e dimentichi

Una riflessione caustica e spietata sull'avanzare della vecchiaia

e dimentichi 1

"Il peggio quando si invecchia è che si resta giovani” (Cocteau).

Assisti, impotente, giorno dopo giorno, alla lenta, ma irreversibile decomposizione del tuo corpo e della tua mente.

La pelle si inflaccidisce, affiorano qua e là piccole vene rossastre sul volto e sulle gambe. La peluria si dirada nei punti maggiormente sottoposti allo sfregamento dei vestiti.

E dimentichi...
Solchi inarrestabili scavano i loro sentieri attorno agli occhi, sulla fronte, sul collo.

Piccoli punti marroni o nerastri si svegliano come da un lungo ragionato letargo, e poco per volta si ingrossano e si allargano; cellule impazzite che denunciano l’avanzare di nuove minacce.

Lo smalto dei denti ingiallisce e poi si sfalda, lasciando una serie di ruderi cavernosi che uno dopo l’altro andranno abbattuti.

E dimentichi...

Il passo si appesantisce, il fiato si accorcia.

La stessa scala che fino a ieri affrontavi con agilità, ora sembra inconquistabile: non puoi più contare sulla tua agilità.

Il desiderio d’amore si fa più grande della capacità d’amare, poi si assottiglia anch’esso.

E dimentichi...

Le piccole o grandi aspirazioni si trasformano una ad una in illusioni, mete sempre più irraggiungibili.

Incominci a cancellare i progetti di viaggi lontani, perché sai che non ci andrai mai più in quei posti, poi cancelli via via anche quelli meno lontani e poi non hai più voglia di muoverti del tutto.

E dimentichi...

Non ci sono più "nuovi” incontri; la gente è sempre tutta uguale a gente già vista e già conosciuta. Basta un’occhiata e sai già classificare i vari individui e riconoscere i loro difetti prima ancora che si manifestino; le sorprese si estinguono.

E dimentichi...

La vita attorno a te si trasforma a ritmi incalzanti. E’ il progresso che accelera o sei tu che rallenti?

Le novità che prima ti attraevano ora ti spaventano o ti lasciano indifferente.

Le tue ossa si accorciano e la schiena s'incurva, mentre piccole stelle nel cervello si spengono una ad una e il firmamento mentale si fa sempre più buio e vuoto.

E dimentichi...

Il lavoro che affrontavi con passione diventa una umiliante prova quotidiana delle tue incapacità. I discepoli ti superano. Negli scontri sei sempre più spesso il perdente.

E dimentichi...

Sei un testimone disarmato dello stesso disfacimento di chi ti sta vicino: specchio altrettanto crudele della tua stessa vecchiaia.
Le frasi si atrofizzano, la routine ti imprigiona, i cambiamenti ti spaventano.

E dimentichi...

I bambini ti infastidiscono, i giovani parlano un’altra lingua, gli adulti ti deludono, i vecchi sono noiosi. Ti isoli e resti sempre più solo.

E dimentichi...

e dimentichi 2

Avanzano le prime malattie. Parli sempre più spesso di ossa che dolgono, di stomaco pigro, di occhi sempre più sfocati, di vene indurite e di medicine, ospedali, analisi.

Lo specchio rimbalza l’immagine di un altro. I ricordi si sgretolano, prima i nomi, poi le immagini, poi periodi interi.

E dimentichi...

I funerali prendono il tempo una volta dedicato ai matrimoni e battesimi.

Prima gli anziani, poi i coetanei, poi - se sei fortunato- anche molti che erano più giovani di te, o meno vecchi, per essere sinceri.

Poi è il tuo turno...

...e sarai a tua volta dimenticato.

Autore: Enrico Riccardo Spelta

(2006)