San Girolamo
La storia di San Girolamo
(alias San Gerolamo, San Geronimo, st Jerome)
Sofronio Eusebio Girolamo, nato a Stridone (Dalmazia, l’odierna Croazia) verso il 347 da una ricca famiglia cristiana che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi, è venerato dai cattolici come santo nonché padre e dottore della Chiesa.
A Roma provò i piaceri della vita mondana, ma ricevuto il battesimo verso il 366, crebbe il desiderio e l'interesse per la vita ascetica e, recatosi ad Aquileia, si inserì in un gruppo di ferventi cristiani (da lui definito quasi "un coro di beati"), riunito attorno al Vescovo Valeriano.
Studierà per tutta la vita, viaggiando dall’Europa all’Oriente con la sua biblioteca di classici antichi, sui quali si è formato, meditando in solitudine e trascrivendo codici e opere dei Padri della Chiesa.
Nel 375, dopo una malattia, Gerolamo passa alla Bibbia e, convinto che per interpretarla sia necessario passare attraverso la lingua in cui venne scritta e tradotta per la prima volta, studia il greco ad Antiochia, poi, nel deserto della Calcide ai confini della Siria, si dedica all’ebraico.
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Ad Antiochia nel 379 Gerolamo riceve il sacerdozio e qualche anno dopo si trasferisce a Roma, dove Papa Damaso I, conoscendo la sua fama di asceta e la sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere e lo incaricò di riscrivere in latino il testo di una diffusa versione della Bibbia, detta Itala, realizzata non sull’originale ebraico, ma sulla versione greca detta dei Settanta.
Per fare questo lavoro Gerolamo resta a Roma dove sentendo più pungente il peso dei trascorsi giovanili avverte il contrasto tra mentalità pagana e vita cristiana e presto si scontra e polemizza con i nuovi cristiani, stigmatizzandone vizi e ipocrisie, dopo che l’imperatore Teodosio ebbe fatto del cristianesimo la religione di Stato.
Nel 384, alla morte di Damaso I, intraprende un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, poi in Egitto, fermandosi per costruire un monastero a Betlemme di Giuda, per continuare a scrivere testi storici, dottrinali, educativi, corrispondendo con gli amici di Roma e proseguendo il lavoro sulla Bibbia, traducendola e commentandola nelle sue opere, per il resto della vita.
La Bibbia di Gerolamo detta Vulgata venne accolta e usata da tutta la Chiesa.
Nonostante il carattere difficile e focoso ricevuto dalla natura, Gerolamo si è impegnato concretamente nella fede cristiana anche attraverso le polemiche dottrinali, perfino con sant’Agostino.
Gli ultimi suoi anni sono rattristati dalla morte di molti amici e dal saccheggio di Roma compiuto da Alarico nel 410; un evento che angoscerà la sua vecchiaia.
Fatto santo, Gerolamo è considerato il protettore dei Traduttori, Bibliotecari e Studiosi e, per i suoi studi legati all'antichità, è considerato il patrono degli archeologi.
Esistono due iconografie principali di San Girolamo: una con l'abito cardinalizio e con il libro della Vulgata in mano, oppure intento alla scrittura e un'altra nel deserto, o nella grotta di Betlemme, senza l'abito e con il cappello cardinalizio gettato in terra a simbolo della sua rinuncia agli onori.
Spesso si vede raffigurato il leone a cui tolse una spina da una zampa e che secondo la
Legenda Aurea non lo lasciò più; è considerato simbolo della forza bruta vinta con la pietà. Si trova anche un crocifisso a cui rivolgere l'adorazione o con un teschio, segno di penitenza.
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