Autoritratti del 1600 italiano
Autoritratti Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi fu un personaggio fuori dal comune.
Figlia del pittore pisano
Orazio Gentileschi, prima di sei figli (tutti maschi), viene istruita dal padre alla pittura già dall'infanzia.
La professione del pittore allora era riservato agli uomini e Artemisia lavorava all'ombra di suo padre, fino a che, a soli quindici anni fu stuprata da un pittore incaricato di insegnarle la prospettiva.
In seguito alla promessa del matrimonio riparatore i due vissero more uxorio per un certo periodo, fino a che le intenzioni dello stupratore non furono chiare.
A questo punto il padre di Artemisia lo chiamò in giudizio e la povera Artemisia subì la tortura perché dicesse la verità (o più probabilmente che ritrattasse l'accusa, dato che l'inquisito era un pittore piuttosto conosciuto, con una grossa bottega a Roma).
La pittrice ci ha lasciato parecchi autoritratti che rivelano la sua originalità e la sua bravura.
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Autoritratti di Salvator Rosa
Pittore e incisore italiano,
Salvator Rosa, nato a Napoli (Arenella) nel 1615 e morto a Roma nel 1673, figura esuberante e irascibile, poeta e attore oltre che artista, fu un vero e proprio prototipo dell'artista romantico.
Aveva un grande concetto di se, come si vede dai suoi autoritratti dal piglio nobile ed orgoglioso.
La notorietà di Rosa è dovuta ai soggetti delle sue opere piuttosto originali e macabri, briganti e streghe calati in paesaggi cupi e selvaggi.
I dirupi rocciosi, gli alberi frastagliati coperti di muschio e la pennellata abile e svelta, creano un'atmosfera fredda e desolata che
è in grande contrasto con la serenità ed il classicismo dei pittori inglesi del tempo, per questo fu di grande moda in Inghilterra.
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Autoritratto Annibale Carracci
Artista pieno di talento, celebrato dai suoi contemporanei come il nuovo
Raffaello fu assai stimato anche da
Caravaggio.
Innovatore della filosofia pittorica, fondatore, assieme al fratello Agostino e al cugino Ludovico, della "Accademia degli Incamminati", propugna l'idea dell'arte come "specchio del vero", in grado di fermare la realtà, di eternarla come nessuno "specchio vero" può fare.
Annibale Carracci abbraccia in pieno il Rinascimento nel pensiero dell'importanza e delle finalità dell'arte, in rapporto alle attività umane.
Annibale Carracci si contrappone con il suo verismo agli artisti tardo-manieristi, lui desidera "dipinger bene et imitar bene le cose naturali".
I suoi dipinti hanno una prorompente carica realistica che rivelano la volontà di superare i confini dell'usuale, esprimendo con una notevole libertà espressiva il suo smodato amore per la realtà.
Autoritratto Agostino Carracci
Agostino Carracci è il fratello di
Annibale Carracci e cugino di
Ludovico che con lui avevano fondato una scuola.
Agostino è il più teorico dei tre: predica il ritorno alla natura e alla semplicità e alla comprensione delle composizioni in sintonia con le idee del Concilio di Trento, abbandonando le bizzarrie manieristiche.
E' in possesso di una cultura vastissima ed una buona dose di curiosità.
Nei suoi quadri, anche nel suo autoritratto, c'è un'ambientazione classica ed un estremo naturalismo nella scena.
Di carattere passionale ed irriverente, aperto alle nuove esperienze artistiche, spinge la sua volontà di verità ad applicare il suo realismo anche alle misure dei soggetti dipinti che sono di altezza e proporzioni quasi reali, prima di lui le dimensioni "grandi" erano riservate esclusivamente ai quadri di storia e mitologia.
Autoritratto di Carlo "Carlino" Dolci"
Nato nel 1616 e morto nel 1686,
Carlo Dolci fu il maggior pittore fiorentino del Seicento.
Godette in vita di grande fama e di una notorietà decisamente superiore ai meriti che gli riconosce la critica moderna; in Inghilterra era scoppiata una vera e propria Dolci-mania.
Spirito inquieto e psicologicamente lacerato da conflitti e depressioni, trasfuse nella sua pittura i segni di una sensibilità profondamente tormentata, come appare evidente anche nell'autoritratto che realizzò nel 1674 nel quale si è ritratto mentre mostra, deluso e critico, il suo autoritratto.
Nel 1672 Claudia Felicita, la futura imperatrice d' Austria, lo chiama a Innsbruck solo per avere un ritratto fatto da Dolci in persona e poter dire di essere l'unica al mondo ad aver fatto muovere l'artista da Firenze (e così è stato).
Ci resta l'immagine di un pittore infelice che in un mondo che comprendeva l'Inquisizione, doveva accontentarsi di dipingere quasi unicamente santi e madonne.
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Autoritratto di Sirani Elisabetta
Elisabetta Sirani, (Bologna 1638-1665), è stata una pittrice italiana legata allo stile
Barocco, famosa e capace di virtuosismi artistici straordinari.
Dal padre, mercante d'arte e allievo di
Guido Reni, Elisabetta iniziò ad appassionarsi di arte, realizzando piccoli dipinti.
In un ambiente artistico “maschile”, riuscì a farsi rispettare e a farsi notare, soprattutto realizzando dipinti con temi sacri o allegorici, Madonne, ma anche eroine bibliche, in cui forse lei si identificava, come la maggior parte delle donne artiste di quella e di altre epoche.
Elisabetta Sirani, realizzava i soggetti con una tecnica moderna: prima realizzava l'opera con degli schizzi veloci ed in seguito la completava in tutti i dettagli con l'acquerello o con l'olio.
Una curiosità: dal 1994 le è stato dedicato un Cratere su Venere.
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