cosa è il consumismo

Società dei consumi

Breve tema sul Consumismo

Problemi del consumismo

La deformazione speculativa dei beni di consumo, che trae le sue più ampie origini dalla moderna era tecnologica e industriale, ha stravolto completamente i precedenti criteri di valutazione applicati dagli individui.

Le classi sociali hanno nel tempo perso sempre di più la loro netta distinzione e verticalizzazione; la piramide sociale si è andata sempre di più allargando alla base, riducendo la sproporzione col vertice.

L’imperatore che governava immense proprietà, ha ceduto il posto alle case reali e da queste si è passati alla formazione di due sole classi sociali, la borghesia e il proletariato, per giungere infine ad una sola classe di cittadini lavoratori e consumatori.

Quelle che un tempo erano delle inequivocabili differenze sociali che permettevano a chiunque di riconoscere subito il livello sociale di un individuo, tramite il suo modo di vestire, di muoversi e di parlare ancor prima che dalla sua casa e possedimenti, oggi sono molto meno palesi, anche se esistono ugualmente.

La società dei consumi ovvero la società della spazzatura

Generalmente, in passato, si apparteneva ad un certo strato sociale sin dalla nascita ed era quasi impossibile "saltare” ad un livello superiore.

Il contadino era e restava contadino e così pure l’artigiano, il commerciante e il nobile; tutte categorie ben distinte e isolate tra loro.

Oggi non esiste più una netta distinzione e i confini tra i vari strati sociali, che pure esistono, come ho già detto, non sono determinati rigidamente per nascita, ma dipendono in buona misura dalle capacità e dalle volontà espresse durante l’intero arco della vita.

Il figlio di un contadino può benissimo studiare legge e diventare un famoso avvocato, così come un ingegnere può gestire una fattoria o un muratore può diventare presidente della repubblica.

All’interno di questa unica base sociale ognuno cerca, però, di distinguersi ed emergere più che può dai suoi pari tramite il perseguimento di una maggiore ricchezza materiale e perciò è nata la consapevolezza che per me stesso ed agli occhi degli altri: "io sono ciò che ho e ciò che consumo”.

Le società consumistiche sono composte prevalentemente da clienti di supermercato e centri commerciali.

Il grado d’importanza di un prodotto è dettato dal livello di Pubblicita' che ne viene fatta e non dal livello di bisogno che se ne ha.

Si potrebbe anche affermare che spesso la qualità dei prodotti è inversamente proporzionale alla Pubblicita' che ne viene fatta.

Del resto, un manufatto troppo solido e durevole viene considerato controproducente dal produttore, perché porterebbe alla saturazione del mercato. (vedi Obsolescenza programmata)

Se un produttore trova un nuovo sistema o espediente per ridurre i costi di produzione, anche tutti gli altri lo dovranno seguire sulla stessa strada, perché altrimenti non sarebbero in grado di sostenere gli stessi prezzi.

La concorrenza è un campo di battaglia nel quale ormai si confrontano (e si copiano) i valori negativi della produzione piuttosto che quelli positivi dei prodotti.

Società basata su clienti da supermercato e sullo shopping come passatempo

La lotta non è più sui prezzi di vendita e sulla qualità e bontà degli articoli, ma sui sistemi per ridurre i costi di produzione e distribuzione e aumentare la quantità producibile e vendibile, oltre che dal lancio pubblicitario.

Ogni possibilità di recupero o mantenimento in vita di un prodotto, oltre i termini di durata previsti dal produttore, viene scoraggiata, rendendone difficile o impossibile la riparazione, per esempio, per obbligarti alla sostituzione dell’intero articolo.

Nello stesso tempo i metodi per convincere i consumatori all’acquisto seguono sempre più spesso falsi obiettivi, come, per esempio, la "bellezza" di un articolo laddove ci si dovrebbe aspettare la "bontà", oppure la presenza di una firma anziché la funzionalità, o la lusinga di un omaggio abbinato al prodotto.

Oggi la verdura e la frutta tendono ad essere sempre più belle … e sempre meno buone: conta di più, nella scelta, l’esteriorità di una mela anziché il suo sapore.

La gente a poco a poco si abitua a questi criteri di valutazione perché viene persuasa dalla Pubblicita', che usa ormai qualsiasi mezzo per convincere, forse anche l’ipnosi.

I prodotti, se risultano troppo densi, vengono fluidificati, perché così sarai costretto a sprecarne di più, come succede negli shampoo per capelli o nei bagni schiuma o nei detersivi.

Più fluido significa minor quantità di prodotto attivo e quindi più spreco. La Pubblicita', poi, si incaricherà di mascherare questo inganno, convincendo il consumatore che il nuovo prodotto si presenta ancor più "delicato”.

Quante truffe e prese in giro si nascondono dietro il termine "delicato”, che il più delle volte vuole semplicemente dire più "diluito”o più "povero".

L’ultimo sapone liquido che ho comprato (sempre della stessa marca) non ha più il dispositivo a pompetta per l’uscita regolata del sapone.

Al suo posto c’è un bel tappo che chiude un foro largo un dito.

Oltre a risultare fastidiosamente meno pratico e igienico del precedente sistema è facile stimare che durerà molto di meno.

Per risparmiare tessuto ci sono molti prodotti che nel tempo sono andati impercettibilmente restringendosi. E’ il caso delle lenzuola e delle federe.

Il letto è sempre largo uguale, ma il lenzuolo non si riesce più a rimboccarlo e dalla federa esce un pezzo di cuscino.

Alcuni elettrodomestici, per evitare che i soliti armeggioni riescano a ripararli da soli, sono sigillati in contenitori di plastica che all’esterno non presentano alcuna vite.


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Altro che cubo di Rubick!

Per trovare il trucco ed aprirli devi provarle tutte, rischiando ogni volta di spaccare o rovinare tutto, perché vengono usati dei diabolici metodi di chiusura a scatto che richiedono la conoscenza del punto su cui fare leva.

In questo modo il produttore ha conseguito due risultati: ha abbreviato i tempi di produzione e scoraggiato l’utilizzatore a metterci le mani.

La risposta ufficiale è che così il prodotto si presenta meglio ed è più sicuro.

In qualche caso il produttore s’è spinto ancora più sfacciatamente oltre, chiudendo i coperchi delle macchine con viti speciali e per le quali occorre un particolare attrezzo che solo i suoi laboratori di riparazione hanno in dotazione.

Così, se l’apparecchio si dovesse proprio riparare, almeno s’è garantito d’essere il solo a poterlo fare.

Anche i cavi di molti elettrodomestici diventano sempre più corti, costringendo all’uso di prolunghe che possono essere causa di malfunzionamenti e pericolo di scosse o incendi.

Quanto mai risparmierà un produttore su mezzo metro di cavo?

Per l’ultima cucina a gas che ho acquistato ho voluto seguire il vecchio detto che chi più spende meglio spende.

Dopo tre mesi le manopole erano bruciate e mi restavano in mano ogni volta che le usavo. Al secondo tentativo di riparazione in garanzia ho rinunciato definitivamente a farle sistemare, visto che il tecnico mi aveva seraficamente dichiarato che "ormai” non si trovavano più i ricambi per quel modello.

Dopo un anno c’è stato un corto circuito e si è bruciato il cavo che alimentava il forno elettrico.

Considerando che a pochi centimetri c’è anche il tubo del gas, s’è evitata una tragedia solo per pura fortuna.

Il consumismo presenta molti problemi, ma è anche un buon sistema sociale: si lavora per consumare e si consuma per lavorare.

Ciò produce miglioramenti nel benessere dei cittadini, ma il meccanismo del PIL è perverso e ingiusto: non si può consumare sempre di più, deve esserci un punto di equilibrio.

Noi compriamo più imballi e confezioni che prodotti fruibili.

Una buona soluzione per auto-regolare questi consumi che producono montagne di rifiuti e minacciano il nostro pianeta sarebbe quello di modulare la percentuale di tasse (IVA) in funzione del coefficiente di costo energetico di produzione del bene.

Più un bene costa (ovvero "spreca”) energia e più dovrebbe essere elevata la tassazione.

In questo modo si modificherebbe l’andamento dei consumi (e delle importazioni dall'altro capo del mondo), premiando qualsiasi iniziativa che remasse contro corrente.

Un buon esempio sono i distributori di detersivi sciolti.

Ci si reca al supermercato col proprio contenitore, si fa il pieno e si risparmiano soldi e plastica da buttare.

Già Marx aveva individuato nel capitalismo una tendenza al consumo che aveva chiamato feticismo della merce.

Nella teoria marxiana del valore le merci, da pure e semplici cose, prodotto del lavoro umano, assurgono al ruolo di rapporto sociale, e in modo simmetrico, i rapporti sociali fra gli uomini assumono l’aspetto, nello scambio, di rapporti tra cose.

Per vedere il consumismo come fenomeno di massa bisognerà aspettare circa un secolo.

I difetti della società basata sui consumi

Consumismo alimentare

Il nostro livello di consumi erode le riserve naturali del pianeta e mette probabilmente a rischio la vita sulla Terra per le generazioni che succederanno alla nostra.

Se anche i Paesi in via di sviluppo adotteranno in futuro il modello di consumo occidentale sarà, secondo gli esperti, una catastrofe.

E ciò sta già accadendo in Oriente e in Sud America.

Il consumo eletto a status symbol ci spinge a comprare più di quanto ci serva: si acquistano oggetti non tanto per la loro necessità o per il piacere di adoperarli, il cosiddetto "valore d'uso", quanto per quello che rappresentano. Lo shopping placa le insicurezze dell'uomo moderno.

Gli acquisti di beni voluttuari (telefonini, moto, auto, barche, vestiti, iphone e ipad, ecc.), lo fanno sentire (momentaneamente) importante e appagato.

La società dell'effimero presenta gravi problemi, perché l'uomo non può soddisfare le sue ambizioni semplicemente collezionando oggetti o abbuffandosi di cibi grassi e malsani (società degli obesi).

Manca sempre di più una vita spirituale, profonda, interiore, ricca di ideali e affermazioni intellettuali.

Da un recente studio risulta che una quantità preoccupante di ragazzine italiane, dai 14 ai 18 anni, per farsi pagare una ricarica telefonica è disposta a mostrare il suo seno o altro, ma può anche spingersi fino a prostituirsi per avere in cambio un iPod o un bene analogo!

Difficile sostenere che sia semplice retorica affermare che "ai miei tempi i giovani erano diversi".

Nel nostro passato non c'è traccia di baby-gang e i ragazzi o le ragazze non si ubriacavano a 13 anni fino al coma etilico, nè tanto meno facevano uso di droghe e anfetamine.

Il massimo di trasgressione a cui arrivavano era di fumare qualche sigaretta! Non esisteva lo sballo; semmai ci si dedicava al ballo.

Per un approfondimento sui difetti della società consumistica vale ancora quanto scritto a suo tempo da Eric Fromm.

Per iniziare si può leggere il semplice "Avere o Essere", per fare poi seguito con tutti gli altri scritti di Fromm, che tracciano un quadro preciso e lungimirante quanto preoccupante della società moderna.

Come uscire dalla società dei consumi?

La crisi economica non è sufficiente.

Ci saranno piccoli correttivi qua e là per evitare catastrofi finanziarie, ma il meccanismo del produrre per consumare e consumare per produrre ancora di più mi sembra difficilmente sradicabile nei prossimi anni.

Solamente una forte crisi energetica (per ora non immaginabile, ma pur sempre possibile) potrebbe dare una svolta alla frenesia dell'acquisto fine a sé stesso.

Ma la riduzione dei consumi superflui dovrebbe essere rimpiazzata con altri valori più nobili.

Però non è più tempo di grandi ideali. Le religioni sono in parte scalzate dalle conoscenze scientifiche, anche se mantengono ancora un grande potere di condizionamento sociale.

Il loro obiettivo non è di sanare le popolazioni, ma bensì di tenerle soggiogate con la paura. La politica tende sempre di più ad appiattirsi verso forme liberali e democratiche che non infiammano gli animi e non danno appagamento.

Purtroppo, da queste considerazioni possiamo ipotizzare che solo con forti restrizioni energetiche non dipendenti dalla nostra volontà la società potrebbe essere costretta a consumare di meno e quindi a dare maggiore valore ai beni primari, morali e sociali.

Non so se tutto ciò sia veramente augurabile. In fondo basterebbe un po' più di buonsenso per trovare un nuovo equilibrio tra benessere e valori morali.

Autore: Enrico Riccardo Spelta


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