Galleria degli Uffizi - Firenze
Gli Uffizi, voluti dal Granduca Cosimo I° dei Medici per
accogliere gli Uffici e gli Archivi di Stato, diede l'incarico al suo
architetto di fiducia
Giorgio Vasari.
Il corpo architettonico a forma di U, tra i più splendidi esempi di architettura rinascimentale, fu costruito rapidamente dal 1560 al 1565.
In occasione delle nozze tra Francesco I e Giovanna d’Austria, vide la luce anche il famosissimo Corridoio, detto Vasariano, che
congiungeva e che congiunge ancora la Galleria con
Palazzo Pitti (un tempo reggia dei de' Medici), passando lungo il fiume Arno e sopra il Ponte Vecchio.
Quando la famiglia dei Medici si estinse nel 1737, i granduchi di Lorena,
che avevano ereditato la galleria, accettarono di aprire la galleria ai fiorentini, continuando ad incrementare la collezione di opere d'arte.
INFORMAZIONI:
Apertura:
Da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
Chiusura:
tutti i lunedì, Capodanno, 1° maggio e Natale.
Prenotazioni per la visita: Tel: 055 294883
Sito Ufficiale: http://www.uffizi.firenze.it/
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Sala 1 Archeologica
Dopo aver percorso un corridoio ornato da sculture classiche, si entra a sinistra, in una sala dove sono esposte alcune
sculture e testimonianze architettoniche antiche.
Affreschi e le grottesche che decorano il soffitto del corridoio risalgono al XVI secolo; questi affreschi sono surreali e
completamente diversi per stile dal resto dei capolavori del museo.
La sala archeologica venne creata nel 1921, con opere provenienti da Roma, come le tre statue romane copie dell'opera greca del I
secolo a.C., il "Doriforo di Policleto": una in bronzo, una in marmo e l'ultima in basalto verde, raffigurante il "Torso del
Doriforo".
Molto belle e interessanti sono il "Busto di Cicerone" in onice e "Il Torso Gaddi", forse un originale greco del I secolo a.C.
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Sala 2 del Duecento e di Giotto
Nella sala sono esposti dipinti in tempera su tavola, con fondo oro, databili tra la prima metà del secolo XII e gli inizi del secolo XIV,
provenienti da chiese toscane.
Nel luminoso ambiente spiccano le tre tavole cuspidate di
Duccio di
Boninsegna,
Cimabue e
Giotto, chiamate Maestà perché raffigurano la
Madonna col Bambino in trono, circondata da angeli e santi.
La Maestà di Giotto, che era la pala dell'altare maggiore della chiesa di Ognissanti, con la sua
interpretazione dello spazio, l'attenzione alla luce che modella le
figure, l'interesse per il naturale, rappresenta uno dei più
significativi punti di partenza per lo sviluppo dell'arte italiana.
Sala 2 del Duecento e di Cimabue
Le tavole esposte in questa bella sala sono opere fondamentali per capire gli orientamenti della pittura in
Toscana fra Duecento e Trecento ed il profondo rinnovamento che ebbe
inizio in questo periodo fondamentale per l'arte.
La opere di
Cimabue,
pur conservando i tratti classici della pittura bizantina, introduce i primi tocchi di naturalezza e plasticità alle figure.
In questa sala trova il suo spazio la Madonna Rucellai di Duccio Da Boninsegna dove la tendenze Bizantina dalla cui scuola l'artista proveniva è superata da evidenti elementi Gotici che sarà una costante di tutta la successiva Arte Senese della prima metà del Trecento.
Sala 3 del Trecento senese
Nella Sala, che raccoglie alcuni capolavori dell'Arte Senese del Trecento, spiccano
L'Annunciazione di
Simone
Martini e Lippo Memmi e la Presentazione al Tempio dei fratelli Pietro e
Ambrogio Lorenzetti.
Queste due opere che provengono dal Duomo di Siena, rappresentano chiaramente le due tendenze dell'arte senese: la fedeltà al
Bizantino e l'evoluzione nel Gotico
Simone Martini, nella sua opera manifesta tutta la raffinatezza, sia nelle forme che nei colori, del gotico, mentre i Lorenzetti,
pur esprimendo attenzione per le novità giottesche, sono ancora classicamente bizantini.
Corrente Artistica: Il Gotico
Sala 4 del Trecento fiorentino
Nella sala, dedicata a maestri della pittura fiorentina del Trecento, si possono ammirare, accanto ai grandi polittici, i dipinti di piccole dimensioni, che erano usati per devozione domestica.
Qui si trovano i pittori della scuola di
Giotto, i primi giotteschi sono rappresentati da Pacino di Buonaguida, Jacopo del Casentino e Bernardo Daddi.
Di
Taddeo Gaddi, che fu
probabilmente, come parte il Vasari, il discepolo di Giotto con maggior talento o comunque quello che meglio riuscì a portare avanti lo stile del suo Maestro è il San Francesco che riceve le stimmate dipinta a tempera e oro zecchino su tavola antica, secondo le antiche ricette della scuola e la Madonna in trono col Bambino, angeli e sante.
Sala 4 del Trecento
Nella sala del Trecento è conservata la bellissima Pietà
del Giottino, chiamata Pietà di San Remigio, un'opera a tempera su tavola, considerata dal Vasari una delle migliori opere della
pittura fiorentina della seconda metà del Trecento.
Giottino introduce caratteri più moderni nella sua pittura attraverso la diversa espressività dei personaggi del dipinto e con l'utilizzo di varie tonalità di colore.
Del pittore
Giovanni da Milano, un artista lombardo, che ha saputo unire la tradizione nordica a quella toscana è parte del Polittico di Ognissanti recentemente restaurata; smembrato nel corso dei secoli, la tavola centrale del Polittico che rappresenta l’Incoronazione della Vergine è conservata al Museo Nacional de Bellas
Artes di Buenos Aires.
Sala 5 il Gotico internazionale
Per Gotico Internazionale la storia dell'arte fa riferimento all'arte figurativa della pittura dei primi decenni del Trecento.
Tra i fiorentini le cui opere sono conservate in questa Sala, spicca di
Lorenzo Monaco l'Incoronazione della Vergine, il grande polittico a tempera e oro su tavola dipinto nel 1414 per la chiesa del convento degli Angeli dell'ordine dei Camaldolesi, cui il pittore apparteneva.
Attribuita al
Beato Angelico è la Tebaide, una lunga tavola con la rappresentazione di singoli episodi dell’operosità e della vita monastica degli eremiti.
Il nome deriva dall’eremo presso Tebe in Egitto, dove San Pacomio (292 – 346 d.C.) organizzò il primo monastero costituito secondo le regole fondamentali del monachesimo.
Sala 6 il Quattrocento
In queste sale sono presenti, con quelle dei fiorentini, opere del
senese
Giovanni di Paolo, del veneziano
Jacopo Bellini e
una del fiorentino trapiantato in Spagna Gherardo Starnina.
A
Gentile
da Fabriano, uno dei maggiori pittori italiani,
del Quattrocento appartengono due delle opere più famose della sala: Quattro Santi dal Polittico Quaratesi e l'Adorazione dei
Magi, entrambe eseguite durante un soggiorno fiorentino
del pittore.
Il dipinto l'Adorazione dei Magi è un capolavoro del realismo e della composizione, soprattutto grazie alla grande cura dei
particolari nel realizzare i personaggi, gli abbigliamenti e gli oggetti presenti nella scena.
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Sala 7 del primo Rinascimento
Sono qui raccolte alcune delle opere universalmente note e caratteristiche del
Rinascimento italiano,
Tutti i dipinti, pur nella diversità dei soggetti e dei caratteri formali, sono espressione della cultura dell'Umanesimo e della riscoperta dell'antico, della ricerca di uno spazio prospetticamente definito.
Nella opera "Sant'Anna Metterza", realizzata nel 1424 da
Masaccio il capostipite del rinnovamento in pittura, eseguita in collaborazione con il suo maestro di bottega
Masolino da Panicale, si intravedono i segni del rinnovamento espressione della cultura dell'Umanesimo.
Di Masaccio sono anche il solenne dipinto " Il Bambino e la Vergine" e la "Madonna del solletico".
La Battaglia di San Romano di
Paolo Uccello che illustra un'interpretazione originale della prospettiva fa parte di un trittico dipinto che decorava la camera di Lorenzo il Magnifico, oggi diviso tra la
National Gallery di Londra, il
Louvre di Parigi e gli Uffizi.
Di
Domenico Veneziano
nella sala si trova la Pala di Santa Lucia de'Magnoli, una delle prime pale d'altare rettangolare, senza il fondo oro della tradizione medievale che rappresenta la Sacra conversazione coi santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia.
Particolare della Pala è la luce che investe i personaggi che sembrano immersi in una chiara luce mattutina.
Corrente artistica del Rinascimento
Sala 8 dei Lippi
La sala raccoglie numerosi dipinti di
Filippo Lippi e di suo figlio Filippino attivo negli ultimi due decenni del secolo.
Filippo mostrò grande attenzione agli sviluppi della contemporanea scultura fiorentina, in particolare alla produzione di
Donatello e di
Luca della Robbia.
Dalla
pittura fiamminga gli derivò il gusto dei materiali preziosi resi con straordinaria efficacia, come possiamo constatare nell'Incoronazione della Vergine o nella Madonna col Bambino e due angeli, uno dei dipinti più famosi
della Galleria.
Nella sala sono esposti anche alcuni capolavori di Filippino, come la grande pala con l'Adorazione dei Magi e opere di
Alesso Baldovinetti.
Dopo l'ultima ricollocazione delle opere, in questa sala si trova il “Doppio ritratto” del Duca e della Duchessa di Urbino di
Piero della Francesca, ritenuto il primo esempio di ritrattistica individuale, che segna il cambiamento dall’arte religiosa all’arte secolare privata ed in cui l'artista esalta l'uomo, celebrandolo attraverso le sue virtù.
Sala 9 dei Pollaiolo
La sala raccoglie in prevalenza dipinti dei fratelli
Antonio e Piero del Pollaiolo, interpreti, nella seconda metà del Quattrocento, di una pittura dal forte risalto lineare, ma anche molto attenta alle suggestioni fiamminghe.
Di notevole importanza è la pala con i Santi Giacomo, Vincenzo ed Eustachio, lavoro (forse) di collaborazione tra i due, nella
quale è evidente la varietà e la ricercatezza dei dettagli, tipica dell'epoca.
Il massimo della ricercatezza si trova nella illustrazione delle vesti intessute di gioielli, nello straordinario cappello di san
Giacomo e nella conchiglia del pellegrino, poggiato sul pavimento in marmi policromi.
Nella sala si trovano anche le sette tavole con Virtù, sei delle quali eseguite da Piero del Pollaiolo e la settima raffigurante la
Fortezza, opera giovanile di
Sandro Botticelli.
Sale del Botticelli 10-11-12-13-14
Questa grande sala, ricavata come le precedenti dal vano dell'antico Teatro mediceo, conserva la copertura originaria e contiene la
più completa raccolta di opere di
Sandro Botticelli.
Qui sono esposti i primi dipinti di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano, che testimoniano della sofisticata cultura neoplatonica di Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico.
Le opere esposte documentano il cammino artistico del pittore, partendo dalle opere più giovanili legate ancora allo stile di Filippo Lippi e del Verrocchio: la graziosa Madonna in gloria di Serafini e la Madonna del Roseto.
Seguono il Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove è evidente la maturazione dello stile legata allo studio del realismo di opere fiamminghe.
Sala 10 - 14 del Botticelli
A fianco delle opere più famose di La Primavera e La Nascita di Venere, sono visibili altre opere mitologiche, come tenera Pallade e il Centauro, allegoria degli istinti umani divisi tra ragione e impulsività, ma guidati dalla sapienza divina.
Fra i dipinti di soggetto sacro del Botticelli si distingue la Pala di San Barnaba, dipinta a tempera su tavola del 1487 che rappresenta una sacra conversazione impostata attorno all'alto trono marmoreo della Vergine col Bambino con sei santi: santa Caterina, san Barnaba, san Giovanni Battista, sant'Ignazio e san Michele Arcangelo.
Con la predicazione del Savonarola a Firenze ritorna un clima di cupa religiosità che contagia anche Botticelli che nell'Incoronazione della Vergine torna allo sfondo oro in una scena che pare ispirata dalla lettura di Dante.
Sala 10 - 14 Trittico Portinari - Hugo van der Goes
Qui è conservato uno dei capolavori dei primitivi fiamminghi, l'opera monumentale di
Hugo van der Goes,
(1473-1478 ca.) conosciuto come Trittico Portinari, giunto a Firenze nel 1483, che esercitò una grande influenza sugli artisti fiorentini, a partire
dallo stesso Botticelli.
La grande parte interna centrale rappresenta una scena molto affollata di personaggi ed animali che raffigura una sorprendente Natività.
Sulle ante che proteggono il pannello centrale sono dipinte all'esterno un'Annunciazione e all'interno grandi figure di santi.
Le suggestioni della cultura nordica agirono anche su
Domenico Ghirlandaio, che è presente con tre dipinti nella stessa sala.
Corrente Artistica Primitivi Fiamminghi
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