Cos'é lo Spazialismo?
Con il termine di
Spazialismo si identifica un movimento fondato a Milano nel 1947 da
Lucio Fontana, artista che aveva alle spalle una lunga carriera come scultore e pittore, legato alle esperienze Astratte ed Espressioniste.
Il primo
Manifesto dello Spazialismo era stato redatto un anno prima a Buenos Aires, come
Manifiesto Blanco.
Il Manifesto, firmato anche dai suoi allievi della Accademia di Altamira (Buenos Aires), afferma l’importanza di un nuovo modo di concepire lo
spazio e proclama l’abbandono della pittura da cavalletto.
L’arte non deve più sottostare alle limitazioni della tela o della materia («vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura
dalla sua campana di vetro»), ma può allargare il suo campo, espandendosi attraverso nuove forme e tecniche espressive.
Precursori dello Spazialismo
Alcune idee dello Spazialismo le troviamo anticipate nell'
Arte Informale per la sostanziale
abolizione della forma nel suo significato più tradizionale e una ricerca di un linguaggio formale che prescinda da premesse razionalistiche o cognizioni scientifiche tradizionali.
Anche la scelta che i
Dadaisti - Surrealisti fanno in merito alle regole compositive, preparano la strada allo Spazialismo, iniziando il processo di
decostruzione del linguaggio artistico, accettando che il caso entri come componente fondamentali nel processo di creazione dell’opera.
Le opere dell'ungherese
Lazlo Moholy-Nagy, artista ed esponente del
Bauhaus, precorrono con le sue macchine luminose ed i fotogrammi artistici la
smaterializzazione delle tele sostituite dalla lastra fotografiche, e la luce sostituisce i pennelli e i colori.
Nel 1936
Man Ray realizza una fotografia fissando dei disegni fatti con la luce e Pablo Picasso disegna con la luce a Vallauris nel 1949.
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Gli artisti Spazialisti
Nel 1948 Lucio Fontana, firma un nuovo Manifesto (alla fine i manifesti spazialisti saranno sei), con Giorgio Kaisserlian, Beniamino Joppolo, Milena Milani e Antonino Tullier.
Negli anni seguenti questi artisti porteranno i principi dello spazialismo in Europa affiancati dall'americano di origine russa Mark Rothko, appartenente alla "Scuola del Pacifico", che svilupperà una sua teoria spaziale con richiami all'infinità energetica di Klein.
In seguito al Movimento Spazialista si avvicinano artisti come Alberto Burri, Roberto Crippa, Mario De Luigi, Ennio Finzi, Virgilio Guidi, Gino Morandis, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, Atanasio Soldati, Giulio Turcato, Emilio Vedova, Luigi Veronesi.
Il cammino dello Spazialismo
Il movimento Spazialista non ebbe uno sviluppo molto omogeneo, ma fu caratterizzato dalla figura carismatica di Lucio Fontana, riconosciuto padre dello Spazialismo, mentre il resto degli artisti aderenti al Movimento prosegue nell'applicazione degli intendimenti dello Spazialismo in sostanziale autonomia con forti intenti promozionali comuni, ma studiando tecniche diverse.
In molti di loro è evidente la coesistenza delle poetiche informali e gestuali, accanto ai principi spazialisti.
I Manifesti, punti fermi dello Spazialismo
Redigere il Manifesto Blanco" (1946), "Movimento Spaziale"(1948) "Manifesto tecnico della Spazialismo" (1951) e "Television Manifesto" (1952), furono il modo scelto da Lucio Fontana per stabilire i traguardi che il suo movimento avrebbe dovuto raggiungere con l'aiuto degli scienziati, dei tecnici della luce e dell'elettronica.
Nel 1949 Fontana crea ed espone il suo primo «ambiente spaziale», costituito da tubi ed elementi sospesi, fosforescenti e illuminati da una luce nera.
Con questo lavoro l'artista allarga la categoria dei "mezzi per fare arte" includere anche lo spazio stesso dell'opera, non servono solo a produrre l'opera, ma sono l'opera stessa.
Ultimo compito degli Spazialisti è la conquista nell’essenza e nella forma dell’arte della dimensione del tempo: per gli artisti spaziali quindi non esisterà più né pittura né scultura, ma solo "forme, colore, suono" in un discorso globale, al di là di classificazioni riduttive o artificiose.
I punti fermi di Lucio Fontana
Con il primo Manifesto Spazialista l'artista afferma:
"La materia, colore e suono in movimento sono i fenomeni il cui sviluppo simultaneo costituisce la nuova arte".
Allo spazio viene data un’accezione anche fisica, non solo di trompe - l’oeil pittorico, ma di superficie attraversata dalla luce, costruita con la luce stessa.
«Con le risorse della tecnica moderna – scrive Fontana – faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose».
Fontana cerca di superare i limiti bidimensionali della tela, per creare uno spazio al tempo stesso fisico e concettuale.
I tagli e i buchi dei suoi quadri monocromatici, oltre a rendere concreto lo spazio vuoto, consentono alla materia di esprimersi attraverso le sue stesse sporgenze e depressioni.
La visione cosmica di Fontana completata nel segno della spazialità: si concretizza nelle sue opere più famose, in "Concetti spaziali", "Buchi" "Tagli Attese", "Ambienti", "Nature", "Quanta", "Teatrini" e le straordinarie invenzioni in metallo o con il neon che concludono la sua avventura artistica.
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