Galleria dell'Accademia Firenze
Questa Galleria deve la sua popolarità alla presenza di alcune
sculture di Michelangelo:
i Prigioni, il
San Matteo e in particolare il celebre
David, qui trasportato nel 1873, per il quale venne realizzata la scenografica galleria.
Nei locali contigui, ricavati da due antichi conventi, sono state raccolte, a partire dall’Ottocento, importanti opere d’arte provenienti dall’
Accademia del Disegno, dall’
Accademia di Belle Arti e da
Conventi soppressi.
Si tratta in gran parte di dipinti di soggetto religioso e una collezione di tavole a fondo oro, eseguiti dai maggiori
maestri fiorentini dalla seconda metà del
Duecento alla fine del
Cinquecento.
ORARI
Da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
Chiusura: tutti i lunedì, Capodanno, 1° maggio e Natale.
BIGLIETTI
Biglietto intero: € 15
Biglietto ridotto: € 8,75
Il biglietto è valido anche per il Dipartimento degli Strumenti Musicali
PRENOTAZIONI PER LA VISITA
Firenze Musei, Tel: 055 294883
Costo della prenotazione: € 4,00
Acquista i biglietti online
Organizzazione della Galleria
Piano terra:
Ingresso
Anticolosso
Colosso
Sala del Quattrocento
Galleria dei Prigioni
Tribuna del David
Sala del Duecento e del primo Trecento
Sala degli Orcagna e dei loro seguaci.
Piano Primo:
Sala dei Giotteschi
Sala dell'Ottocento
Sala di Giovanni da Milano
Sala del Tardo Trecento
Sala di Lorenzo Monaco
Sala del Gotico Internazionale.
Galleria dei Prigioni
La Galleria prende il nome da quattro grandi sculture raffiguranti nudi maschili note come
i Prigioni che furono ideate da
Michelangelo per il monumento sepolcrale di Papa Giulio II.
Le quattro statue, usate dal Granduca Cosimo I de' Medici come angolari della grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli sono in
questa galleria dal1909.
La fama delle quattro possenti sculture è dovuta soprattutto allo stato di lavorazione incompleto.
Secondo l'ideale platonico, allora molto in voga a Firenze, Michelangelo aveva fatta sua l'usuale pratica di lavoro detta
"non-finito",
che lascia all'osservatore la libertà di dare alla figura il senso definitivo.
L'utilizzo del non-finito ha anche lo scopo di mostrare la difficoltà dell'artista ad estrarre dal blocco di marmo, la figura
umana, significando lo sforzo dell'umanità per liberare lo spirito dalla materia.
La Galleria ospita inoltre la statua del
San Matteo scolpita da Michelangelo nel 1505-1506 per la Cattedrale di Firenze.
La raccolta michelangiolesca è completata dal gruppo della
Pietà proveniente dalla cappella di Palazzo Barberini a Palestrina (molto discussa dai critici).
Nell'ottobre del 2006 sono state poste alla galleria dei prigioni alcune pitture di artisti strettamente legati a Michelangelo, come
Granacci e
Ridolfo del Ghirlandaio.
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Tribuna del David
Dal 1873 la Galleria ospita il
David di Michelangelo, una delle sculture più famose al mondo.
La statua, realizzata in marmo bianco e alta oltre 4 metri, fu eseguita da Michelangelo fra il 1501 e il 1504.
e raffigura il personaggio biblico di David, nel momento in cui si appresta ad affrontare il gigante Golia con una semplice fionda.
Realizzata per essere collocata vicino alla Cattedrale di Firenze, venne collocata in
Piazza della Signoria, davanti a
Palazzo Vecchio, dove è rimasta per oltre 350 anni.
Emblema degli ideali della Firenze repubblicana dei primi anni del XVI secolo, la grande figura del David è diventata progressivamente sinonimo di perfezione formale,
della bellezza classica maschile.
La tensione della muscolatura, levigata in una bellezza fuori dal tempo, la partecipazione emotiva rivelata dallo sguardo accigliato e dalla
posa in torsione che prelude al movimento, rende vivo il marmo.
Sala del Colosso
La sala ha questo nome da quando qui si conservava il gesso di una statua antica, uno dei Dioscuri di Montecavallo, una volta presente nella Galleria.
Al centro del salone si trova ora il gesso del
Ratto delle Sabine, opera dello scultore fiammingo
Jean de Boulogne detto Giambologna, eseguita intorno al 1582, la cui versione in marmo è collocata ancora oggi sotto la
Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze.
Il gesso del Giambologna è contornato da una raccolta di dipinti a soggetto religioso dei primi anni del Cinquecento che rispecchia soprattutto il classicismo e il clima devoto entro il quale operavano i pittori della scuola di San Marco, centro d'arte che ebbe come capiscuola
Fra' Bartolomeo, frate domenicano del convento di San Marco e
Mariotto Albertinelli, artisti
dei quali la Galleria ospita alcune tavole.
Fra le opere più note si ricorda una pala d'altare proveniente dalla Chiesa della Santissima Annunziata a Firenze raffigurante la
Deposizione di Cristo dalla croce, iniziata nel 1504 da
Filippino Lippi e completata, in seguito alla morte del pittore, dal
Perugino nel 1507, cui spetta l'esecuzione di tutta la parte inferiore del dipinto.
Per visualizzare la Sala del Colosso clicca
QUI.
Sala di Giotto e della sua scuola
La sala ospita opere di alcuni pittori fiorentini del XIV secolo
seguaci di
Giotto, il grande pittore fiorentino che aveva rinnovato dimostrando un interesse per la raffigurazione più naturalistica del mondo circostante.
Allievi di Giotto furono Bernardo Daddi, autore di vari dipinti presenti nella sala fra le quali una
Grande Croce dipinta,
Taddeo Gaddi (1300-1366), del quale la Galleria ospita una bella serie di formelle con
Storie di Cristo e di San Francesco
provenienti della Basilica di Santa Croce a Firenze, Jacopo del Casentino è rappresentato da alcune opere fra cui l'originale
San Bartolomeo e angeli (1340) e Puccio di Simone con il polittico la Madonna dell'Umiltà e santi (1350-1360).
Nella sala trovano posto anche opere di piccolo formato, immagini sacre portatili, eseguite per la devozione privata e che spesso accompagnavano i pellegrini durante i viaggi, lunghi e insicuri.
Fra queste opere si segnalo le numerose opere di Bernardo Daddi che, accanto all'
Incoronazione della Vergine con angeli e 42
santi ", rappresenta l'insolito tema dell'"Incontro
di tre cavalieri con tre defunti".
Di Niccolò di Pietro Gerini, la sala offre un "Cristo benedicente e due profeti" ed un "Cristo in pietà tra la Vergine e san Giovanni Evangelista e santi" (1390-1410).
Sala di Giovanni da Milano - Pittura a Firenze
Questa sala posta al primo piano dell'edificio, ospita una tavola di
Giovanni da Milano raffigurante il Compianto di Cristo
eseguita a Firenze nel 1365.
L'opera del pittore lombardo, toscano d'adozione, fu apprezzata dai suoi contemporanei per la pittura raffinata ed elegante legata
ad un realismo apprezzabile.
Accanto alla Pietà di Giovanni da Milano, sono esposte opere di artisti fiorentini suoi contemporanei come
Andrea
Buonaiuti, Don
Silvestro de'Gherarducci, il Maestro della Misericordia.
Nella stessa sala è esposta un tavola raffigurante
l'Annunciazione, appartenuta all'Arte dei Maestri della Pietra e del
Legname e proveniente da uno dei pilastri della chiesa di Orsanmichele, la chiesa fiorentina delle corporazioni di mestiere.
La tavola venne modificata verso la fine del Trecento dal pittore
Mariotto di Nardo con l'aggiunta della predella con Storie
della Vergine e di due figure di Profeti, poste in alto, che conferivano al dipinto una forma diversa ed un aspetto più suggestivo.
In questa sala è conservato anche uno strappo di un bellissimo affresco del Giottino (Giotto di Stefano), proveniente da un
tabernacolo di una via di Firenze.
Sala del Duecento e del primo Trecento
Qui si possono ammirare i dipinti più antichi della Galleria, tutti eseguiti su tavola, secondo la pratica in uso in Italia fino alla fine del XV secolo, provenienti da chiese e conventi toscani, soprattutto fiorentini.
La sala offre una selezione delle principali tipologie dei dipinti di soggetto religioso in uso in età tardo -medievale:
la Croce dipinta con l'immagine di Cristo crocifisso, che di solito sovrastava l'altare maggiore della chiesa, le icone dedicate alla
Vergine, oggetto di grande devozione presso i fedeli e per questo spesso sistemate su altari laterali accessibili anche
ai laici, i
dossali o tavole istoriate che raffigurano la vita dei santi.
Accanto a queste opere, è esposta la grande tavola cuspidata (248x151 cm) dipinta tempera e oro di
Pacino di Buonaguida databile
al 1305-1310 raffigurante un
Cristo crocifisso ad una croce avente l'aspetto di un bellissimo albero, l'
albero della vita.
Le radici affondano in un monte che simboleggia il monte Calvario, ai cui lati sono rappresentate le storie della Genesi, dalla Creazione alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso.
Nei tondi che pendono dai rami dell'albero della Vita come frutti, sono raffigurate le storie della vita di Cristo.
Al centro è dipinto un realistico Cristo crocifisso, e dai lati si dipartono sei rami, da leggere da sinistra a destra e dal basso verso l'alto.
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Sale degli Orcagna
La sala, detta degli
Orcagna, prende il nome da alcune opere esposte eseguite da tre fratelli pittori attivi a Firenze dal 1335 circa fino alla fine del 1300,
Andrea di Cione, Nardo di Cione e
Jacopo di Cione.
Il più anziano e famoso dei tre, Andrea, era detto
Orcagna, cioè “
Arcangelo”, soprannome poi attribuito anche ai fratelli che furono tra i più apprezzati pittori del loro tempo.
Gli
Orcagna utilizzarono la foglia d'oro che, fino all'avvento del Rinascimento, fu usato per raffigurare lo sfondo nei dipinti di soggetto religioso, conferendo grande ricchezza e preziosità alle immagini sacre
La foglia d'oro venne impiegata da questi artisti e dai loro seguaci anche per la decorazione dei sontuosi abiti e broccati
raffigurati nelle opere con effetti di grande raffinatezza unendo il colore alla la lavorazione a incisione.
Salone dell'Ottocento
Il salone costituiva in origine la corsia delle donne dell'antico Ospedale di San Matteo ed ospita una raccolta di dipinti e sculture di artisti del XIX secolo, scelti per testimoniare l'originario legame fra il Museo e l'adiacente Accademia di Belle Arti.
Il nucleo più importante della collezione è costituito dalla gipsoteca di
Lorenzo Bartolini (1777-1850), una importante raccolta di gessi, modelli e copie delle sue opere in marmo, disposti come l'artista teneva nel suo studio di borgo San Frediano a Firenze.
La raccolta di gessi è arricchita da una selezione di opere provenienti dalla gipsoteca dello scultore
Luigi Pampaloni (1791-1847) ed alle pareti dipinti scelti di opere esposte in occasione dei concorsi di pittura organizzati dall'Accademia dei Belle Arti fra il 1794 e il 1868.
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