La Torre di Babele
Questa storia si trova nel Libro della Genesi e comincia dopo il Diluvio Universale, quando Noè e la sua famiglia si stabilirono nella pianura di Sinear, non lontano dal grande fiume Eufrate.
Allora la comunità degli uomini parlava una sola lingua anche se, con il passare del tempo, la comunità si ingrandiva per realizzare il volere di Dio che aveva comandato loro: “Andate e popolate la terra” (Genesi 9:1).
Ad un certo punto gli uomini decisero di costruire una città, Babilonia, ed una torre tanto alta da toccare il cielo.
Lo scopo di questa torre era di essere un punto di riferimento per le persone, e che avrebbe potuto essere utilizzata come rifugio sicuro in caso di un altro diluvio.
Dio guardò dall’alto dei cieli gli uomini che lavoravano tutti insieme alla costruzione della grande torre e lesse nei loro cuori un’ambizione irriverente nei suoi riguardi: essi volevano abitare il cielo come lui, volevano salvarsi dalle acque se lui avesse voluto distruggerli, volevano in fine essere uguali a lui.
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Per fargli capire la loro presunzione li punì con la confusione delle lingue: la gente parlava nella solita lingua, ma gli altri non la capivano più; così non sentendosi più un solo popolo si dispersero in tutta la terra.
Da allora il nome del luogo dove si stava costruendo la torre, “Babele”, prese il significato di “confusione”.
Ci sono prove che la Torre di Babele è realmente esistita, come gli scritti cuneiformi incisi su antiche tavolette d’argilla che raccontano di una “Ziggurat”, una torre del tempio, fatto a forma di piramide con una terrazza sulla cima che i Babilonesi chiamavano Bab-Iloe, Porto di Dio.
La ziggurat che conosciamo come “Torre di Babele” era un tempio dedicato al dio Babilonese Marduk che aveva una base di 91 metri per 91 ed una altezza di 91 metri disposti su 7 piani.
La torre originale, distrutta dal re assiro Sanherib nel 689 a.C., venne ricostruita e perfezionata da Nebukadnezar II (Nabucodonosor) per essere ancora demolita nel 478 a.C. dai persiani di Serse.
I Babilonesi chiamarono la loro torre Bab-Iloe, Porto di Dio e gli Ebrei durante la “cattività babilonese” la videro certamente e, poichè in essa si adorava quello che loro consideravano un Idolo ed il fatto che la terrazza sulla sommità suggerisse l’interruzione dei lavori destinati alla costruzione di una piramide, fece nascere il racconto biblico della Torre.
Molti artisti dipinsero la Torre di Babele, tra questi Pieter Brueghel il Vecchio che la dipinse tre volte.
Anche se la sua prima versione è andata perduta possiamo ammirare le due tele superstiti (entrambi probabilmente del 1563), ricche di dettagli e particolari da scoprire; quella più grande, 114 x 155 cm. è esposta nel Museo Storico d’Arte di Vienna e quella più piccole 60 x 74,5 centimetri fa parte della collezione del Museo Boijmans van Beuningen di Rotterdam, in Olanda.
Brueghel visitò Roma nel 1552-1553 ed è probabile che abbia usato il Colosseo come fonte di ispirazione per la sua Torre di Babele.
A prima vista le Torri di Brueghel hanno un aspetto robusto e ben costruito, ma ad un esame più attento si vede che il progetto contiene difetti, probabilmente inseriti dall’artista per indicare come fosse audace e presuntuoso l’intero progetto.
Pieter Brueghel non fu l’unico artista che volle dipingere la Torre, il suo compatriota e contemporaneo Lucas van Valckenborch ha fatto dipinti quasi identici, mentre altri hanno utilizzato la Torre nelle raffigurazioni della distruzione apocalittica di Babilonia.