La storia di Narciso
Narciso, figlio del dio fluviale
Censo e della ninfa
Lirope, una delle
Oceanine, era bellissimo.
Il suo nome deriva dal termine greco "
nàrke", che significa torpore, un nome profetico.
La madre chiese all'indovino
Tiresia il destino riservato al figlio e il vaticinio fu un enigma: Narciso sarebbe vissuto finché non si fosse conosciuto.
Appassionato della caccia, Narciso percorreva, instancabilmente montagne e selve, finché si incontrò con la
ninfa Eco che s'innamorò perdutamente di lui.
Eco a sua volta aveva una sua leggenda personale, secondo la quale, d'accordo con Zeus (Giove), aveva distratto la moglie Era (Giunone), parlandole ininterrottamente, mentre Zeus si intratteneva in amori extraconiugali.
Quando Era scoprì l'inganno, punì la ninfa Eco trasformandola in un suono che riproduceva le ultime parole pronunciate da altri: un'eco, appunto.
Narciso rifiutò l'amore di Eco, allontanandosi e non facendosi più trovare.
Eco si consumò d'amore e divenne un'ombra della quale non rimase altro che la voce (qui si ricollega con l'altra leggenda).
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Ma
Nèmesi, la terribile dea che puniva gli errori e le dolcezze degli uomini, mossa a pietà per la povera Eco e sdegnata dalla indifferenza di Narciso, volle vendicarla.
Guidò Narciso sulla sponda d'una fonte le cui acque limpide e terse gli rimandarono come in uno specchio, nitidissima, la sua immagine.
Narciso innamorato della sua l'immagine riflessa, non trovò più la forza di staccarsene, tanto da morire di dolore quando si accorse di non poterla possedere.
Narciso morì consunto dal suo vano e ridicolo amore e, trasformato dalla dea vendicatrice nel fiore che conserva il suo nome, gli antichi lo consacrarono alle
Furie.
Il mito di Narciso lo troviamo per la prima volta nelle
Metamorfosi di Ovidio; ripreso poi in età medievale con la traduzione in volgare delle stesse Metamorfosi.
Il mito di Narciso fu ripreso nel Rinascimento, attraverso la reinterpretazione del mito offerta da
Francesco Bacone, come monito alla vanità.
Questa figura mitologica ha poi avuto una notevole importanza nella cultura tedesca e in particolare in autori come
Herder,
Hamann e una serie di altri letterati o pensatori dell'Ottocento Tedesco, i quali sovente si sono riferiti alla figura di
Narciso reinterpretata per lo più in chiave romantica.
L'amore per sé stessi divenne oggetto di studio per la scienza medica nascente:
la psicoanalisi.
In medicina il
narcisismo è un disturbo della personalità e, in termini generali, è l'amore che una persona prova per la propria
immagine e per se stesso.
Questo porta il malato di narcisismo a reagire alle critiche con rabbia, vergogna o umiliazione, alla tendenza a sfruttare gli altri per i propri interessi, alla sensazione di essere importanti, anche in modo immeritato, al sentirsi unici o speciali, compresi solo da certe persone, alle fantasie di illimitato successo, potere, amore, bellezza, ecc., a sentirsi di meritare privilegi più degli altri, ad avanzare eccessive richieste di attenzione o ammirazione, ad una mancanza di empatia verso i problemi delle altre persone e spesso ad una persistente invidia.
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