Pausania ci narra che le Muse, Dee dei Monti, erano in origine tre, figlie della Madre Terra e dell'Aria, mentre la Mitologia dalle originarie tre, ne individua nove o addirittura dieci, secondo Omero, che chiamò Saffo "Decima Musa".
Esiodo e la Mitologia, ci tramandano la nascita delle nove Muse da Mnemosine, Dea della Memoria, figlia del Cielo e della Terra, con cui Zeus (l'Autorità) giacque per nove notti.
Nella rappresentazione del mito risiede il suo significato: le Muse, Dee delle Arti e delle Scienze, sono figlie della Memoria e del Potere.
Quando le muse erano tre
Esse rappresentavano la triplice Dea Madre nel suo aspetto orgiastico per il quale il culto antichissimo della Dea è legato ai cicli naturali.
Questa triplicità è, di volta in volta, associata ai cicli della vita (nascita, morte, rinascita) e a quelli della Luna.
La Dea Madre viene dipinta nel suo triplice aspetto di Donna Vergine, Donna Adulta e Donna Vecchia.
In verità tutte le rappresentazioni delle Dee nelle tradizioni politeiste traggono origine dal culto ancestrale della Dea Madre, radicato profondamente nelle nostre culture.
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Quando le Muse erano nove o...dieci
I miti greci sono scatole magiche giunte fino a noi, le cui narrazioni si incastrano e si intersecano all'infinito.
Soltanto in epoca più "moderna", Zeus si vantò di essere padre delle Muse, di nove Muse, generate con Mnemosine, Dea della Memoria.
Perché gli uomini non dimentichino, spetta alla Muse tramandare le consuetudini pubbliche e familiari: Zeus e Mnemosyne, potere e memoria, si fondono nella loro arte.
La voce dell'istruzione e dell'autorità è nello stesso tempo la voce del piacere: le Muse, che stanno accanto a Zeus e accanto ai re, sanno essere così gradevoli da distogliere i mortali dai loro dolori e dalle loro preoccupazioni.
Le muse, ritratte dagli artisti rinascimentali, si tengono per mano, indicando come le scienze e le arti siano connesse le une alle altre.
Omero, in omaggio alla poesia chiama Saffo "Decima Musa", ma il decimo posto non apparteneva alla tradizione e rimase vacante.
La decima e l'undicesima Musa?
Il giudice, gastronomo Brillat-Savarin, che visse a cavallo fra il '700 e l'800 aveva designato come decima Musa Gastarea, per presiedere ai piaceri del Gusto.
L'undicesima Musa avrebbe dovuto essere Peithò (persuasione), figlia di Hermes (eloquenza) e Afrodite (seduzione), divinità caratterizzata dall’assenza di violenza nel suo modo d'essere, che avvince senza costringere, vincolando eros e logos nella persuasione, irresistibile perché sa cedere.
Ai nostri tempi si sono aggiunte altre due Muse, la decima Musa, quella delle Arti Cinematografiche e l'undicesima che non ha ancora una fisionomia definita e sembra sia l'ispiratrice per alcuni della Pubblicità, per altri dell'informatica o la multimedialità (vedremo).
E per finire è giusto citare anche il luogo in cui le Muse stavano, ovvero Il monte Elicona, reso celebre dalla mitologia greca per la presenza della sorgente Ippocrene, sacra alle Muse, giacché la tradizione voleva che fosse stato uno zoccolo del cavallo Pegaso a farle zampillare e i fiumi Olmeios e Permessos che da esse discendevano, erano reputati in grado di fornire l'ispirazione a coloro che vi si fossero dissetati.
Sulle sue pendici si trovava il villaggio di Ascra, dove nacque il poeta Esiodo (VII secolo a.C.), il quale racconta di avere incontrato le Muse mentre, giovinetto, era intento a pascolare le greggi sui fianchi della montagna, dove Eros e le Muse avevano già allora santuari e un terreno per le danze vicino alla cima. Furono esse - egli sostiene - a ispirargli la Teogonia, che si apre perciò con questa invocazione:
«Cominci il canto mio dalle Muse Eliconie, che sopra l'eccelse d'Elicona santissime vette han soggiorno,
e con i molli pie' d'intorno alla cerula fonte
danzano, intorno all'ara del figlio possente di Crono.
Esse, poiché nel Permesso lavate han le tenere membra,
o d'Ippocrène nell'acque, oppur del santissimo Olmèo, intreccian d'Elicona sui vertici sommi, carole
agili, grazïose: ch'è grande virtù nei lor piedi»
(Esiodo, Teogonia, 1-8, trad. Ettore Romagnoli)
Le Muse lo avrebbero dunque ispirato, e grazie a loro egli iniziò a cantare le origini degli dei. Fu così che l'Elicona divenne un simbolo dell'ispirazione poetica.