Cos'é il Neo-classicismo
Il
Neo-classicismo nasce come contrapposizione agli sfarzi del
Barocco, dalla nuova visione del mondo, e della religione proposta dal pensiero illuminista.
Questa corrente ha molte radici, ma fu l’immagine del potere imperiale di Napoleone, che si rifaceva alla romanità, che trasformò il movimento artistico in un più ampio movimento di gusto, che finì per coinvolgere anche gli oggetti d’uso, d’arredamento ed abbigliamento.
La religione aveva perso il ruolo centrale che teneva da secoli nella società e questo inevitabilmente si ripercosse nell'arte che assume un
significato sociale diverso, acquistando un carattere pubblico.
Nel dicembre del 1763, lo storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann, pubblicò un ponderoso trattato che studiava l'antichità sia dal punto di vista cronologico che dal punto di vista estetico "
Storia dell'arte dell'antichità", che propone le basi teoriche della nuova tendenza artistica.
(pubblicita' ads A1)
Il tempo del Neoclassicismo
Il Neoclassicismo inizia alla metà del XVIII secolo, per concludersi in circa 50, 60 anni, con la fine dell’impero napoleonico nel 1815.
Ciò che contraddistingue lo stile artistico di quegli anni fu l’adesione ai principi dell’arte classica.
Quei principi di armonia, equilibrio, compostezza, proporzione, serenità, che erano presenti nell’arte degli antichi greci e degli antichi romani.
Arte che fu riscoperta e ristudiata con maggior attenzione e interesse, grazie anche alle numerose scoperte archeologiche.
La pittura Neoclassica è legata anche alla produzione scultorea di questo periodo, non solo per l'adozione degli stessi modelli cui si ispirava la scultura e cioè le statue e i rilievi greci e romani, ma anche per il legame che la scultura aveva con il disegno.
Scoperte archeologiche
La nascita del Neoclassicismo coincide con gli scavi di Pompei ed Ercolano, simboli della cultura e della grandezza classica.
Questi importanti scavi fecero nascere, nell'opinione pubblica, un rinnovato interesse per il mondo romano e greco, in particolare per le sue idee.
Il ritorno a questo tipo di cultura non è da considerare un fatto nuovo, ma una costante che si ritrova in molte epoche storiche.
La novità del Neoclassicismo è la scoperta della archeologia e l'appassionarsi di pittori, scultori ed architetti alle scoperte che seguirono a Tivoli con la Villa Adriana ed i Templi greci di Paestum.
In un'epoca di soprusi e di rivolte, il movimento cerca di affermare grandi ideali, come la Patria, il Popolo e la Libertà che si andavano a identificare con la bellezza artistica.
La teoria del Neoclassicismo
Anche se i continuatori degli ideali del Neoclassicismo sono i francesi, l'idea prima viene dal tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768).
Winckelmann, pittore, archeologo, critico d'arte, coltivava una grande passione per la letteratura e la filosofia antica e teorizzò il ritorno al principio classico del "bello ideale", indicando la via che gli artisti, suoi contemporanei, debbono seguire: l’imitazione delle opere dei Greci i cui capolavori sono caratterizzati da nobile semplicità e pacata grandezza.
Autore di "Storia dell'arte dell'antichità", Winckelmann concepì la storia dell'arte come storia dell'evoluzione delle forme, da quelle rozze e primitive a quelle sempre più pure, armoniose e perfette dei sommi artisti greci.
Imitare le opere greche, più che quelle della natura, significa per Winckelmann, avvicinarsi alla bellezza ideale che, a sua volta, rappresenta il divino.
I sentimenti Neoclassici
Il movimento Neoclassico intendeva proporre la compostezza formale, l'armonia, l'equilibrio e la sobrietà attraverso la sublimazione delle passioni.
Ma la serenità, l'equilibrio e il dominio delle passioni che l’artista greco riesce ad infondere nelle sue opere, vivendole, appaiono
presto irraggiungibili dall'artista moderno che si trovava invischiato in una situazione in cui è impossibile vivere in pace con sé stessi ed in armonia con la natura.
Da questa convinzione ne deriva un profondo sentimento di nostalgia per il fatto che non è possibile portare indietro le lancette della storia, pur potendo ridipingere questi luoghi attraverso l’imitazione totale dei contenuti e della forma.
Roma Capitale del Neoclassicismo
I principali rappresentanti della nuova corrente artistica, Winckelmann,
Anton Raphael Mengs ,
Canova e Thorvaldsen, vivevano e lavoravano a Roma, che diventò, nella seconda metà del Settecento, la capitale incontrastata del Neoclassicismo.
Il Pantheon diventò il simbolo dell'architettura neoclassica, il baricentro dal quale questo nuovo gusto si irradiò in tutta Europa.
Anche le incisioni a stampa di
Giovan Battista Piranesi, che nello stesso periodo amava riprodurre rovine, scavi ed antichità romane, contribuì a diffondere questo gusto, che andava affermandosi via via che avvenivano le nuove scoperte archeologiche.
La pittura neoclassica assunse come modelli anche pittori dei secolo precedenti come
Raffaello e Poussin.
Per quanto riguarda i temi rappresentati, scompaiono quasi del tutto i soggetti a carattere religioso, dando grande spazio alla rappresentazione storica e di vita reale.
(pubblicita' ads A3)
Le Accademie Neoclassiche di Roma
L’Italia nel Settecento divenne una tappa obbligata del neo-turismo per nobili ed intellettuali europei, fondamentale esperienza di formazione del gusto e dell’estetica artistica del tempo.
Roma, in particolare, ove si stabilirono scuole e accademie di tutta Europa, diventò la città dove avveniva l’educazione artistica di intere generazioni di pittori e scultori.
Tra questi vi fu anche Jacques-Louis David (1748-1825), che rappresentò il pittore più ortodosso del nuovo gusto neoclassico.
Il Neoclassicismo di Parigi
Con la popolare opera di
Jaques Louis David, il neoclassicismo divenne lo stile della Rivoluzione Francese, come diventò, in seguito, lo stile ufficiale dell’impero di Napoleone.
Dalla fine del Settecento, perciò, la nuova capitale del Neoclassicismo non fu più Roma, ma Parigi, dove David era tornato per dipingere la gloria di Napoleone.
Altri pittori Neoclassici, che portarono in Europa il Neoclassicismo furono il tedesco
Anton Raphael Mengs (1728-1779), il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), gli italiani
Antonio Canova (1757-1822), Andrea Appiani (1754-1817) e Vincenzo Camuccini (1771-1844), l'inglese
Frederic Leighton (1830-1896), l'olandese
Lorence Alma Tadema (1836-1912) e l'americano Powers (1805-1873),
Decadenza del Neoclassicismo
Nel 1815 con la caduta di Napoleone, il Neoclassicismo che ormai si identificava con il regime napoleonico, passò di moda e gli artisti dell'epoca si spostarono verso altri canoni espressivi.
Il Neoclassicismo tende a scomparire, sostituito progressivamente dal
Romanticismo, che lo soppianta, in una decina d'anni, nel gusto popolare e sul mercato dell'arte, sopravvivendo però nelle Accademie di Belle Arti.
Nell'Ottocento i pittori che uscivano dalle scuole d'arte avevano una formazione Neoclassicistica e le opera d'arte destinate all'ambito ufficiale e statale, continuano ad essere Neoclassiche.
Questa sopravvivenza stilistica, oltre ai consueti limiti cronologici, è riscontrabile soprattutto nella produzione di un artista come
Ingres (1780-1867) la cui opera si è sempre attenuta ai canoni estetici della grazia e della perfezione, capisaldi di qualsiasi classicismo.
Neoclassicismo in Letteratura
Del vero mondo classico greco e latino, si riscoprirono non solo gli aspetti artistici, ma anche di quelli spirituali e psicologici.
La serenità, l'equilibrio ed il dominio delle passioni dell’uomo greco che padroneggiava l'amore, l'ira, il dolore ed il piacere, intrattenendo un rapporto armonioso con la natura divenne il mito per i neoclassici che riempiranno i loro scritti con richiami a miti, leggende e storie di Dei.
In Foscolo il Neoclassicismo si esprime nell'esaltazione per il rinnovamento dell'Ellade, mentre
Goethe realisticamente parla
con nostalgia del mondo antico perduto e irrecuperabile.
Il neoclassicismo aiuta la Letteratura ad accettare alcuni valori laici e cerca di ritrovare l'armonia tra uomo e natura.
I Generi Letterari del Neoclassicismo
I generi letterari più coltivati nel periodo Neoclassicista, furono quelli tradizionali della classicità:
Vittorio Alfieri fece rivivere la
tragedia, ambientando le sue storie nel mondo antico.
Il maggiore scrittore neoclassico italiano fu
Vincenzo Monti, che tradusse in endecasillabi sciolti l
'Iliade di Omero, completata nel 1810.
In Italia il poeta
Ugo Foscolo scrisse
odi e sonetti allegorici neoclassici.
Nelle "Prose e poesie campestri" (1788 e 1817),
Ippolito Pindemonte celebrò "piaceri eruditi e tranquilli" sullo sfondo di uno scenario campestre.
L'autore ricorda la tradizione pastorale che risale a
Teocrito, ma, invece del propugnato distacco neoclassico, compare una
vena melanconica che preannuncia il
Romanticismo.
Mappa concettuale di confronto tra Neoclassicismo e Romanticismo"
Torna all'indice Correnti artistiche