Biografia e vita di Procaccini Giulio Cesare (Italia 1574-1625)
Il pittore e scultore italiano
Procaccini Giulio Cesare nasce a Bologna il 30 maggio 1574.
Il padre, Ercole (1520-1595) ei suoi fratelli, Camillo (1555-1629) e Carlo Antonio (1571 - 1630), sono pittori, ma Giulio Cesare è il membro
più illustre della sua famiglia di artisti.
Il Procaccini vive e lavora principalmente a Milano, dove la famiglia si stabilisce quando era ancora un bambino, anche se durante la sua vita
l'artista lavorerà anche a Modena e a Genova.
All'inizio della sua carriera Procaccini Giulio Cesare è principalmente uno scultore, ma dopo il 1600 si concentra unicamente sulla pittura
diventando uno dei principali pittori a Milano.
Comincia a lavorare nel 1590 come aiuto-scultore nel cantiere del Duomo e poi anche per la facciata di Santa Maria presso San Celso, dove
risulta nel 1595 come “pittore e scultore” e dove, fra il 1604 e il 1606, realizzerà due pale d’altare, La Pietà e il Martirio dei santi Nazario e Celso.
Queste opere costituiscono la sua prima impresa pittorica, insieme alla Deposizione per la Chiesa dei Cappuccini ad Appenzell e alle prime
commissioni pittoriche, come quella per 10 quadri nella Cappella dei Signori del Tribunale di Provvisione a Milano nel 1605, ricevuta insieme
all'amico Cerano.
Molti dei suoi dipinti sono ancora oggi a Milano, ma due grandi scene della Passione di Cristo sono ad Edimburgo e a Sheffield.
Dal 1611, il Procaccini comincia ad intensificare i suoi contatti con l’ambiente genovese e a ricevere le prime committenze di Giovanni Carlo
Doria che fino al 1622 sarà il suo più importante collezionista.
Il suo stile è eclettico, la sua pittura molto potente, la sua arte combina insieme la tensione emotiva del
Manierismo con il dinamismo e il senso di presenza fisica tipici del
Barocco.
I suoi colori tendono ad essere acidi, mentre l'uso della luci ed ombre drammatico.
Nel 1619, insieme al fratello Camillo, lavora a Torino per i principi di casa Savoia, ma lo stile delle sue ultime opere, quelle dopo il 1620, perde la sua eleganza atmosferica, allontanandosi da quel tocco particolare che lo aveva contraddistinto fino a farlo diventare più scultoreo e manieristico come nel Caino che uccide Abele del 1623.
Insieme al
Cerano e al
Morazzone, firma il famoso Quadro delle tre mani (immagine sotto).
L’ultimo suo quadro, l’Autoritratto del 1624, conservato a Brera, è un capolavoro di intensa e malinconica espressività che ne sigla nel modo
più alto tutta l’opera.
Muore a Milano il 14 Novembre 1625.