Come funziona la paura?
Cos'è la PAURA?
Ogni essere vivente percepisce l'ambiente circostante e lo stato del suo stesso corpo classificando ogni evento come buono o cattivo
nei suoi confronti.
Naturalmente ci sono vari livelli di "buono" e vari di "cattivo".
Il buono è paragonabile allo stato di felicità, benessere, piacevolezza, serenità, così come
il cattivo si esprime in termini di timore, ansia, paura, panico, terrore e dolore fisico o
psicologico.
La maggior parte degli esseri viventi del mondo animale e vegetale ha al primo posto il
concetto di
sopravvivenza. Questo può essere più o meno intenso ed importante in funzione dei
reali pericoli individuali o della specie che ogni singolo individuo può incontrare durante la
sua esistenza.
E' ovvio che per una antilope il concetto di sopravvivenza individuale è assai importante,
dato l'ambiente e i pericoli in cui vive, così come lo è per l'uomo, mentre per una formica o un filo d'erba tali
pericoli individuali sono irrilevanti perché è l'intera specie che conta di più sul numero che sul singolo individuo.
Per quanto riguarda l'uomo, avendo coscienza di sé stesso come individuo indipendente da tutti
gli altri, è naturale che il concetto di sopravvivenza assuma un ruolo prioritario. Certo, egli è anche
consapevole dell'importanza che l'intero genere umano non vada incontro alla propria estinzione, ma alla fine
ognuno è più propenso a salvare prima di tutto la propria pelle
e fare i propri interessi, come dimostra lo stato in cui stiamo riducendo il nostro pianeta... salvo
casi del tutto particolari, come quello di una madre che si getta nell'acqua per salvare il
proprio figlio, pur non sapendo nuotare.
Perché proviamo paura?
Nell'uomo i segnali ricevuti dal mondo esterno attraverso i sensi raggiungono prima di tutto il
talamo, che poi passa
l'informazione all'
amigdala ed in un secondo tempo alla
neocorteccia.
L'amigdala, dunque, risponde agli stimoli
prima della nostra parte cosciente. La sopravvivenza è dunque di fatto più importante di
qualsiasi ragionamento e decisione cosciente!
Quando l'amigdala valuta uno stimolo come "pericoloso", invia immediatamente segnali di emergenza a tutte le parti principali
del cervello, stimolando così il rilascio di ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga.
Già, queste sono le due strade alternative che si presentano di fronte ad uno stato di paura:
affrontare il pericolo o scappare? La scelta sarà di volta in volta quella che alla nostra mente ci sembra più opportuna, ma che
non è detto che sia la più giusta.
In pratica con questi stimoli viene rilasciata
adrenalina,
dopamina,
noradrenalina.
Poi sono messi in allarme i centri del movimento e saranno attivati il sistema cardiovascolare, i muscoli e l'intestino.
Nello stesso tempo viene consultata la memoria per cercare qualsiasi informazione attinente a risolvere la particolare situazione
(esame delle esperienze già vissute, insomma).
L'ippocampo ricorda le esperienze passate, mentre l'amigdala ne giudica l'importanza emozionale.
Come si combatte la paura?
Questo che ho descritto è più o meno il meccanismo della normale paura che possiamo sperimentare infinite volte nella nostra esistenza.
Non è dunque "da combattere", come l'ignoranza o la superficialità ci farebbe credere. E' un meccanismo sano, a cui dobbiamo dare la giusta importanza. Ma molto come s'è visto dipende dalle nostre esperienze del passato e anche dall'ambiente culturale in cui viviamo.
Nella storia umana spesso si è associata la paura ad uno stato di vigliaccheria. Ciò è nato anche per ragioni pratiche indiscutibili,
come quelle dell'addestramento di un soldato. E' chiaro che gli si deve insegnare a non avere paura anche di fronte a pericoli mortali, di cui all'esercito singolarmente importa molto poco!
Un altro caso frequente riguarda le competizioni individuali, spesso tra giovani
incoscienti, dove soprattutto nei maschi si vuole
sfidare la paura, compiendo azioni altamente pericolose quanto inutili e sceme.
Quando non sappiamo valutare la pericolosità di una situazione nuova è perciò facile provare inquietudine che può facilmente
trasformarsi in paura.
Se, per esempio, incontriamo un essere umano molto diverso da noi, per come veste o per il colore della pelle o
il comportamento insolito, ecco che dentro di noi scatta uno stato di imbarazzo, che può trasformarsi in paura.
Così pure se vediamo un insetto dall'aria minacciosa, anche se magari del tutto innocuo.
La paura del diverso, ovvero dell'ignoto che non sappiamo decifrare.
L'adrenalina, poi, provoca uno stato di eccitazione che è pure piacevole e per questo gli esseri umani sono portati a spaventarsi anche "per
finta", come succede ad esempio durante un film del terrore. Ma giocare con il piacere adrenalinico può costarci anche la vita, come
capita a chi si lasci andare ad avventure molto rischiose o sport estremi, così di moda ai nostri giorni.
I vari tipi di paure
Paura: degli altri, del buio, di fare l'amore, di avere un figlio, del futuro, degli insetti, dei cani, di volare, di non essere
all'altezza, di essere brutti, dell'altitudine, del cibo, dell'acqua, delle malattie e della morte, ecc. ecc.
Se conosciamo bene il principio con cui la nostra mente ci avvisa di un pericolo, sapremo più facilmente distinguere i segnali
importanti e giusti, cui dare la più saggia e opportuna risposta, da quelli fasulli, frutto della nostra carente stima di noi stessi e delle
nostre capacità o che sono il risultato di carenti valutazioni del rischio e che sarebbe giusto ignorare e debellare.
In ultima analisi dobbiamo pensare che vivere è già di per sé un rischio verso il quale siamo tutti perdenti...visto che alla fine
nessuno di noi ci riesce per l'eternità (salvo chi sia convinto che esista un
aldilà).
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Dunque volare con un aereo di linea è giusto che ci faccia paura o no? Se siamo alla prima esperienza avremo una certa naturale
diffidenza, che poi con le volte successive andrà via via diminuendo. Ma se già al primo volo non tutto procede come da manuale e poi
al secondo incontriamo difficoltà all'atterraggio e via dicendo, beh è chiaro che passeremo dalla parte di quelli che dicono che
"volare è pericoloso!". Generalizziamo una nostra parzialissima esperienza personale. Il ché è comprensibile, ma non corretto.
Per concludere:
la paura è da gestire col giusto equilibrio, accumulando esperienze e conoscenze che ci consentano sempre meglio
di distinguere le forme sane di segnali di emergenza da tutte le forme patologiche che possiamo subire.
Solo l'ignoranza ci fa avere paura della paura!
Se sapremo fare bene questa distinzione avanzeremo molto più tempo per dedicarci all'altro settore di cui ho accennato all'inizio:
soddisfare il nostro piacere e benessere!
Autore: Enrico Riccardo Spelta
agosto 2013
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