Cos'é la Pittura dei Macchiaioli
Da sempre la saletta del
Caffè Michelangiolo di Firenze, era affollata di giovani artisti della vicina Accademia, che si scambiavano le proprie idee, spesso al di fuori di ogni regola scolastica ed accademica.
Il movimento dei
Macchiaioli nasce di fatto nel
1856, affermando che la forma non esiste, ma è creata dalla luce, come macchie di colore distinte o sovrapposte ad altre macchie di colore, perché la luce, colpendo gli oggetti, viene rinviata al nostro occhio come colore.
Il termine macchiaioli venne usato per la prima volta sulla Gazzetta del Popolo nel 1862.
I giovani pittori proveniente dalle esperienze della guerra che gli italiani avevano combattuto per l'Unità d'Italia, avvertivano, impellente, la necessità di confrontare il loro lavoro artistico con i cambiamenti artistici in ambito europeo, soprattutto con quanto stavano facendo i pittori in Francia.
Molti furono i pittori italiani che lavorarono in questo senso, ma questo è l'unico movimento che merita il nome di
scuola, sia per la comunità di intenti che legava i componenti del gruppo provenienti da diverse regioni e tradizioni artistiche, sia per l'alta qualità complessiva dei risultati pittorici raggiunti.
Infatti dalle teorie elaborate dai
Macchiaioli, prende le mosse il movimento degli
Impressionisti Francesi, nato ben più tardi ed informato delle nuove tendenze dalle frequentazioni dei nostri artisti a Parigi.
Teorici e critici dei Macchiaioli furono
Diego Martelli ed
Adriano Cecioni che dettarono le regole basilari dello "stile".
Secondo i teorici, l'arte di questi pittori, consisteva: "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri".
In effetti il colore è, per l'individuo, l'unico modo di entrare in contatto con la realtà, che dovrà, per i macchiaioli, essere
restituita nel quadro come una composizione a macchie.
Questo interesse per l'effetto della luce-colore e per la macchia costruttiva, scuro su chiaro, già si avvertono sia in opere di
tradizione romantica, sia in opere di intonazione verista e naturalista (paesaggi, bozzetti di genere) dal pittore verista
Domenico Morelli, da
Saverio Altamura, dall'intimista
Serafino De Tivoli e
Silvestro Lega (1826-1895), in ambienti che, seguendo altri percorsi artistici, ne avevano iniziata la sperimentazione.
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I precursori dei Macchiaioli
Negli anni in cui
Silvestro Lega, accolto tra i Macchiaioli nel 1853, era ancora legato allo stile del suo insegnante
Luigi Mussini (1813-1888), che sosteneva il primato della forma, in opposizione al Naturalismo e Realismo,
Giovanni Fattori era studente alla Accademia e
Telemaco Signorini esponeva opere ancora strettamente romantiche.
A Firenze nel 1854 si era formato un gruppo di giovani appassionati di un "genere" allora trascurato nella tradizione toscana:
il paesaggio.
Questi artisti avevano dato vita ad una comunità chiamata "
Scuola di Staggia", capitanata da
Serafino De Tivoli.
I pittori di questa scuola. prediligevano un tipo di rappresentazione della natura privo dei toni solenni ed immobili delle vedute classiche, dipingevano all'aperto nei pressi del Castello di Staggia, purtroppo delle opere allora dipinte non ne è sopravvissuta una attribuibile con certezza.
Saverio Altamura
(1826-1897) fu uno dei primi pittori che portarono al Caffè Michelangiolo di Firenze la nuova tendenza pittorica, avendo visitato, nel 1855,
il padiglione realista di
Gustave Courbet, realizzato a Parigi in occasione della Esposizione Universale.
In quell'occasione erano con lui
Domenico Morelli e
Serafino De Tivoli (1826-1892), così, proprio a partire dal 1855, Firenze divenne il centro in cui andò maturando il nuovo stile,
Macchiaiolo, con il concorso di artisti toscani e di altra provenienza che si concentravano sulla resa dei rapporti cromatici e tonali di due frammenti di realtà, prescindendo dal disegno e dal chiaroscuro perchè in natura i contorni non esistono.
La prima importante occasione di confronto tra le diverse componenti del Realismo Italiano, fu l’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861, dove vennero esposte anche opere di
Domenico Morelli che teorizzava la pittura come rappresentazione di “figure e cose, non viste, ma immaginate e vere a un tempo”, ma anche opere effettivamente dipinte “dal vero”, come paesaggi e scene di vita quotidiana.
La corrente dei Macchiaioli ha fornito alla pittura italiana della seconda metà dell'Ottocento, Artisti molto impegnati nella teorizzazione della pittura e preparati dal punto di vista tecnico.
Nonostante alcuni di loro abbiano goduto più di altri di considerazione da parte del pubblico e della critica, come
Giovanni Fattori, Giuseppe de Nittis, Telemaco Signorini e
Giovanni Boldini, molti altri stanno arricchendo molte Gallerie d'Arte in tutto il mondo, come Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Saverio Altamura e Lorenzo Gelati, completando l'immagine dell'arte pittorica italiana
dell'Ottocento, al fianco dei Pittori del realismo lombardo e della napoletana Scuola di Posillipo.
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