Il nostro istinto di fronte ad un pericolo ci pone due alternative, così ci insegnano le neuroscienze, ovvero la spiegazione di come funziona l'amigdala.
Le due alternative descritte nei testi sono: combattere o fuggire.
Già, ma quale delle due scegliere?
La nostra mente in pochissimi istanti deve decidere valutando l'entità del pericolo e paragonandolo alle nostre risorse ed esperienze emotive precedenti.
Conosco quella minaccia? L'ho già superata in passato? Posso batterla ora?
Se le risposte sono positive allora deciderò di affrontare il pericolo o minaccia che dir si voglia, altrimenti opterò per l'altra possibilità, ovvero scappare, rinunciare all'attacco.
Ora facciamo 4 casi pratici.
Primo caso:Se non sono armato molto probabilmente non ci penso due volte e me la do a gambe levate, sperando d'essere più veloce di lui.
Se invece ho un'arma allora posso decidere anche di affrontarlo, sparandogli prima che mi salti addosso.
Ma devo calcolare bene se ne vale la pena perché se non sono un provetto tiratore potrei non colpirlo ed aumentare così la sua aggressività.
Nei libri, però, non viene mai citata una terza possibilità, che invece in certi casi è scelta da molti insetti e animali, ovvero quella di fingermi morto.
Di fronte ad un animale morto l'aggressore spesso si blocca e non attacca. Può funzionare, ma magari molto dipende da quanto affamato sia l'animale in questione!
Molti insetti si fingono morti e i predatori perdono l'attenzione perché hanno bisogno di vedere la preda in movimento per aggredirla.
Ed anche perché prede morte spesso non sono buone. A pochi piace la carne marcia che può anche far male.
L'Uomo, poi, s'è pure inventato una quarta possibilità di scelta, che non deriva dall'amigdala istintiva, ma dalla neocorteccia.
E' qualcosa che ci viene insegnato e che ci può condizionare per tutta la vita.
La quarta possibilità a cui alludo è la preghiera.
Di fronte ad un pericolo incombente, se le altre alternative non mi convincono, posso inginocchiarmi e pregare.
Ora, di fronte ad una belva feroce capisco che non sia il caso di aggredirla, se non sei armato, e posso capire che non sia entusiasmante l'idea di scappare se sai bene che quell'animale è sicuramente più veloce di te, ma rinunciare all'opzione di fingerti morto per metterti a pregare francamente mi sembra proprio fuori luogo, no?
In tutti i casi avrebbe lo stesso valore del fingersi morti, purché si preghi stando immobili.
Secondo caso:Sono a letto e sento rumori in soggiorno. Escludo che sia un animaletto e mi convinco immediatamente che è una persona che sta frugando nei miei cassetti.
Che faccio?
L'amigdala entra in funzione, aumentano i battiti e la respirazione, sono in tensione, ho paura e devo decidere in pochi istanti come comportarmi.
Affronto il ladro?
Anche in questo caso la presenza di un'arma può farmi decidere per l'attacco.
Sono anni che tengo quella pistola sotto il cuscino e -finalmente- si presenta l'occasione giusta per poterla usare!
Non ci penso due volte...afferro l'arma e mi butto all'attacco!
Sicuramente si tratta di uno stramaledetto ladro ed ora gli do io una bella lezione facendolo secco.
Che diamine sarà pure legittima difesa, no?
Ora io, in realtà, non so minimamente chi sia la persona che è entrata in casa mia.
Potrebbe essere un terribile ladro pronto ad uccidermi se non lo fermo prima che prema il grilletto o che mi dia una pugnalata, ma non potrebbe anche essere, per puro caso, un ragazzino che per errore è entrato da me e che al buio sta sbattendo contro i mobili? Difficile, ma posso escluderlo?
Oppure potrebbe non essere un ladro adulto professionista magari ROM con la Mercedes, come mi immagino, bensì un ragazzino minorenne vittima della droga che sta solamente cercando i cinquanta euro per farsi la dose.
Vado l'ammazzo senza pensare e poi mi pento per tutta la vita, perché sicuramente se è drogato non è solo colpa sua, ma c'è di mezzo l'intera società a partire dagli organi incapaci di sconfiggere per sempre produttori e trafficanti di droghe.
Ho pensato a questa eventualità? No di sicuro!
La seconda alternativa sarebbe quella di scappare.
Sì, ma abito al terzo piano, che faccio mi butto dalla finestra? Ipotesi esclusa.
Restano, come nel primo caso, le altre due ipotesi: mi fingo morto, ovvero in quel caso faccio finta di dormire, oppure mi alzo e mi inginocchio a pregare?
In questa situazione fingere di dormire o mettersi a pregare possono avere lo stesso risultato.
Sono le scelte migliori perché un ladro ha l'adrenalina a mille, è più spaventato di te perché sa di essere in torto e di correre forti rischi, quindi vedere uno che dorme o che prega gli dà sicurezza ed aumenta il suo senso di colpa, smorzando l'aggressività.
E' probabile che, vista la situazione, non ti faccia nulla e se ne vada.
Se così succedesse e tu avessi pregato, da quel momento saresti convinto che la preghiera ha smosso il tuo Dio che ti ha protetto ed ha fatto scappare il ladro.
Ma non è così!
La realtà è che psicologicamente, come dicevo, il ladro non s'è sentito minacciato e quindi è andato via tranquillo.
Terzo caso:Tu che fai?
1) Ti tuffi per cercare di salvarlo trascinandolo a riva, consapevole della corrente e dell'acqua fredda, quindi facendo forza sul tuo spirito di sopravvivenza esercitato dall'amigdala.2) Scappi via per non vedere
3) Ti metti a pregare perché Dio lo salvi.
La risposta dattela da sola.
La scelta di attaccare significherebbe affrontare la malattia cercando tutte le soluzioni possibili, senza mai rassegnarsi, pur sapendo che la possibilità di farcela sarebbe molto scarsa.
La fuga vorrebbe invece dire non fare nulla, fare finta di stare bene.
Il risultato lo puoi facilmente immaginare, sarebbe la tua fine.
La terza possibilità è quella del far finta d'esser morto.
Può essere solamente un buon allenamento in vista della fine reale!
Quarta possibilità: pregare per la guarigione.
Pregare è presumibilmente come la terza scelta e il risultato è scontato.
Hai rinunciato alle possibilità che un intervento clinico possa risolvere il tuo male e ti sei rivolto ad una entità che non ha alcun mezzo per guarirti.
Esattamente come scappare.
Ma se per caso, tu che hai solo pregato, guarissi, ecco che allora la tua fede verrebbe terribilmente rafforzata.
Ne parleresti a tutti con orgoglio.
Si diffonderebbe la notizia che tu con la tua preghiera sei veramente guarito e dunque la preghiera serve eccome!
Ma nel caso delle malattie, anche di quelle terminali, c'è sempre, statisticamente parlando, una possibilità su mille o su un milione che il male regredisca spontaneamente, quindi tu non puoi attribuire alla preghiera questo risultato.
Ed anche se lo facessi, devi sapere che comunque quei casi di guarigione sono rarissimi, quindi che la preghiera sia o no responsabile della guarigione, rappresenterebbe una modestissima vittoria!
Succede anche con i pellegrinaggi.
Se per caso vai a Lourdes in carrozzina e ritorni con le tue gambe tutti saranno assolutamente convinti del miracolo.
Non terranno in considerazione minimamente che a volte siamo vittime di malattie che nascono nella nostra mente, ma non sono reali e che dunque uno shock come quello del luogo santo può rimuovere la causa psicologica.
Comunque sia nessun fedele si prenderebbe la briga di considerare in alternativa le migliaia di persone invalide che vanno a Lourdes in carrozzina e ritornano ancora in carrozzina, così come non considererebbero tutti i casi di incidenti stradali avvenuti con i pullman di ritorno da Lourdes, sicuramente altrettanto non imputabili alla Madonna!
Fedeli che si recano a Lourdes: 5 milioni l'anno
Miracoli avvenuti (ufficialmente riconosciuti): 67, cioè uno ogni due anni circa
Distanza media percorsa dai fedeli per recarsi a Lourdes: 300 km circa
Percentuale di fedeli che ci va in auto: 20% (la maggior parte usa il treno)
Distanza totale percorsa dai fedeli in auto ogni anno per recarsi a Lourdes: 300 milioni di km.
Morti in incidenti stradali in Francia: 10,9 per ogni miliardo di km percorsi
Risultato medio: 0,5 guarigioni l'anno, e 3,27 morti in incidenti stradali.
BILANCIO FINALE: 6,54 MORTI PER OGNI GUARIGIONE.
Risultato: è più probabile partire in piedi e tornare in carrozzella, che viceversa.
Se proprio ci volete andare, andateci in treno: il bilancio in treno è quasi in pareggio.
rivolgersi alla preghiera è una reazione passiva, che delega ad altri la soluzione dei problemi.
Il bisogno di pregare è sintomo di un malessere, debolezza o abitudine inculcata sin da piccoli che andrebbe rimosso con l'insegnamento di come un essere umano si dovrebbe comportare in ogni circostanza pericolosa.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
(2018)
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La gelosia e il recupero dell'infanzia amorosa Blévis Marcianne, 2008, Castelvecchi |
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I dolci dell'amore tra eros, gelosia e passione Grigolo Antonella; Massi Carla, 2007, Bonechi |
Gelosia. Vol. 5 Gotoh Shinobu; Ohya Kazumi, 2007, Kappa Edizioni |