Storia di Apollo
Il simbolo della giovinezza e della bellezza, fonte di vita e guarigione, protettore delle arti civilizzate, luminoso e potente come il sole stesso, Apollo (
Phoebus) era, senza
dubbio, il più amato di tutti gli dei greci.
Nascita e famiglia
Figlio di Zeus e Leto e fratello gemello di Artemide, Apollo nacque sull'isola di Delos (nel racconto di Esiodo che stringeva una spada d'oro).
Al suo primo assaggio di ambrosia si diceva che
si fosse immediatamente trasformato da bambino in uomo.
I santuari furono costruiti in suo onore in tutto il mondo greco, in particolare a Delo e a Rodi.
In effetti, nell'antichità, il
Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo, era un'enorme rappresentazione di Apollo.
Come con le altre grandi divinità, Apollo ebbe molti figli; forse i più famosi sono Orfeo, Ione
e Asclepio (a cui ha dato la sua conoscenza della guarigione e della medicina).
Simboli associati
Gli oggetti tradizionalmente associati al dio includono: un arco d'argento (simbolico della sua bravura come arciere),
un Kithara o una lira fatta dal guscio di una tartaruga, un ramo di alloro
(simbolo del destino di Daphne che, dopo l'amorosa ricerca da parte di Dio, condusse suo padre, il dio del fiume Phineus,
a trasformarla in un alloro albero), l'omphalos (simbolo della posizione di
Delfi come l'ombelico del mondo) e una palma (che Leto afferrò quando diede alla luce suo figlio).
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Apollo, la Musica, la poesia e la medicina
Sebbene fosse associato a molti aspetti positivi della condizione umana come la musica, la poesia e la medicina, il dio
aveva anche il suo lato più oscuro come portatore di peste e di vendetta divina,
e il più famoso fatto che lo illustra come uccisore spietato dei sei figli di Niobe (o in alcuni sette) avvenuta come
punizione per il suo vanto, e come fustigatore di Marsia, dopo la presuntuosa
pretesa di essere musicalmente più dotato di Apollo stesso.
La guerra di Troia
Apollo è un protagonista importante nella guerra di Troia dell'Iliade. Dalla parte dei troiani, dà particolare aiuto agli eroi
Ettore, Enea e Glauco, salvando le loro vite in più di un'occasione con
il suo intervento divino.
Apollo è più frequentemente descritto da Omero ed Esiodo come il "lontano-sparatore", il
"proletario", il "ladro di eserciti" e "Phoebus Apollo".
La presenza più diretta di Apollo tra i greci si manifestò nel suo oracolo a Delfi, il più importante nel mondo greco.
Apollo, desiderando rivelare all'uomo le intenzioni di suo padre Zeus, creò l'oracolo sul luogo dove uccise il serpente (o drago) Pitone.
I giochi Pitici panellenici furono iniziati sul sito per commemorare la morte di questa creatura divina.
Treppiedi e ghirlande di alloro furono dati in premio ai vincitori dei giochi.
Rappresentanza nell'arte ellenica
Apollo appare frequentemente in tutti i mezzi espressivi dell'arte dell'antica greca, più spesso come un bel giovane senza barba.
Si identifica facilmente con un Kithara o una lira, un treppiede di bronzo (che indica il suo oracolo a Delfi), un cervo
(che spesso combatte con Eracle ), un arco e una faretra.
E' anche occasionalmente ritratto su un carro trainato da leoni o cigni.
Forse la più celebre rappresentazione di Apollo nell'antica arte greca è la statua che dominava il centro del frontone occidentale del Tempio
di Zeus ad Olimpia (circa 460 a.C). Qui, in posa maestosa, porta ordine e ragione alla battaglia tra i Lapiti ei Centauri alle nozze di Peirithoos.
Nelle rappresentazioni artistiche del Rinascimento, Apollo è raffigurato in scene riprese e reinterpretate da molti artisti.
Le più frequenti lo ritraggono insieme a Diana, a Mercurio, alla sibilla cumana, a Dafne, a Marsia o con le nove Muse e naturalmente nella
scena in cui sconfigge il pitone.
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