Chi era Polifemo
Le gesta del mitologico
Polifemo furono cantate o messe in scena dagli antichi poeti come Teocrito, Ovidio, Euripide, Virgilio ed Omero che ne danno un'immagine psicologicamente diversa, ma concordante nel descriverne l'aspetto.
Polifemo era un Ciclope, un gigante con un solo occhio al centro della fronte; figlio della Terra, (Gea) e di Urano, fratello dei tre ciclopi Bronte il “Tonante”, Sterope, il “Lampo” e Arge, lo ”Scintillante” .
Secondo la tradizione vivevano alle pendici del vulcano Etna e lavorava in una enorme fucina nel ventre del vulcano per costruire i fulmini per Zeus e altre opere magiche come l'armatura di Achille.
In una leggenda Polifemo, signore del luogo e ministro del dio Efesto (Vulcano), si innamorò della Ninfa Galatea la quale a sua volta era innamorata del pastorello Ace, figlio del dio Pan, protettore dei monti e dei boschi.
Quando Galatea respinse la sua domanda di matrimonio, Polifemo si offese a morte perché la Ninfa preferiva a lui un povero pastore e pieno di
rabbia cominciò a battere con i pugni sulle pareti della grotta, e lo sconquasso fece tremare tutta la montagna, poi entrato nel bosco alla ricerca di Aci, si apriva la strada sradicando, con le sue possenti mani, decine di alberi.
(pubblicita' ads A1)
Quando alla fine il Ciclope, accecato dalla gelosia, incontrò il giovane, sradicò dal suolo una enorme roccia e la lanciò addosso ad Aci, schiacciandolo.
Il pianto senza fine di Galatea destò la compassione degli Dei che vollero attenuare il suo tormento trasformando Aci in un bellissimo
fiume che scende dall'Etna e sfocia nel tratto di spiaggia dove solevano incontrarsi i due amanti.
Nell'Odissea Polifemo è un ciclope figlio di
Poseidone (dio del mare) e di Toosa, una ninfa dei mari che Ulisse, sbarcato nella Terra dei Ciclopi, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, malauguratamente incontra e viene catturato con i suoi compagni.
Il Polifemo di Omero è terribile e si ciba di carne umana: sei marinai vengono dilaniati e divorati dal mostro.
Per sfuggire alla prigionia di Polifemo ed alla morte, Ulisse escogita una trappola dopo aver offerto del vino al Ciclope, prima che questo si
addormenti Ulisse gli dice di chiamarsi "Nessuno".
Mentre Polifemo dorme ubriaco Ulisse con l'aiuto dei compagni lo acceca conficcando nel suo unico occhio con un bastone di ulivo appuntito e arroventato.
Mentre Ulisse ed i suoi si nascondono fra le pecore del gigante, Polifemo urla per il dolore e la rabbia fino a svegliare gli altri ciclopi.
Ma quando arrivano alla grotta di Polifemo chiedendogli perché urli tanto forte, risponde che "Nessuno" sta cercando di ucciderlo.
I ciclopi pensano sia ubriaco e lo lasciano solo. La mattina dopo, mentre Polifemo fa uscire il suo gregge, Ulisse e i suoi uomini scappano aggrappati al vello del ventre delle pecore per sfuggire al tocco di Polifemo.
Quando il ciclope si accorge che Ulisse è scappato, va su una scogliera e incomincia a scagliare pietre alle navi di "Nessuno", poi maledicendo Ulisse prega il padre Poseidone, di vendicarlo; per questo le burrasche priveranno Ulisse della nave e dei suoi uomini.
Torna all'indice Temi Mitologici