L'autoritratto nel 1400
Nel 1400 il desiderio, l’ambizione e la necessità di tramandare ai posteri la propria immagine come testimonianza del proprio passaggio e della posizione raggiunta nella società, spinge i pittori a ritrarsi sempre più spesso, senza però mettersi troppo in evidenza.
Ora l'artista si sente degno della massima stima ed il suo genio non è più soltanto un mezzo per la maggior gloria di Dio, ma scopre il mondo intorno a se ed egli stesso diviene oggetto di auto-osservazione e di riflessione introspettiva.
Benozzo Gozzoli - Il Corteo dei Magi
Ne è un esempio
Benozzo Gozzoli che, nel 1459, quando nella cappella di Palazzo Medici-Riccardi dipinge il "Corteo dei Magi", si ritrae mescolato ai personaggi VIP di Firenze.
Fra i nobili, tutti con cappello rosso, il pittore si distingue per la scritta sul cappello “opus Benotti”.
Jan Van Eyck ed il Rinascimento Transalpino
Il pittore fiammingo si fa un autoritratto mascherato(1434).
Al centro del quadro, rappresentante la scena intima e familiare dei coniugi Arnolfini, sulla parete di fondo, è dipinto uno specchio che riflette gli sposi visti da dietro e, tra questi, l’autore dell'opera.
Il celeberrimo dipinto del ritrattista fiammingo
Jan Van Eyck, "I coniugi Arnolfini", nasconde un autoritratto svelato dalla scritta sopra lo specchio: Johannes de eyck fuit hic 1434.
"Jan Van Eyck è stato qui", dà il via alla moda, anche fra i fiamminghi, di mascherare i propri autoritratti fra i personaggi ritratti, come già hanno fatto i pittori italiani nel '300.
Il
Rinascimento transalpino ci ha regalato questo originale ed espressivo autoritratto dell'olandese
Bosch Hieronymus, nato nel 1453 il cui vero nome era Jeroen Van Aken.
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Sandro Botticelli
Gli artisti del '400 coprono nella loro società un posto di rilievo, ma sono spesso in concorrenza fra di loro, sempre tallonati da nuovi talenti pronti a sostituirli nelle grazie di questo o quel committente.
L'autoritratto, inserito in una grande opera è una piccola (o grande) rivincita che garantisce al pittore, un poco narcisista, il ricordo dei posteri.
Sandro Botticelli, il cui vero nome era
Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, si dipinge in piedi con un mantello aranciato nel "Adorazione dei Magi", un dipinto a tempera su tavola di cm 111 x 134, realizzato nel 1475 e conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
La Madonna della Misericordia (di Piero della Francesca 1412-1492)
La prima opera documentata di
Piero della Francesca è una grande pala d'altare (Qui a lato. Per vederla più grande cliccare l'immagine) che dipinse per la Compagnia della Misericordia, un'organizzazione caritatevole della sua città natale, Sansepolcro, dove ancora oggi si trova il dipinto, nel Museo Civico.
E' una grande pala costituita da più pannelli di cui quello centrale raffigura la
Madonna della Misericordia, una rappresentazione della Vergine Maria che apre il mantello per dare riparo e protezione alle persone che la venerano.
I fedeli sono in scala più piccola, rispetto alla Vergine, e uno indossa un copricapo nero che faceva parte del costume indossato dai membri della Compagnia della Misericordia quando trasportavano i defunti.
Le tavole che componevano il Polittico oggi conservate sono: Madonna della Misericordia, San Sebastiano, San Giovanni Battista, Sant’Andrea, San Bernardino da Siena, Crocifissione, San Benedetto da Norcia, Angelo Annunziante, Vergine Annunziata, San Francesco da Assisi.
Autoritratto di Piero della Francesca
Secondo una lunga e plausibile tradizione, l'uomo vicino alla figura col cappello, con gli occhi girati verso la Vergine, + un autoritratto del pittore.
Sopra al pannello centrale appare una scena della crocifissione: ci sono anche molte figure di santi e lungo il bordo inferiore corre una predella di sette tavole.
Anche se la pala fu commissionata nel 1445, fu terminata solo nel 1462 con l'aiuto certo di alcuni assistenti, a causa delle continue interruzioni dovute agli impegni di Piero ad Arezzo e nelle corti più ricche, colte e raffinate d’Italia.
Ci vollero quindi più di quindici anni perché il Polittico fosse completato.
La straordinaria finezza della stesura pittorica e l'acutezza descrittiva dei particolari rivelano l'attenzione con cui Piero della Francesca guardò alle esperienze fiamminghe, con cui entrò in contatto alla corte di Urbino.
La Resurrezione di Piero della Francesca
Quest'opera, considerata del tutto autografa, si presume sia stata dipinta intorno al 1460.
L'opera fu affrescata nella parete di fronte all'antico ingresso del Palazzo Comunale.
Simbolo della città, il Cristo risorto emerge dal Santo Sepolcro, stringe con presa sicura lo stendardo crociato, poggiando saldamente il piede sul sarcofago, su cui si erge vincitore della morte, esprimendo attraverso sembianze concretamente umane, la sua sovranità divina, accentuata dalla fissità quasi inquietante dello sguardo.
Nel paesaggio, gli alberi che appaiono a sinistra secchi come in pieno inverno e a destra verdi come in primavera, sottolineano l'inizio di un nuovo tempo nella storia dell'umanità.
Piero della Francesca
Questo affresco si trova nella Pinacoteca Comunale di Sansepolcro (già Borgo).
Il perno della composizione è costituito dalla figura del Cristo, che divide in due parti il paesaggio, quello a destra rigoglioso quello a sinistra morente.
Simbologia che richiama il Buono e Cattivo Governo.
Il Pittore si ritrae addormentato ai piedi del sarcofago e l'asta del vessillo con la croce Guelfa, lo tiene in diretto contatto con la divinità, come se la stessa ispirasse il Piero politico, che era stato consigliere comunale e sedeva nella stanza attigua all'affresco.
Infatti i "buoni governanti", in nome e ispirati da Cristo, dettano la giusta legge per il popolo di Borgo, che, dopo l'affresco di Piero della Francesca, cambierà il nome in Borgo di Santosepolcro e poi in Sansepolcro.
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Domenico Ghirlandaio
Considerato un grande maestro del Rinascimento, il
Ghirlandaio è soprattutto famoso per la sua abilità nel ritratto, che usò spesso per immortalare i più famosi personaggi della Firenze dell'epoca.
Ebbe a bottega
Michelangelo e fu il creatore di molti capolavori la cui produzione resta ristretta in poco più di una decina d'anni, dal 1480 al 1491.
Autoritratti del Ghirlandaio
Quando il Ghirlandaio divenne uno dei pittori più famosi della sua epoca, iniziò ad includere sempre più spesso il proprio viso nelle sue opere.
In genere sono riconoscibili perché guarda lo spettatore o per la posizione fiera, nella quale si ritrae, con una mano appoggiata sui fianchi.
Altri autoritratti sono riconoscibili per confronto con altre opere nelle quali si ritrae vicino a membri della sua famiglia, come il cognato Sebastiano Mainardi, il fratello David o il padre Tommaso Bigordi.
Il Perugino (Pietro Vannucci)
Guardando attentamente tra le opere del
Perugino, è possibile scorgere il suo autoritratto in almeno due casi.
Nell’Adorazione dei Magi, realizzata per i Serviti di Santa Maria in Colle Landone a Perugia tra il 1470 e il 1473, l’artista è riconoscibile all’estrema sinistra del corteo poco più che ventenne e con lo sguardo rivolto in direzione dell’osservatore.
Negli affreschi del Collegio del Cambio di Perugia eseguiti tra il 1496 e il 1500, il pittore firma l’opera ritraendo la propria immagine entro una cornice.
Stessa posa, stesso copricapo rosso, certo qualche chilo e ruga in più, rispetto all’autoritratto giovanile: l’aspetto ormai è quello di uomo maturo e artista affermato.
Autoritratti di Leonardo da Vinci
La vita di Leonardo fu molto misteriosa, come la sua scrittura, che corre da destra a sinistra e leggibile solo con uno specchio.
Non meno misterioso è il ritratto di che si attribuisce genericamente a Leonardo come autoritratto.
Alcuni riconoscono addirittura nel ritratto di Monna Lisa un autoritratto del pittore in vesti femminili.
Autoritratti del Masaccio
Masaccio ci guarda dalla parete sinistra della cappella Brancacci. E' alto, ha il volto massiccio di un ragazzo di 25 anni qual era, con i capelli arricciati; gli occhi sono scuri, profondi e sembrano velati di malinconia.
Si è dipinto in fondo alla scena che rappresenta san Pietro in Cattedra, in compagnia dei suoi tre grandi amici, Masolino, Brunelleschi e Leon Battista Alberti. A Filippino Lippi, chiamato a concludere la cappella Brancacci dai nuovi committenti venne chiesto di modificare il dipinto.
Infatti originariamente, Masaccio toccava con la sua mano il ginocchio di san Pietro, ripetendo il gesto dei pellegrini davanti alla statua di Arnolfo di Cambio sotto le volte della basilica vaticana, gesto che non era piaciuto ai nuovi committenti come una mancanza di rispetto verso San Pietro.
Antonello da Messina
L'artista siciliano
Antonello da Messina resta un pittore grande tra i grandi del Rinascimento (1430-1479) sintetizzò le tendenze regionali portando uno spiccato interesse anche per esperienze fiamminghe e spagnole. A lui interessano tutte le esperienze umane: lo stupore come la gioia, la
doppiezza come l’ironia, ma anche la sofferenza.
Al suo forte naturalismo scuro e allo splendore luminoso del colore guardò, in particolare, il
Carpaccio che ne assorbì il gusto narrativo.
Indice pagine autoritratti
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