Biografia e vita di Bartolini Lorenzo (Italia 1777-1850)
Massimo scultore italiano della prima metà del 1800,
Lorenzo Bartolini, originario di Prato, nelle sue opere mostra da un lato una certa morbidezza e purezza delle linee, dall’altro un grande verismo.
E’ uno dei massimi rappresentanti del
purismo e della
scultura romantica.
Il percorso umano e artistico di Bartolini parte da Parigi, dove la passione per Napoleone lo conduce nel 1800 alla scuola di David, dove conosce
Ingres, che già si stava distaccando dalla compostezza neoclassica.
Grazie a questi rapporti privilegiati, Bartolini viene mandato a dirigere la Banca elisiana, a Carrara, dove nascevano grandi ritratti
dell'imperatore e dei suoi familiari, ma dove venivano anche prodotte copie dall'antico e arredi moderni - marmi, caminetti e vasi - sollecitando un approccio capace di fondere il classicismo di Fidia e l'inquietudine romantica.
Dopo aver diretto la scuola di scultura dell’Accademia di Carrara, si stabilì a Firenze e, di nuovo insieme a Ingres all'alba della Restaurazione, comincia ad avvicinarsi alla scultura del Quattrocento: la Dama col Mazzolino di Verrocchio e i ritratti di Raffaello sono il viatico per giungere a quella naturalezza d'espressione e imitazione del naturale offerte nei meravigliosi busti di nobili e illustri contemporanei, Madame de Staà«l e Franz Liszt fra i tanti, e che riflette i dibattiti del tempo sul bello "scelto" dalla natura.
Qui maturò la scelta di un'arte naturalistica volta verso una maggiore spontaneità espressiva piuttosto che vincolata all’idealità accademica.
Grazie al successo della Carità educatrice, del 1835, destinata in origine alla cappella del Poggio Imperiale ma subito "dirottata" a Palazzo Pitti, Bartolini, nonostante le sue idee politiche e la sua anticonvenzionalità, viene nominato professore all'Accademia nel 1839, al termine di un decennio costellato di capolavori come la Fede in dio.
Fra le sue prime richieste, spicca quella per avere a disposizione modelli dal vero, che arrivò anche a pagare di tasca propria; e fra i suoi gesti più dirompenti, quello di portare un giovane gobbo, che doveva servirgli per un Esopo, per "assuefare lo scolaro a rendersi padrone di quello che vede, senza sistemi", per trarre dalla natura "le parti adattate al suo soggetto".
Questa presa di posizione gli valse molte critiche, ma Bartolini ne fece il suo emblema: un sigillo, un anello, uno stendardo e perfino una stele ne riportano l'immagine con il motto "Tutta la natura è bella / relativa al soggetto da trattarsi / e chi sa copiare / tutto saprà fare", premessa a una contemplazione spregiudicata della natura senza trascendenza e alla celebrazione dell'emozione individuale, che accompagnano da allora la creatività artistica.
Bartolini muore a Firenze nel 1850.