Biografia e vita di Cataldi Amleto (Italia 1882-1930)
Amleto Cataldi nacque nel 1882 a Napoli, ma si trasferì molto presto a Roma, dove curò la propria formazione artistica, diventando un apprezzato scultore.
Il suo esordio ufficiale avvenne nel 1907, quando ottenne un premio alla mostra degli amatori e cultori delle belle arti con un gruppo dal titolo "l'ultimo gesto di Socrate".
Si conquistò una buona fama, che gli fece ottenere importanti commissioni.
Molto apprezzati sono tuttora alcuni nudi femminili, armoniosi e garbati, come la fanciulla con anfora che orna una fontana a scogliera di
Villa Borghese, sulla destra della Casina Valadier, o come la danzatrice velata del foyer del Teatro Politeama di Palermo.
Sua è una delle quattro vittorie alate in bronzo delle testate del Ponte Vittorio Emanuele di Roma.
Nel marzo del 1929 gli fu affidato l'incarico di realizzare nel quartiere Nomentano, tra via Carlo Fea e viale XXI Aprile, il monumento ai finanzieri caduti per la Patria durante la prima guerra mondiale, realizzato in blocchi di peperino di Viterbo e ornato da statue bronzee.
Ancora del 1929 è il monumento a Luigi - meglio conosciuto come Giggi - Zanazzo, scrittore, poeta e studioso della cultura popolare romana.
L'opera è stata apposta all'inizio di via dei Delfini, a fianco della chiesa di Santa Caterina dei Funari, sulla parete della casa in cui Luigi era venuto alla luce il 31 gennaio del 1860.
Sotto al busto del poeta, affiancato da due putti nudi, si legge la dedica: "Al poeta Giggi Zanazzo / che dell'anima popolare romana / seppe esprimere il riso e la tenerezza / con accenti d'arte non perituri / i concittadini memori / XXXI GENNAIO MCMXXIX XVII E.F."
Sulla destra, sono scolpiti dei versi di Zanazzo: "Da la loggetta / di casa mia m'affaccio / e guardo in giù / vedo la strada / vedo la piazzetta".
Nel 2019, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, una sua scultura in bronzo lunga quattro metri è adagiata sull'isoletta di fronte al castello di Francesco I ad Amboise, sulla Loira. La statua illustra Leonardo disteso a guisa di dio fluviale, rivolto verso il Castello del suo augusto protettore.
Amleto Cataldi si spense a Roma nel 1930.
UN CAPOLAVORO DEL NOVECENTO EUROPEO
Le opere d'arte si sa non conoscono patria: esse seguono in un modo o nell'altro i loro amatori e i loro appassionati e i loro committenti
e quindi le rinveniamo nei luoghi e collocazioni più diversi.
Lo stesso è per le opere di
Amleto Cataldi (1882-1930) l'artista ciociaro originario di Castrocielo, lo scultore di Roma:
a Roma, Milano, Parigi, Amboise, Bergamo, Torino, Asti, Los Angeles, Montevideo, Londra, nei musei, ecc.
E in quella che una volta era la ‘Capitanata' borbonica e cioè nelle città di Foggia e di San Severo, vi si trova un gruppo di opere
dell'artista della più grande importanza e significato.
A Foggia, nella imponente piazza principale si leva il Monumento ai Caduti, grandioso, ben conservato e valorizzato, tutto intorno inondato
da zampilli di acqua, a suo tempo inaugurato dal Re Vitt. Emanuele III in persona.
E nel museo civico cittadino si trova anche un ‘Arciere' dell'artista.
E, mi si consenta lo spunto solo apparentemente polemico in realtà doloroso e umiliante, nel capoluogo di provincia dell'artista,
Frosinone, invece, di musei civici o di pinacoteche, nemmeno l'ombra e si immagini se presente una sua opera!
A poche decine di chilometri, a San Severo, si leva il monumento ai Caduti, non così maestoso come quello di Foggia,
ma altrettanto significativo per la qualità delle sculture, tanto da chiedersi se la sua collocazione attuale non sia troppo sacrificata
e sminuita rispetto alla importanza dell'opera.
Lasciata la città ci aspetta il cimitero di San Severo e qui ci imbattiamo in due opere che ancora di più sono motivo di ammirazione e di stupore.
All'ingresso principale su un cippo si leva una ‘Vittoria alata' in bronzo, di circa 2 metri, analoga nella posizione del corpo a quella,
gigantesca, sul Ponte Vitt.Emanuele II a Roma: essendo questa in posizione ravvicinata ne possiamo ammirare compiutamente le fattezze e
finezze del volto classico e perfetto e l'armonia dei movimenti e dei vestimenti.
Se solamente quel cippo su cui è collocata fosse meno imponente e appariscente!
Proseguendo nel cimitero vero e proprio, ad un tratto, quasi una ribalta teatrale, sul tetto di una cappella gentilizia e all'ombra dei
cipressi si para davanti in alto una scena la cui descrizione meriterebbe in realtà la penna magica di un poeta:
come su un palcoscenico vediamo quasi librarsi in aria un uomo e una donna e tre bimbi: lui è la personificazione autentica del dolore
e della disperazione, forieri non escluso di un gesto estremo; lei, al contrario, serena e quieta gli avvicina la mano e con l'altra
circonda tre bambini al suo fianco che guardano spensierati e felici.
L'angoscia di lui e la tranquillità di lei ci indicano che siamo nel mondo degli spiriti, ma a parte il gesto di disperazione di lui,
le espressioni dei cinque protagonisti non connotano né pathos, né retorica, né sentimentalismi né tantomeno affettazione.
Tutto è discreto e controllato e veritiero: è la scena medesima, in alto, all'ombra dei cipressi, sgorgata dallo scalpello del grande artista,
che parla e ne illustra il contenuto.
E' la purezza della tragedia greca, tutto si svolge nell'ottemperanza rigorosa dei canoni e criteri della classicità, nell'assenza, tra l'altro, di qualsivoglia simbolo confessionale o politico, ecc.: davanti a questa scultura si prova quasi la medesima commozione e sensazione che ci procurano i Bronzi di Riace, la più elevata espressione dell'arte scultorea bronzea greca, che l'artista non ha potuto conoscere, commozione ed emozione: detto con le parole famose di Schiller che caratterizzano il classicismo tedesco: ‘ingenuità semplice' e ‘grandezza silenziosa' cioè l'espressione artistica al suo acme.
Questa scultura fu commissionata al Cataldida un membro del Parlamento italiano nella seconda decade del Novecento, l'On. Fraccacreta di
San severo di Puglia, al quale una tragica epidemia dell'epoca aveva stroncato la esistenza della compagna e dei tre figli.
La scultura è nota solo ai critici e studiosi contemporanei dell'artista, successivamente e fino ad oggi, come per altre sue opere,
viene persa di vista e dimenticata: basti tener presente, a guisa di esempio, che la guida rossa ‘Puglia' del Touring Club Italiano
ignora completamente artista e opere: siamo certi che i sindaci di Foggia e di San Severo contesteranno dovutamente tale gravissima
imperdonabile omissione e, in aggiunta, osserveranno con occhi più attenti queste opere sul loro territorio.
Il ‘Monumento Fraccacreta' di San Severo in Capitanata è da considerare senza dubbio l'opera d'arte più significativa della scultura europea
del Novecento, se non il suo vero e proprio autentico capolavoro e riferimento.
Michele Santulli