Il meglio della pittura egizia si trova nelle bellissime tombe dei sovrani delle varie dinastie, dai frammenti rinvenuti nelle rovine degli antichi palazzi, ma anche nelle tombe di personaggi meno importanti.
Questo è dovuto alle credenze degli antichi egizi che consideravano la morte come un altro stato vitale degli uomini, per cui vicino al morto mettevano attrezzi e cose che gli sarebbero servite nell'altra vita.
I disegni sono leggermente modellati a rilievo oppure tracciati a piatto.
Curioso e caratteristico è il modo di dipingere le figure, secondo la "Legge della Frontalità"
La tipica figura umana nella pittura egizia, l'uomo veniva sempre raffigurato con un colore scuro (mattone) e la donna sempre con un colore chiaro (giallo-ocra).
Gli elementi dell'arte Egizia
La consuetudine di dipingere la figura umana senza tener conto della prospettiva, non veniva applicata agli oggetti la cui pittura era libera.
Infatti le barche, le piante, gli uccelli e tutti gli animali conosciuti sono dipinti proprio come appaiono ai nostri occhi, con un attento amore per la natura, fantasia e assoluta libertà inventiva.
I contorni di tutte le figure sono sempre netti e precisi, le figure vengono prima studiate e abbozzate singolarmente e solo dopo disposte a gruppi secondo un perfetto ordine compositivo.
I colori degli Egizi
Gli artisti Egiziani amavano molto i colori decisi, con i quali dipingevano anche l'esterno dei palazzi e dei tempi in pietra.
Le pareti interne dei grandi templi erano coperte con affreschi di scene con figure colorare, ben proporzionate e messe in evidenza con sapienti
spazi bianchi, che davano ai templi un effetto monumentale ed elegante ed agli oggetti una speciale corposità.
I colori scelti per raffigurare le immense scene, avevano un significato strettamente simbolico e religioso ed i colori delle figure sacre dipendevano dal significato ben preciso che l'autore voleva dare al dipinto
Il colore nero dipinto su di un cane, fa di questo il dio Anubi.
Il colore nero
Per gli Egizi il nero riassumeva in sé stesso le idee di morte e rigenerazione, era Osiride, signore dell'oltretomba e simbolo della rinascita della natura.
Oltre a Osiride questo concetto veniva associato ad altre divinità connesse al potere rigenerativo come ad esempio Anubi e Min, che spesso apparivano sotto forma di cani o sciacalli seduti con il manto dipinto di nero.
Per gli egiziani il nero non era un vero e colore, ma l'assenza di colore, con un duplice significato di rappresentare la morte e l'oltretomba, ma anche la rinascita e la rigenerazione.
Questa apparente contraddizione è facilmente spiegabile: in Egitto il nero è il colore del fertile limo lasciato dall'inondazione e quindi associato alla fertilità e alla rigenerazione della terra.
Il cane Anubi
Anubi era la divinità funeraria, il guardiano fedele delle tombe e difensore del sonno dei defunti: presiedeva ai riti dell'imbalsamazione, ma era anche il dispensatore della buona sorte.
Veniva rappresentato come un cane nelle sculture ed in pittura, oppure con il corpo umano ed il muso tipico del cane dei faraoni.
L’arte egizia offre anche rappresentazioni di splendidi esemplari di terrier sui monumenti funerari di persone che amavano la caccia.
Una tomba attribuita ad un faraone vissuto 2330 anni a.c. presenta quattro cani: un volpino, un segugio, un levriero, un cane simile al Basenij.
L'animale più dipinto è un cane nero, raffigurante il dio Anubi.
Gli animali nella pittura egizia
La pittura egizia, legata principalmente al culto dei morti, raffigura il mondo dei vivi in tutte le sue forme, le persone, i lavori svolti, il cibo, la natura che li circonda e soprattutto gli animali allevati o cacciati.
Una folla di anatre ed uccelli, mucche, buoi, cavalli, affollano le pareti delle tombe, con i gatti che vengono raffigurati anche in statuette e mummificati.
Il gatto nella pittura egizia
Nell'antico Egitto il gatto era considerato un animale sacro a Bastet la dea-gatto che aveva dei poteri di guarigione.
Quando un gatto moriva, gli abitanti della casa si radevano le sopracciglia in segno di lutto e veniva organizzato un particolare rituale funebre, dopodiché la salma veniva portata a Bubaste, città consacrata ai gatti, dove venivano anche organizzati pellegrinaggi e feste.
Spesso i gatti venivano mummificati, e negli scavi archeologici sono stati trovati più mummie di gatti che di esseri umani.
Il gatto è stato rappresentato in una tomba di Nebamun, Egitto del 1450 a.C.
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