Storia degli autoritratti dei maggiori maestri di arte

Autoritratti 1

L'artista allo specchio

Autoritratto Vulvinio

Quando si parla di "Autoritratto" ci si riferisce alla realizzazione, da parte dell'artista, di un «ritratto di sé stesso».

L'artista utilizza la tecnica che conosce per fare in modo che, chi guarda, lo possa riconoscere.

E questo anche nel caso che la figura non sia resa in modo "realistico", ma che, pur con i tratti modificati, sia possibile riconoscervi l'identità dell'autore.

Si può parlare di cripto-autoritratto o di pseudo -autoritratto quando, in assenza di figure di per sé individuabili in un autoritratto, è legittimo pensare che l'artista avesse voluto ritrarsi.

Può essere considerato un esempio di pseudo -autoritratto la celebre immagine dell'orefice-scultore carolingio Vuolvinio, che si può ammirare sulla faccia posteriore dell'altare della Basilica di Sant'Ambrogio a Milano (inizi sec. IX), dove la figura, pur priva di tratti ben caratterizzati, è accostata al nome dell'artefice che vi si è rappresentato.

Primi autoritratti - Greci

Fregio in marmo del Partenone

Per fare un autoritratto sono necessarie sia la volontà che la capacità artistica di illustrare la figura umana.

Nel nostro mondo, queste condizioni si erano già verificate in età classica: Plinio il Vecchio e Plutarco raccontano dell'esistenza di autoritratti scolpiti o dipinti, che purtroppo sono andati perduti.

Sembra che Fidia, il grande scultore e supervisore alla costruzione del Partenonea nel 438 a.C., per essersi rappresentato tra i personaggi della Battaglia delle Amazzoni, scolpiti sullo scudo di Atena Promachos, fosse stato condannato a morte per empietà.

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Il Maestro Matteo

Autoritratto in pietra del Maestro Matteo 1180

A Santiago de Compostela, famosa nel mondo per la sua grande Cattedrale la cui costrizione risale ad un periodo che va dal 1103 al 1188, il Maestro Matteo, architetto e scultore ha lasciato una statua che lo ritrae.

Questa opera è posta all'entrata ovest della Cattedrale, nel Portico della Gloria, una delle opere principali dell'architettura romanica europea.

Maestro Matteo, che aveva lavorato per vent'anni nella decorazione dell'atrio composto da tre archi, dopo aver scolpito nel granito più di 200 figure che rappresentano il tema della salvezza, firma il suo lavoro con il suo autoritratto in pietra.

L'autoritratto nel 1300

Autoritratto di Leon Battista Alberti

Gli autoritratti, oltre l'intrinseco valore artistico, sono interessanti per conoscere le emozioni dell'artista come essere umano.

Illustrando il proprio volto e il proprio corpo, con espressioni e pose particolari, possono riflettere le convenzioni della società che lo circonda.

Anche le scelte originali e la rappresentazione contestuale di oggetti simbolici suggeriscono lo spirito dell'artista e del suo tempo.

L'autoritratto riappare agli inizi del rinascimento, nel nuovo clima di riscoperta dell'individuo e di rivalutazione del ruolo dell'artista.

L'invenzione dello specchio piatto che sostituiva quello convesso e di piccole dimensioni di età anteriore, permise agli artisti di esaminare il proprio volto, senza distorsioni e su superfici riflettenti più ampie.

L'autoritratto nel 1400

Autoritratto di Andrea Orcagna è la figura all'estrema destra

All'inizio del Rinascimento l'autoritratto interessava in modo particolare le medaglie ed i medaglioni, ma poi gli artisti, cominciarono ad inserire il proprio ritratto nei lavori che i committenti gli affidavano.

Nel 1359 Andrea Orcagna incluse il suo autoritratto tra le figure a rilievo sul retro del tabernacolo della Loggia di Orsanmichele della "Morte della Vergine", dando così inizio all'usanza fra i pittori di pale ed affreschi, di auto ritrarsi fra i personaggi dell'opera.

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