Biografia e vita di Francesco Furini 1603-1646)
Il cammino artistico di
Francesco Furini
comincia quando, appena sedicenne, dalla natia Toscana si trasferisce a
Roma, dove subisce come molti altri pittori del suo tempo, il fascino
della pittura del
Caravaggio.
Durante i tre anni (1619-22) di soggiorno a Roma in compagnia di
Giovanni da San Giovanni, produce opere importanti che dalla luce del
caravaggismo lo portano a ripiegare verso l’antichità classica, con
citazioni dalla statuaria antica, l’idealizzazione del Rinascimento ed
al messaggio di languida dolcezza di
Guido Reni delineando uno
stile personalissimo e del tutto inedito.
Dopo una sosta a Venezia nel 1629, il pittore torna a Firenze, dove
riesce ad avere importanti committenti, tra i quali lo stesso
Galileo Galilei, che lo tenne a
stipendio ed in onore del quale, Francesco Furini nella pala d’altare
dedicata all’
Assunzione della Vergine,
disegna una luna pallida e piena di orridi crateri, in omaggio alle
scoperte astronomiche del celebre scienziato.
Furini realizza (forse nel 1632) il suo capolavoro: "
Ila
e le Ninfe " ora alla Galleria Palatina, un notturno sulle
acque di un lago con meravigliose schiene arcuate e "
Morte
di Rachele" dello stesso tenore espressivo.
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Nel 1633, improvvisamente, il pittore si ritira dalla corte per farsi
prete andando a isolarsi in una pieve sperduta del Mugello.
I soggetti sacri aumentano fino a costituire la grande parte della sua
produzione; la sua produzione si indirizza alle pale d'altare ed alla
creazione di quadri di soggetto religioso, ma di formato ridotto, da stanza.
Con il passare degli anni, nella sua produzione da cavalletto si assiste
a una corrosione della forma, che sembra sfaldarsi alla luce.
Dipinti di questo periodo sono Il "
Sansone e
Dalila", il "
San Sebastiano"
con il corpo risanato su un panno scarlatto (1642), l'elettrizzata "
Cacciata
di Adamo ed Eva", "
Santa Lucia"
della Galleria Spada, dove il solito motivo iconografico degli occhi,
viene trasformato in una figura di spalle, smangiata dall'ombra, che
sembra offrirci le pupille di cui è priva ed il bellissimo l'abbandono
al pianto della "
Maddalena" di Vienna.
A partire dal 1636 Furini è impegnato nella decorazione del salone di
Palazzo Pitti cominciato da Giovanni da San Giovanni.
Nel 1645, Francesco Furini, chiamato a lavorare a Roma, abbandona
l'isolamento della pieve di Sant'Ansano, nel Mugello e si trova a dover
dipingere donne nude e non riuscire a trovare le modelle che posassero per lui.
Nella città santa, che pullulava come nessun'altra di prostitute, Furini
scrive in una delle undici lettere spedite da Roma: "Le belle non
vogliono spogliarsi, le brutte non sono il caso..."
In un' altra lettera inviata il 6 gennaio 1646 al duca Jacopo Salviati,
ritorna sull' argomento: "
Gli confesso che non ho patito a' miei giorni,
in tanti et in tanta varietà di casi occorsimi in vita mia, maggior
mortificatione quanto dalla presente difficultà di trovare una donna che
stia al naturale. Qui dove in tanta quantità ne sono, et use a vivere
con tanta libertà che è una vergogna, per un mio honesto et honorato
fine diventano tutte tante Lucrezie".
Alla fine si vede costretto a tornare ai vecchi metodi utilizzati nelle
botteghe quattrocentesche, dove, non essendo in uso la prassi di
utilizzare modelle, si costruivano fantocci di terracotta o legno e poi
li si vestiva con stracci oppure si copiavano i disegni del maestro, tratti da statue antiche.
Figura molto ambigua Francesco Furini, si può definire come
pittore prediletto dalla corte medicea e dall’aristocrazia, come autore
di opere in cui abbonda il nudo femminile, autore di cinque sonetti di
soggetto libertino inneggianti all’ideale femminile, all’armonia delle
forme anatomiche ed allo scatenarsi delle passioni e pio prete che dipinge Madonne.
La fama del pittore è legata ai suoi raffinati quadri da cavalletto con intriganti
nudi femminili che fredde luci azzurrine, teneramente modulate
da delicati chiaroscuri, fanno emergere con sensuale eleganza dalle ombre degli sfondi.
L'attività di frescante gli era meno congeniale, anche se era molto richiesto dai committenti perchè, come tutti i maestri toscani del Seicento fu un perfetto disegnatore, nel segno della migliore tradizione fiorentina.
Francesco Furini muore a Firenze il 19 agosto 1646.