Biografia e vita di Jan Davidsz De Heem (1606 - 1683)
Jan Davidsz de Heem, uno dei più grandi artisti barocchi di nature
morte, nasce ad Utrecht nel 1606, in una famiglia di calvinisti
emigrati dalle Fiandre cattoliche e vive parte della vita in Olanda e in parte nelle Fiandre.
Dopo l’apprendistato, Jan Davidsz de Heem si trasferisce a Leida dove vive una decina d'anni, dal 1625 al 1635.
La città di Leida, rigidamente protestante è la culla di una scuola
pittorica che si rifà a Luca di Leida, un pittore ed incisore di un secolo prima.
Il giovane Jan Davidsz de Heem si attiene allo stile della scuola pittorica della
città, diventa discepolo del grande Balthasar van der Ast dipingendo
nature morte, composizioni cromaticamente raffinatissime di
antichi codici, simbolo della "vanitas" della vita degli studiosi.
Dopo il periodo di Leida, l’artista si trasferisce ad Anversa, città
d'origine del padre, si converte alla religione cattolica, si iscrive
alla Ghilda di San Luca e, dal 1637, diventa cittadino della capitale fiamminga.
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In quel periodo lavorano con lui anche il figlio Cornelis, che si converte con lui e il collega Abraham Mignon.
Nel 1667, Jan Davidsz de Heem fissa nuovamente il domicilio a Utrecht,
Abraham lo raggiunge e collabora nello studio del maestro, come pure il figlio Cornelis.
Ma i tre artisti vivevano in un’epoca tribolata dalle guerre di religione
e dalle loro conseguenze: poco meno di cinque anni dopo, le truppe
francesi invadono Utrecht costringendo Jan Davidsz de Heem a fuggire per rifugiarsi ad Anversa, dove muore nel 1683/4.
Le guerre religiose influenzarono anche il campo artistico: la Riforma Protestante aveva creato le condizioni per uno sviluppo di una nuova iconografia che privilegiava le nature morte.
Le nature morte, prodotte nel Seicento nei Paesi Bassi, si differenziano
generalmente da quelle italiane e francesi, per un simbolismo ben codificato, nascosto apparentemente fra i vari oggetti rappresentati
Per questo motivo, ogni cosa dipinta, ha uno o più significati, che svelano il messaggio morale o religioso nascosto.
Così, dipinti che rappresentano dolci e vivande, alludono al mistero della
fede; i cesti di frutta, alla caducità dell’esistenza e alla sua continua
inclinazione verso il male; i dipinti floreali, alla morte e resurrezione
e libri e strumenti musicali sono l'icona delle "Vanitas vanitatis", vanità delle vanità del sapere.