Biografia e vita di Cesari Giuseppe (Italia 1568-1640)
Giuseppe Cesari, chiamato anche
Il Giuseppino o Cavalier d'Arpino, pittore, affrescatore, manierista italiano, nasce ad Arpino, intorno al 1568.
Figlio di un pittore impegnato a Roma nella decorazione delle Logge vaticane, sotto la direzione del Pomarancio (Cristoforo Roncalli),
il giovane Cesari, si fa notare per la sua creatività e comincia a lavorare come ragazzo di bottega diventando presto un noto pittore di affreschi.
Ammesso molto giovane all'Accademia di San Luca, riesce a farsi assegnare una gigantesca commessa che lo impegnerà per circa quarant'anni dal 1595 al 1640 negli affreschi del Palazzo dei Conservatori dove realizza il
Ritrovamento della lupa, nel 1596; la
Battaglia tra i Romani e i Veneti, nel 1597 e il
Combattimento tra gli Orazi e i Curiazi,
nel 1612, il
Ratto delle Sabine, nel 1635 e l'
Istituzione della Religione e la
Fondazione di Roma.
Nel 1600 affresca l'
Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano, sempre in quegli anni assume la
direzione dei lavori di decorazione musiva della cupola di San Pietro e gli affreschi della villa Aldobrandini a Frascati e quelli della Cappella
Paolina in Santa Maria Maggiore tra il 1605 e il 1612.
Molto introdotto nella corte papale, durante il papato di Clemente VIII, venne da questo nominato "Cavaliere di Cristo", da qui il suo soprannome di Cavalier d'Arpino questo aumentò la richiesta di opere da parte della nobiltà romana, nonché dall’Imperatore Rodolfo II e dai sovrani di Spagna e di Francia.
Anche se alcuni dei suoi primi lavori è vigoroso e colorato, la sua produzione è generalmente una ripetizione piuttosto sbiadita, non toccata dalle innovazioni del
Caravaggio, che fu per breve periodo il suo assistente, incaricato di dipingere frutta e fiori, o del
Carracci con il quale ebbe occasione di lavorare.
Giuseppe Cesari, nonostante avesse un pessimo carattere, permaloso e irascibile, per essere passato troppo in fretta dalla povertà alla ricchezza, nei primi due decenni del XVII secolo, conquista un grande prestigio nell'ambito artistico che gli fece conquistare alcuni degli incarichi più prestigiose del tempo, in particolare l'affresco dell'
Ascensione nel transetto di San Giovanni in Laterano, gli
affreschi della villa Aldobrandini e la progettazione dei mosaici per la cupola di San Pietro eseguiti fra il 1603 e il 1612.
Il pittore, che oltre a grandi affreschi ha eseguito innumerevoli opere sia in Roma che in altre città che vantano oggi la ricchezza di conservare suoi lavori, ha dipinto molti quadri da stanza, a soggetto religioso o di scene mitologiche in stile fiammingo, muore a Roma il 3 luglio 1640.
I suoi seguaci che continuarono il suo lavoro furono i suoi figli Muzio e Bernardino, l'apprendista del suo studio Pier Francesco Mola (1612-1666) e gli studenti Francesco Allegrini da Gubbio, Guido Ubaldo Abatini, Vincenzo Manenti e Bernardino Parasole.