Storia di Davide e Betsabea
I personaggi
Davide: Re d'Israele
Uria l'Hittita: Guerriero hittita naturalizzato ebreo e marito di Betsabea
Betsabea: in ebraico Bathshebba, moglie di Uria e amante di re Davide
Natan: Profeta
La storia
La vicenda è narrata nella Bibbia, nel Secondo Libro di Samuele, un testo tanto intrigante che ai giorni nostri ne hanno tratto un Film, un classico Colossal.
Davide, benedetto
Re d'Israele dal sacerdote e profeta
Samuele, mentre i suoi soldati sono impegnati a devastare il paese degli Ammoniti ed a porre l’assedio ad una città, rimasto nel suo palazzo a Gerusalemme, dalla terrazza vede la figlia di Eliam, Betsabea, he fa il bagno.
Davide incantato dalla sua bellezza e sconvolto dal desiderio, pur sapendo che lei è la moglie di
Uria, uno dei suoi più valorosi comandanti, la convoca ed ha con lei un rapporto carnale.
Betsabea presto rimane incinta e questo comporterebbe per lei la pena di morte per flagrante adulterio: suo marito è in guerra, nell'assedio dell'attuale Amman in Giordania.
Davide per salvare Betsabea, richiama a palazzo il marito, lo informa del bambino in arrivo e lo invita ad andare a casa per avere con la moglie rapporti sessuali che giustifichino la gravidanza.
Uria, offeso e infuriato rifiuta, perché Davide ha già più mogli dalle quali ha parecchi figli ed un numero imprecisato di concubine e il re è costretto a trovare un'altra soluzione.
Davide, che non ha nessuna intenzione di perdere Betsabea, della quale è davvero innamorato e che vuole sposare (in seguito da lei avrà quattro figli, uno dei quali sarà Salomone), consegna a Uria un messaggio da portare al suo comandante,
generale
Loab.
Uria diventa così l'inconsapevole messaggero della sua condanna a morte.
Infatti, Davide, nel messaggio, ordina al generale di mandare Uria in prima fila perché muoia in battaglia, cosa che avviene in breve tempo.
Per Davide questo risolve tutto: può finalmente sposare, senza alcun rimorso, l'amata Betsabea, ora vedova.
Ma nel silenzio si leva solitaria una voce, quella del profeta
Natan che si presenta al re e gli racconta una parabola.
E' la storia di due uomini, un ricco proprietario di armenti e un pastore che aveva una sola pecora.
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Quando il profeta chiede a Davide come deve essere giudicato il ricco proprietario quando si impossessa dell'unica pecora del pastore, Davide, sdegnato, grida che quel ricco merita la morte, autocondannandosi.
Perchè è a questo punto che il profeta gli punta l'indice contro gridandogli: "Sei tu quell'uomo!" e lo accusa non solo di adulterio, ma anche di omicidio.
Davide, ritornato alla sincerità della sua coscienza, confessa la sua colpa: "Ho peccato contro il Signore!".
Queste parole sono il punto di partenza del Salmo 51, il famoso
Miserere, che la tradizione mette sulle labbra di Davide: "Pietà di
me, secondo la tua misericordia; nella tua bontà cancella il mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre davanti..." ecc.
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