Il monaco amanuense Theophilus ci ha lasciato "La Schedula diversarum artium" che contiene le
ricette dei miniatori medievali per la preparazione di inchiostri e colori e per la loro posa...e alcuni trucchi: l’oro troppo costoso veniva sostituito da stagno o argento colorato con lo zafferano.
Per mantenere a lungo scritte e disegni, la pergamena veniva ricoperta da una preparazione ottenuta con un miscuglio di vermiglio, cinabro e chiara d’uovo, poi colori ed inchiostri venivano mescolati a colla.
Nel 1300 l'arte della miniatura comincia ad essere codificata e sull'esempio del Breviario di Belleville entra in uso delle drà´leries, ampli margini nella pagina che favoriscono la fantasia creatrice ed i bizzarri e ironici incroci di figure; in questo periodo è Parigi la capitale delle Miniature.
Nel XVI secolo, i pittori dipingevano le miniature a guazzo o gouache su pergamena tesa su cartoncino.
Il guazzo o gouache è un tipo di colore a tempera reso più pesante ed opaco con l'aggiunta di un pigmento bianco (per esempio biacca o gesso) in una miscela con la gomma arabica.
Il risultato è un colore più opaco che il normale colore a tempera.
Nel XVII secolo appaiono le miniature a smalto su metallo, mentre il XVIII secolo vede il trionfo della miniatura su avorio, utilizzato in fogli molto sottili, che permetteva all'artista di giocare sulla trasparenza del materiale per intensificare determinati colori, dipingendo anche al rovescio, o ottenere l'effetto "lustrini" accoppiando l'avorio all'argento.
Verso la fine del XIX secolo torna l'uso della pergamena, ma un tipo di pergamena più morbido, teso su una lastra metallica o di cartone come supporto, utilizzando la tecnica dell'acquarello sempre più apprezzata per i suoi effetti di trasparenza e di luce.