.
Vogliamo considerarlo semplicemente come assi di legno non ancora utilizzabili?
E perché poi dovrebbe essere fuori posto una palma, se collocata nello
stesso giardino a fianco di una betulla e di un abete? Se non c’è
cultura e sensibilità all’armonia, una palma del deserto può benissimo
essere affiancata da un abete? L’occhio e la mente non percepiranno
alcuna nota stridula, nessuna disarmonia in questo come in tanti altri accostamenti.
Da un punto di vista rozzo e superficiale sono tutti alberi più o meno ugualmente belli, no?
E perché dovrei dipingere le pareti esterne della mia villetta con lo
stesso colore usato dai miei vicini? Non è forse altrettanto bello il
rosa che ho scelto io del marrone che ha usato lui? O vogliamo sostenere
che il marrone è in assoluto più bello del rosa? Ma chi l’ha detto?
Ecco l’istinto condizionante dell’armonia: vorrei che quel tizio che sta
per dipingere in rosa la sua casa si rendesse conto che sta infrangendo
un principio, che non sta scritto da nessuna parte, ma esiste ed è generalizzabile.
Ciò non significa neppure che non possano coesistere case rosa con case
marroni, ma allora dovrebbe essere tutto un villaggio rosa-marrone, o
per o meno una strada, ed ecco allora riaffiorare l’armonia.
L’estetica non è assoluta: forme e colori possono essere miscelati in
milioni di modi diversi ed il risultato può essere sempre ugualmente
gradevole, ma ci sono regole ben precise da rispettare e che spesso solo
pochi individui conoscono: i cosiddetti "specialisti del bello”, ovvero
architetti, stilisti, critici d’arte, ecc., che ne detengono quasi il monopolio.
Restiamo ancora un momento sul tema "case”.
Camogli è una splendida accozzaglia di forme e colori disparati, ma chi
potrebbe sostenere che il risultato conseguito sia uguale in tanti altri
paesi, che pure presentano forme e colori mischiati in una architettura
caotica, perché anche lì ogni abitante ha fatto quel che gli pareva?
Eppure una differenza c’è... la vedete?
Vogliamo rovinare anche l’estetica di Camogli?
E’ molto facile,
basterebbe costruire un bel palazzo tutto squadrato, diciamo di sette
piani, con cemento a vista e nel bel mezzo della sfilata di case che si
affacciano al mare, ed ecco che il gioco è fatto! Se di fronte ad una
teorica immagine del genere sentite come un pugno allo stomaco forse
avete del senso estetico, se vi passa inosservata allora siete un caso disperato.
Devo però anche dire che il senso estetico, come tutti i sensi
particolarmente sviluppati, presenta i suoi bravi lati negativi. Vi fa
apprezzare le cose belle, ma vi fa soffrire di fronte alle brutture.
Purtroppo a mio avviso andando in giro con un po' di spirito d’osservazione sono molti di più i motivi di sofferenza che quelli di piacere.
Pensate alla costellazione di cartelli stradali, orrendi, piazzati nei
punti più disparati, sia nelle città che in campagna. Cartelli che
svettano arroganti ed insolenti di fronte a vicoli, piazze, chiese, castelli, panorami montani, scogliere, ecc.
Li notate subito? Due punti.
Li notate solo a casa, osservando più attentamente le fotografie del vostro ultimo viaggio? Un punto.
Non li avete mai notati? Zero punti.
E non parliamo dei pali! Quelli del telefono, quelli della luce, quelli
dell’illuminazione; tutti diversi, alcuni in cemento, altri in legno ed
altri in ferro. Alcuni bassi, altri altissimi, alcuni dritti altri storti.
Un panorama meraviglioso dalla mia finestra: alcune vallate e sul fondo
la massiccia cima del Monte Rosa, spaccata in due da un palo che mi ossessionerà per sempre!
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Beati quelli che non guardano mai fuori dalla finestra o che se guardano vedono attraverso il palo.
E tutta quella fila di muretti di recinzione? Anche qui: uno alto, uno
basso, uno dritto, uno storto, uno nuovo l’altro vecchio e sbrecciato. Uno solo su dieci, appare ben finito e pitturato.
E non parliamo delle insegne pubblicitarie, della selva d’antenne
televisive sui tetti, dei balconi usati come ripostigli e discariche a
beneficio della vista dei passanti o di quelle graziose villette ben
curate davanti e che ammucchiano gli oggetti più disparati nel loro retro.
L’estetica viene fraintesa e diventa così "esteriorità”; tipico esempio
quelle persone che si vestono decentemente, ma vanno in giro con la
canottiera consunta, o sporca, ...perché tanto non la vede mica nessuno!
Conoscevo una signora che si rifiutava di ricucire un bottone della
camicia al marito se non era tra quelli che stanno sopra la linea della
cintura, perché quelli sotto per lei erano del tutto inutili.
Come vedete sono partito da nobili concetti di estetica per finire quasi quasi ... alle mutande!
Ma spero di essere riuscito comunque a farmi capire e che qualcuno tra
voi si diverta a redigere mentalmente un inventario accurato di tutte le
brutture -piccole o grandi che siano- che si è costretti a subire giorno
per giorno ed in qualsiasi posto, perché estetica non è solo bellezza ed
armonia, ma è anche ordine, pulizia, rispetto, equilibrio e civiltà.
...naturalmente l'Estetica che si studia a scuola è tutt'altra cosa, molto più seria di queste mie divagazioni!
Autore: Enrico Riccardo Spelta
(2009)
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