La morte di Lucrezia
L'episodio storico riguardante la morte di Lucrezia, ci è stato tramandato da Tito Livio nella sua la versione
sulla istituzione della Repubblica dopo il periodo monarchico dei famosi Sette Re di Roma.
Secondo lo storico, era in corso a Roma un assedio alla città di Ardea e, per non annoiarsi troppo, i figli del re Tarquini il Superbo ed i
nobili, durante la notte tornavano in città per controllare come passavano il tempo durante la loro assenza le loro donne.
Fra questi giovani c'era Collatino che, sicuro dell'onestà di sua moglie Lucrezia, portò con se alcuni amici ai quali aveva decantato le lodi
della onesta e laboriosa moglie.
Infatti entrati nascostamente in casa, trovarono Lucrezia che filava la lana con le sue ancelle, mentre altre mogli stavano felicemente
banchettando con altri uomini.
Fra gli amici di Collatino c'era il figlio del Re, Sesto Tarquinio che ne restò affascinato e preso dal desiderio di possederla.
Alcuni giorni dopo, all'insaputa del marito, tornò alla casa di Collatino, con un solo uomo di scorta e venne accolto con grande ospitalità.
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Dopo cena, mentre tutti dormivano, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliata dal sonno tentò di respingerlo, ma l'uomo la
minaccio con la spada dicendo che se Lucrezia non si fosse concessa, l'avrebbe uccisa con accanto il corpo mutilato di uno schiavo, e avrebbe
sostenuto di averla colta in flagrante adulterio.
Lucrezia, per salvare il suo onore, fu costretta a cedere allo stupro del figlio del re, ma appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un
messaggero a suo padre Spurio Lucrezio Tricipitino e uno al marito pregandoli di tornare da lei al più presto con un amico fidato perché
era accaduta una grande sciagura.
Tito Livio racconta così il fatto:
"Aduentu suorum lacrimae obortae, quaerentique viro "Satin salue?" "Minime"
inquit; "quid enim salui est mulieri amissa pudicitia? Vestigia viri alieni, Collatine, in lecto sunt tuo; ceterum corpus est tantum violatum,
animus insons; mors testis erit. Sed date dexteras fidemque haud impune adultero fore. Sex. est Tarquinius qui hostis pro hospite priore nocte
vi armatus mihi sibique, si vos viri estis, pestiferum hinc abstulit gaudium." Dant ordine omnes fidem; consolantur aegram animi avertendo
noxam ab coacta in auctorem delicti: mentem peccare, non corpus, et unde consilium afuerit culpam abesse. "Vos" inquit "uideritis quid illi
debeatur: ego me etsi peccato absoluo, supplicio non libero; nec ulla deinde impudica Lucretiae exemplo uiuet." Cultrum, quem sub ueste
abditum habebat, eum in corde defigit, prolapsaque in volnus moribunda cecidit. Conclamat vir paterque."
Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere. Il marito allora le chiede: "Tutto bene?" Lei gli risponde: "Come fa ad andare tutto bene a
una donna che ha perduto l'onore?"
Nel tuo letto, Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia
morte. Ma giuratemi che lo stupratore non rimarrà impunito.
Si tratta di Sesto Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo violenza in cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me.
Se siete uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche a lui."
Uno dopo l'altro giurano tutti e cercano quindi di consolarla con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore di
quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima; poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca
l'intenzione, non si può parlare di colpa.
Ma lei replica: "Sta a voi stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla
colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!"
Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime tra le urla
del marito e del padre. »
Il marito Collatino, il padre e l'amico Lucio Giunio Bruto decisero di vendicarla, provocando e guidando una sommossa popolare che cacciò via
i Tarquini da Roma e li costrinse a rifugiarsi in Etruria.
Così nacque la Res Publica Romana, i cui primi due Consoli furono proprio Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Giunio Bruto, artefici della
sollevazione contro quello che poi fu ricordato come l'ultimo re di Roma.
Lo stupro di Lucrezia e il suo suicidio sono diventati uno dei temi rappresentati nelle arti, soprattutto a partire dal XVI secolo.
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