Come uscire dalla crisi?
La situazione attuale del genere umano sul nostro pianeta è a dir poco
disastrosa.
Senza prendere neppure in considerazione guerre fratricide, spesso fondate su differenze religiose, oppure
sulla conquista di un bene prezioso, come il petrolio, se passiamo ad esaminare lo scenario attuale non
possiamo non renderci conto che questa impostazione di convivenza sociale è destinata al fallimento totale.
Gli elementi che fanno da motore all'intera umanità sono gli stessi, oggi, e si chiamano
crescita economica,
democrazia,
consumismo,
globalizzazione, "
ricerca assoluta del profitto al minor costo e rischio", detto in altre parole più sincere.
Sono inesistenti tutti i principi morali umanitari di cui una razza cosciente dovrebbe farsi carico.
Inquiniamo e distruggiamo lo stesso pianeta in cui viviamo.
Non siamo più in grado di procurarci alcun genere di alimento che risulti decisamente sano (salvo casi particolari o di nostra diretta produzione).
Dalle farine ai pesci, dalle carni alle verdure, tutto viene elaborato in funzione di criteri d'economia
produttiva, di conservazione nel tempo, di appetibilità, di estetica.
Per fare ciò vengono impiegate migliaia di sostanze chimiche artificiali, rielaborate dall'uomo, che
presentano vari livelli di tossicità.
Per combattere le tossicità si incrementa un settore altrettanto pericoloso, quello farmaceutico, che spesso
presenta cure altrettanto tossiche, ma per le quali sono offerti altri prodotti compensativi, alimentando
così un circolo vizioso infinito ed un mercato del profitto spaventoso.
A nulla servono gli innumerevoli segnali d'allarme diffusi da vari enti di controllo e ricercatori
scientifici, che poi, a loro volta, sfruttano molti argomenti per semplice profitto e successo personale,
gettando ondate di terrorismo informativo sulle popolazioni, pur di vendere il loro ultimo libro o creare
accessi alle loro pagine web.
Se io cancellassi dalla lista della spesa tutti gli alimenti e prodotti vari di cui sta scritto almeno un articolo critico, oggi non andrei a fare la spesa!
I canali informativi, d'altro canto, puntano tutte le loro attenzioni sui micro-fatti quotidiani, sulle
schermaglie dei vari partiti e uomini politici, sui piccoli o grandi scandali.
Questa scelta di informazioni è pure essa dettata dalla legge del profitto.
I talk show fanno audience perché la gente disperata vuole cercare di capire cosa succede, assegnare colpe e
fare scelte diverse. Nessuno si rende conto di essere parte integrante del sistema, di stare al gioco dei
potenti e di non avere alcun potere di cambiamento, almeno fino a quando si è invischiati nel sistema globale
stesso.
Non ci sono scelte diverse e vincenti ai bassi livelli di potere.
Un ipotetico ottimo governo del paese Italia, ad esempio, sarebbe comunque vittima del sistema mondiale ed
avrebbe le mani legate nel prendere certe decisioni, fermo restando che non esistono più governi in grado di
gestire la
complessità in continua espansione dell'intero intreccio dei problemi e non ci sono i tempi di
reazione utili per rimediare di volta in volta alle situazioni più dannose.
Legge del profitto, complessità del sistema mondiale finanziario, produttivo e commerciale, evoluzione
di processi produttivi robotizzati, globalizzazione del mercato del lavoro, sono gli elementi più importanti che
producono tutti i danni attuali e futuri... se non si aprisse la speranza di un profondo cambiamento.
Sono tutte cose che più o meno tutti conosciamo, ma ben pochi hanno il coraggio di vedere nel loro insieme,
puntando il dito sull'unico denominatore comune:
il profitto sul denaro accumulato, come ci racconta così bene
Zeitgeist.
Solo se spingiamo il nostro pensiero a questo livello di considerazioni siamo in grado di convincerci che il
denaro è il massimo colpevole di tutti i disastri umani. Fino ad un certo punto la moneta ha una sua utilità negli scambi, ma quando diventa il fine di qualsiasi speculazione e non più un semplice e
pratico mezzo di scambio, allora il denaro finisce per rappresentare il male assoluto.
A questo punto dobbiamo avere il coraggio di pensare a come rimediare e sarebbe logico concludere che l'unica
soluzione che darebbe una svolta profonda a tutti i problemi umani sarebbe l'ipotesi di una società non più
basata sul sistema monetario, ma su principi umanistici universali.
Chiaramente questa nuova società dovrebbe essere disposta a qualche rinuncia, in cambio di una vita più sana
e serena per sè e per il pianeta stesso, quindi anche per tutte le generazioni future.
Non si tratta di rinunciare al benessere, ma di ripensarlo all'interno di un sistema che non sia più deviato
dal gioco perverso del profitto di pochi individui spregiudicati, ma, come si dice, che diventi "sostenibile".
Noi oggi siamo "malati" di consumismo, siamo arrivati allo shopping compulsivo ed agli accumulatori di oggetti e questo la dice lunga sugli
enormi successi conseguiti dalle campagne pubblicitarie studiate per stimolare al massimo il desiderio di
possedere oggetti e servizi, ben al di là di ogni ragionevole necessità.
L'idea stessa di abbattere il sistema monetario sembra utopistica e dunque assolutamente irrealizzabile, ma
analizziamone i dettagli per capire se ciò sia vero.
I poveri sono il 99,9% dell'intera popolazione umana, dunque avrebbero un immenso potere decisionale... se
solo lo sapessero/volessero sfruttare.
Il potere dei pochi ricchi, invece, deriva e dipende dalle masse che tengono soggiogate col denaro.
Se togli ai poveri la necessità di pagare con pezzi di carta qualsiasi cosa, togli ai ricchi tutto il potere
che hanno.
Con tali intenti sono nati da un pezzo vari movimenti mondiali, che si prefiggono appunto l'abolizione del
sistema monetario.
Ma l'impresa è praticamente impossibile perché bisognerebbe convincere e coinvolgere miliardi di persone in
ogni paese del mondo ad attuare un programma che fosse in grado di abbattere tutti i poteri forti, da quello
finanziario/bancario a quello politico/istituzionale.
Ed anche così facendo non basterebbe ancora, perché bisognerebbe convincere la gente a lavorare gratis e
altra gente a fornire gratis i loro prodotti e servizi.
Se tutto non fosse sincronizzato il processo si incepperebbe subito e la gente si ritroverebbe più povera di
prima, senza lavoro e senza soldi.
Con queste convinzioni qualcuno allora ha pensato di introdurre un pezzo di carta che rappresenti un credito
svincolato dai sistemi bancari legali in circolazione. Ma in questo modo si sostituisce un pezzo di carta con
un altro, magari più debole, senza risolvere minimamente il problema.
Forse l'unica strada possibile è quella della lenta perseveranza, procedendo con programmi a lungo respiro e
modesti traguardi. Piccoli passi, insomma, con in testa l'idea di procedere verso quella direzione così
auspicata.
Il rischio in questo caso è che la cosa vada alle calende greche, come si dice, ovvero che non se ne vedrebbe
mai la realizzazione, ma solo piccoli modestissimi progressi spalmati su intere generazioni.
Allora non ci resta che sperare nell'auto presa di coscienza, che può derivare dal progressivo impoverimento
della gente. In questi casi, se non si precipita in guerre fratricide per la sopravvivenza, le persone
possono sentirsi sempre più economicamente deboli e quindi più propense a conservare il denaro per spenderlo
solo per beni di prima necessità.
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Teniamo a mente un dato molto importante: nel 2013 in Italia le famiglie
hanno gettato nella spazzatura cibo non utilizzato per un valore complessivo di 8 miliardi di euro!
Torniamo alla soluzione: poco lavoro, ma per tutti, pochi soldi, ma per tutti, insomma e molta più saggezza.
In un certo senso sta già accadendo nei paesi in crisi. La gente è molto più attenta nello spendere, non
butta via i soldi e rinuncia a ciò che fino a qualche anno fa considerava indispensabile, anche se in pratica
non lo era.
Una rivoluzione bianca, indolore, che coinvolge anche i ricchi che diventerebbero sempre meno ricchi perché
non avrebbero più masse di individui da sfruttare col lavoro prima e con gli acquisti dopo.
In ogni caso non sembra si possa essere ottimisti per il futuro. L'apertura ai mercati mondiali, la
globalizzazione, ha innescato un processo irreversibile, creando nuove masse di consumatori che prima
vivevano di ignorante povertà.
Quindi la ricchezza mondiale oggi va divisa tra qualche miliardo in più di esseri umani (pure in inarrestabile crescita).
A meno che non ci si barrichi nuovamente in neo-feudi, dentro i quali far fiorire attività artigianali e
piccoli servizi locali che producano una pseudo-autonomia al riparo dalle tempeste mondiali, i nostri nipoti non vivranno nel nostro lusso.
Anche questi esperimenti sono già in corso in varie parti del mondo.
L'argomento viene trattato in modo più ampio nelle pagine della
Riforma politica globale
Autore: Enrico Riccardo Spelta
(giugno 2014)
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