Biografia e vita di Assereto Gioachino (Italia 1600-1649)
Assereto Gioacchino, o Gioachino, pittore italiano del Seicento, nasce a Genova e la sua formazione artistica passa attraverso le lezioni prima presso il pittore
Manierista Luciano Borzone (1590-1645) e successivamente sotto
Andrea Ansaldo (1584-1638).
Frequentò l'Accademia di Nudo, istituita in casa Doria ed ebbe contatti con il pittore religioso
Bernardo Strozzi
detto il Cappuccino o il Prete genovese (1581-1644), che lo avvicinò alla
Pittura Lombarda e in modo particolare a
Giulio
Cesare Procaccini (1574-1625) presente a Genova intorno al 1618.
La produzione pittorica di Assereto Gioacchino, risentì in un primo momento della
Pittura Lombarda del Seicento, con la sua caratteristica drammaticità, le illusionistiche prospettive d’ombra e nei tocchi luministici che separano figure in primo piano da altre di minor formato.
Assereto eseguì per lo più dipinti da cavalletto raffiguranti soggetti religiosi, tra cui il "Cristo deriso" (Genova, palazzo Bianco), una pala per la Parrocchiale di Recco con Cinque santi (1626, Recco, chiesa di S.Giovanni Battista), il Martirio di S.Bartolomeo (Genova, Accademia Linguistica) e
numerosi altri episodi storici o biblici.
Nel 1639 il pittore si recò a Roma dove non lasciò alcun dipinto ma, pur restando generalmente indifferente rispetto a ciò che accadeva in quegli anni nella città, subì l'impatto del
Caravaggio di cui poté ammirare alcune opere dal vivo e. questa esperienza. lo portò a collegarsi al naturalismo caravaggesco non solo per quanto riguarda il punto di vista luministico, ma anche nella scelta dei temi.
Insieme a Bernardo Strozzi, Assereto Gioachino può essere ritenuto la figura maggiore del Seicento genovese.
Oltre le opere pittoriche, Assereto si dedicò alla decorazione monumentale di palazzi, purtroppo sono andati perduti gli affreschi di casa Granello
(1634), mentre rimangono quelli di Palazzo Ajrolo Negrone (1644).
Gli episodi mitologici degli affreschi, rivelano la profonda conoscenza delle opere di
Rubens e di
Van Dyck che il pittore ebbe la fortuna di conoscerle di persona, quando lavoravano a Genova, divenuta, a inizio secolo, vivace punto di incontro degli artisti nordici che giungevano in Italia.