Autoritratti di Albrecht Durer
Albrecht Durer
Nel medioevo il pittore era solo un artigiano che doveva servire Dio come tutti gli altri, manovalanza che non aveva nessun ruolo superiore.
L'opera d'arte non era espressione del genio e della bravura del pittore, che era vista solo come un esecutore di opere atte ad approfondire la fede, per aumentare la devozione dei credenti.
L'artista di solito non firmava le sue opere, le quali venivano eseguite non per il suo bisogno di realizzare il suo mondo interiore, ma per rappresentare ciò che gli veniva commissionato.
Il Rinascimento rompe radicalmente con questa tradizione ed i pittori cominciano a firmarsi e addirittura a ritrarsi sempre più spesso.
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La vita di Albrecht Durer attraverso gli autoritratti
Albrecht Dà¼rer dipinse molti autoritratti che dimostrano non solo il suo orgoglio artistico, ma anche la cosciente evoluzione del nuovo ruolo dell'artista nella società.
Il primo autoritratto lasciato da Durer ai posteri, venne eseguito, allo specchio, all'età di tredici anni, con una tecnica, la punta d'argento, che non permette ripensamenti.
In alto a destra il pittore scrive:
"Ho fatto questo ritratto di me stesso davanti a uno specchio nel 1484, quando ero ancora un fanciullo".
Questo disegno è conservato al museo Albertina a Vienna e quel dito puntato allo specchio da sempre solleva interrogativi sui critici d'arte.
Mentre fra il Quattrocento ed il Cinquecento gli autoritratti conquistano un ruolo di primo piano nell'arte europea, Albrecht Dà¼rer conquista un posto di primissimo piano con i suoi autoritratti che dimostrano la sua tendenza a rappresentare, oltre gli elementi fisici, con finezza e precisione, gli stati d'animo e la simbologia.
L'autoritratto di Durer, eseguito nel 1493, è conservato al
Louvre di
Parigi.
Qui Dà¼rer aveva ventidue anni, era appena tornato da un viaggio di studio in Germania e Olanda e stava per sposarsi.
Infatti, questo autoritratto è dedicato alla fidanzata ed il fiore che ha in mano simboleggia la fedeltà.
Con i suoi autoritratti Durer ci dà la possibilità di seguire lo sviluppo non solo della fisionomia, ma anche
della psiche del pittore,
lungo tutta la sua vita come un vero diario.
Dà¼rer ha ventisei anni, quando esegue l'Autoritratto con panorama, è già ricco e famoso e non si sente più un
artigiano, ma un intellettuale, un vero artista.
Questo autoritratto, conservato al
Museo del Prado a Madrid,
riproduce il pittore riccamente vestito, con un tono aristocratico ed un'espressione decisamente compiaciuta.
Autoritratto con pelliccia
Questo famosissimo autoritratto fatto da Albrecht Dà¼rer nel 1500, a 28 anni, porta una scritta in latino che dice:
"Io, Albrecht Dà¼rer di Norimberga, all'età di 28 anni, con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine."
Dichiarazione che riflette l'orgogliosa considerazione di se, comune a molti artisti europei di quel tempo.
Qui Dà¼rer nella posizione rigidamente frontale, la capigliatura e l’obiettivo ravvicinato richiamano l’iconografia di Cristo, con la cui immagine, Durer si identifica.
Il pittore ripropone in quest’opera il pensiero neoplatonico, secondo il quale l’arte avvicina l’uomo a Dio e sottolinea che l'uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Questo quadro è conservato alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.
Durer continua a studiare su sé stesso le tracce del tempo che scorre e forse scruta i segni dell'ombra della morte che gli galoppa al fianco, come la raffigura nelle sue famose incisioni.
L'autoritratto nudo del 1505 (Schlossmuseum, Weimar), è solo un disegno che misura cm 29,2x15,4 è ancora oggetto di studio e di discussione dei critici d'arte.
Perché l'artista si raffigura con il corpo nudo, certo, ma in quella posa ritorta in modo innaturale?
Albrecht Dà¼rer si dedicò durante tutta la vita all'incisione, di cui fu maestro e, dopo aver creato le tavole de "Il cavaliere, la Morte
e il Diavolo" nel 1513 e "S. Gerolamo nello studio", si raffigura meditabondo in "Melancholia I" nel 1514.
Melancholia è forse l'opera più nota di Durer, è una rappresentazione allegorica dai complessi richiami alchemici, ermetici e astrologici.
Durer si raffigura come un angelo imbronciato, afflitto da quell'oscuro sentimento che nel pensiero medievale veniva definito come "umor malinconico" o "accidia".
Il genio dell'artista, ostacolato nel suo impulso creativo è immerso in uno spazio pieno di oggetti, ognuno dei quali si trasforma in un simbolo esoterico dai molteplici significati.
Dà¼rer non spiegò mai il simbolismo contenuto in questa sua opera, ma la maggior parte degli studiosi è d'accordo sul fatto che essa rappresenti lo stato d'animo depresso del pensatore, incapace di passare all'azione.
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