Biografia e vita di Anguissola Sofonisba (Italia 1532-1625)
Sofonisba Anguissola, pittrice italiana, nasce a Cremona intorno al 1535 da Amilcare Anguissola e Bianca Ponzoni.
Avviata agli studi di pittura con la sorella Elena, da un padre dalle idee molto aperte per quei tempi, si applicò al disegno ed alla pittura presso
lo studio del giovane il pittore Manierista Bernardino Campi (1520-1591).
Nel 1550 quando Campi si trasferì a Milano alla corte di Ferrante Gonzaga, Sofonisba ed Elena Anguissola continuarono a dedicarsi alla pittura con il
pittore Bernardino Gatti, il Sojaro,(1495-1576), dal quale assimilarono lo stile del
Correggio al quale il Maestro si atteneva, trascurando i soggetti religiosi e dedicandosi ai ritratti “dal naturale”.
Il padre continuò a sostenere il lavoro delle figlie, facendo conoscere nei salotti dei notabili le belle opere prodotto, specialmente quelle di
Sofonisba ottenendo l'attenzione e la lode (si dice) dal
Vasari, dal Salviati, da Caro e anche da
Michelangelo.
Nel 1559 Sofonisba fu invitata alla corte di Filippo II di Spagna come dama di corte della nuova regina, la francese Isabella di Valois per il quale
dipinse numerosi ritratti e per alcuni mesi insegnò alla giovanissima regina a disegnare dal vero, sostituendo, con tale novità, le normali attività
ritenute adatte alle donne.
La pittrice, fino alla morte di parto della regina nell’autunno del 1568, prese intensamente parte alla vita di corte, suscitando il commento e l’interesse di molti ambasciatori accreditati presso il re ed entrando in contatto con i più grandi ritrattisti spagnoli.
Dopo la morte della regina Sofonisba Anguissola restò a corte al seguito delle due infante, Isabella Clara Eugenia e Caterina Micaela, continuando
sempre a dipingere.
Sofonisba Anguissola, storicamente, è stata la prima donna a ottenere il riconoscimento internazionale come pittore; anche se lei non è stata la prima
donna a dipingere, fu la prima a sfondare in una professione dominata dagli uomini ed è diventato una nota e rispettata artista.
Ebbe una vita sentimentale sfortunata: ormai si avviava verso la quarantina, sposatasi per procura 1573, con don Fabrizio Moncada, cadetto siciliano
appartenente a una nobile e titolata famiglia rimase presto vedova e si risposò, contro il volere della famiglia e della corte spagnola, con un
giovane capitano di nave, il genovese Orazio Lomellini.
1615 Sofonisba fece ritorno a Palermo, dove il marito aveva accumulato cariche e impegni, comprò casa con il marito nell’antichissimo quartiere arabo di Seralcadi e qui forse cessò di dipingere a causa del progressivo indebolimento della vista, anche se fu consultata quando si commissionarono a
Genova i dipinti per la chiesa di San Giorgio.
Nel 1624, a poche settimane dallo scoppio di una tremenda epidemia di peste che sconvolse Palermo, Sofonisba ricevette la visita del giovane
Anton Van Dyck, chiamato in città per dipingere il ritratto del viceré Emanuele Filiberto di Savoia.
Sofonisba aveva ormai più che novantenne e cieca affascinò il pittore con la propria lucidità e vivacità di conversazione, tanto da indurlo a scrivere di lei nel suo diario di viaggio.
Durante la sua lunga vita la pittrice fece molti quadri dei quali ne restano nei musei di tutto il mondo, almeno una cinquantina; amava dipingere
cagnolini nei suoi ritratti, farsi autoritratti e ritrarre i componenti della sua famiglia.
La pittrice morì a Genova il 16 novembre 1625 e fu sepolta nella chiesa di San Giorgio.