Biografia e vita di Favretto Giacomo (Italia 1849-1887)
Giacomo Favretto nasce a Venezia l'11 agosto del 1849 da una famiglia di modeste condizioni economiche.
Il padre Domenico è un falegname e Giacomo sarà chiamato ad aiutarlo, ma a causa della sua struttura fisica gracile non può sostenere un lavoro così pesante e il padre gli trova un'altra occupazione: costruire pizzi di carta da mettere sulle scatole di dolci.
Giacomo si diverte a fare ritratti, caricature e silhouette molto graziose in profilo con colla e carta nera.
Un imprenditore Ambrogio Pellanda, vedendo il suo talento, lo fa entrare a studiare all'Accademia di Belle Arti di Venezia, sostenendolo economicamente.
La prima educazione artistica di Giacomo fu quando con la famiglia abita nel palazzo del Conte Zanetti appassionato d'arte e là in compagnia del
Conte copiava le acqueforti di Tiepolo e Rembrandt e i dipinti del Longhi e del Guardi.
Durante gli studi all'Accademia di Belle Arti fu premiato ripetutamente e furono anni di grande soddisfazione per il giovane Giacomo.
I suoi esordi raccontano il suo percorso pittorico verso una autonomia creativa di carattere "verista", facendo rivivere il mito della Serenissima, illustrando scene di vita popolare tra calli e campielli, canali e ponti, familiari solo ai Veneziani, con una capacità audace di accostamenti cromatici e dominio della tecnica.
Durante la sua breve vita passerà dalla povertà alle luci delle esposizioni nazionali a Torino, Genova, Napoli e universali, a Parigi, Monaco e Anversa.
Sarà considerato dai suoi contemporanei il nuovo "Longhi" conteso da re (riceveva nel suo studio la regina Margherita), principi, banchieri, aristocratici.
Con lui si conosce il contesto artistico e culturale della Venezia della seconda metà dell'ottocento.
Fu il massimo esponente della pittura veneta di quel periodo insieme a Guglielmo Ciardi (col quale si recò a Parigi), Luigi Nono, Napoleone Nani.
Nel 1887 muore prematuramente di febbre tifoidea durante l'Esposizione nazionale artistica che ebbe luogo nella città lagunare.
Osannato dal pubblico e dalla critica sarà poi frettolosamente dimenticato nel '900, travolto dalle avanguardie e dal culto della modernità.
Giacomo Favretto assieme a Luigi Nono è considerato oggi il massimo esponente del "verismo" veneziano dell'ottocento.