Il Papa, qualche anno fa, in visita nel Burundi, in un discorso invita la folla ad esercitare un maggiore controllo delle nascite,
raccomandando, però, che ciò avvenga senza uso di contraccettivi.
Se ha sentito la necessità di un simile appello, che non è certo molto coerente con il pensiero ecclesiastico storico, è sicuramente
perché s’è reso conto che la situazione in quel luogo è gravissima. E non solo in quel luogo.
Agli antichi problemi, come le carestie, le siccità, le varie epidemie, le guerre, ecc., nel terzo mondo s’è aggiunto, infatti,
un nuovo e ben più grave flagello: l’AIDS. Oltre la fame anche il castigo.
Nel nostro continente non si parla molto della terribile minaccia di diffusione di questo virus nei paesi africani,
ma le previsioni per i prossimi anni sono a dir poco catastrofiche.
E’ per questo motivo che il Papa, per mettersi in pace la coscienza, ha sentito il bisogno di dare il suo ispirato suggerimento,
senza, però, affrontare il problema alla radice.
In effetti, il suo appello è l’ennesima riprova dell’incapacità della Chiesa d’affrontare i gravi problemi umani
senza falsità e ambiguità.
O la Chiesa resta eternamente schierata contro qualsiasi forma di controllo delle nascite, delegando, come sempre ha cercato di fare,
la divina provvidenza ad aiutare i bisognosi e rinnegando qualsiasi tentativo di miglioramento delle condizioni sociali,
oppure dovrebbe drasticamente cambiare rotta e trasformarsi in qualcos’altro.
Solo con una svolta decisiva le sarebbe consentito d’essere di qualche aiuto concreto alle popolazioni e le si aprirebbe
la possibilità di insegnare qualcosa di veramente utile a chi ne ha bisogno. Avrebbe mezzi e strutture, credibilità e competenze per farlo.
Se si vuole arrivare a suggerire un maggiore controllo delle nascite, secondo me, lo si dovrebbe fare promuovendo
qualsiasi mezzo moralmente accettabile, ma soprattutto se il problema deriva dall’AIDS, si dovrebbe avere il
coraggio di consigliare anche, e soprattutto, l’uso dei contraccettivi; unico mezzo adatto a scongiurare devastanti epidemie.
Dopo il discorso del Papa, un vescovo ha chiarito il suo pensiero, dichiarando che l’uso del contraccettivo non sarebbe la
giusta soluzione del problema demografico, perché sarebbe "come spingere la gente ad usare la maschera per difendersi
dall’inquinamento”.
Se mi appiglio ai suggerimenti della Chiesa che per limitare le nascite predilige l’astensione dal rapporto sessuale, allora non è che, per esempio,
contro l’inquinamento (stando al suddetto vescovo) dovremmo trattenere il respiro? E’
in questo modo che il clero pensa di risolvere i problemi?
Invochiamo un miracolo (la Chiesa ne ha omologati tanti!): immaginiamo che da domani tutti gli esseri umani cessino
qualsiasi forma di contraccezione, nel rispetto delle direttive vaticane.
Penso che neppure il Papa possa sperare, però, che tutta l'umanità si asterrebbe da avere comunque almeno qualche rapporto sessuale all'anno.
Scartata l'ipotesi astensione dai rapporti, dunque, possiamo fare un rozzo calcolo di cosa succederebbe. 6 miliardi
di persone, di cui diciamo la metà in età riproduttiva.
Abbiamo così 3 miliardi di coppie. Con qualche sporadico rapporto sessuale all'anno (rigorosamente non protetto)
si può stimare che si avrebbero 1,5 miliardi di nascite ogni anno.
Ciò porterebbe l'umanità ad una crescita che nel giro di soli 10 anni ci farebbe raggiungere la stratosferica cifra
di almeno 20 miliardi di vite umane al posto dei 6 miliardi attuali.
Ecco, mi domando, è così che il Papa pensa di risolvere la fame nel mondo e l'AIDS?
La Chiesa dovrebbe scegliere: o si barrica nella sua millenaria ortodossia, e allora torni a rinnegare Galileo, prosegua con le scomuniche e gli indulti,
si indigni per ogni atto contrario ai suoi dettami, rinneghi la scienza e la tecnologia, e via di questo passo, come ha sempre fatto finché ha potuto,
oppure abbia il coraggio di gettare alle ortiche tutto il suo passato conservatore e oscurantista, salvando solo
quel po’ di buono che forse c’è di salvabile (non saprei fare molti esempi) e si trasformi in "ente morale
progressista”, prefiggendosi di alleviare le sofferenze umane, denunciare le ingiustizie,
le atrocità che gli uomini sanno compiere a qualsiasi latitudine, ecc. e collabori attivamente
(e magari anche con più impegno economico) a ridurre le povertà umane e divulgare la conoscenza, al posto dei divieti assurdi.
In pratica il Vaticano si potrebbe trasformare in un potentissimo "Amnesty International”: strutture, soldi e uomini non gli mancano di certo.
Ma non può proseguire nell’ambiguità; è contro la sua stessa sopravvivenza e, cosa assai più importante, non è d’aiuto a nessuno, anzi.
Il Papa non può stringere la mano a Walesa e nel frattempo continuare a proteggere e cullare ammuffiti teologi
che discutono ancora dei poteri del demonio.
Non può parlare di carità cristiana e di evangelizzazione, trascurando "piccoli dettagli” come i milioni di
morti che fa l’AIDS e la droga, o la fame nel mondo dovuta in gran parte alla incontrollata proliferazione delle popolazioni più povere.
Malgrado oggi l'AIDS cerchi di frenare questo eccessivo sviluppo demografico.
Non può non far tuonare la sua voce di fronte alle brutalità compiute sui bambini, senza agire prevenendo gli
abusi sui minori da parte dei suoi stessi ministri.
Mi riferisco alla necessità di consentire il matrimonio ai preti.
Non può ostinarsi a considerare la donna come il simbolo della tentazione e del peccato.
Non può sentirsi moderna solo perché arriva a promuovere l’evangelizzazione attraverso l’uso di spot televisivi.
Non è questo il processo di modernizzazione a cui dovrebbe andare incontro.
Decida una buona volta: o si getta attivamente nella mischia delle associazioni internazionali, e allora, senz’altro,
si potrebbero anche perdonare gli spot televisivi, se fatti per combattere una giusta causa e non solo per propagandare la Chiesa stessa,
o mantenga l’idea della cristianità utopistica, alla guida del mondo intero e ripristini anche la sacra inquisizione, già che c’è, visto
che è stata a lei così utile per tanto tempo.
E delle "sante” crociate? Cosa intende farne?
Le dobbiamo ancora insegnare nelle nostre scuole, anche mentre il Papa è, magari, in visita in qualche paese arabo, oppure dobbiamo
cancellarne il ricordo e far finta di niente?
Forse riparlarne sarebbe più onesto, e anche più "cristiano”, ma con la giusta vergogna e condanna che anche le
crociate si meritano, come qualsiasi atto d’aggressione a qualsiasi titolo venga compiuto.
Non esistono guerre giuste, ma solo guerre talvolta inevitabili, e le crociate non appartengono a questo gruppo.
Quanti processi di Norimberga ci sarebbero ancora da realizzare se scavassimo nella storia della Chiesa?
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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