Trama e recensione del libro "Poco o niente" Eravamo poveri. Torneremo poveri. di Pansa Giampaolo
C'è una paura nuova che leggo negli occhi di molte persone. E' il timore di ritornare poveri, di andare incontro a un futuro difficile, di non sapere quale sarà il destino dei figli.
Qualche anno fa, non era così. Ma in questo 2011 tutto è cambiato in peggio.
La grande crisi economica e finanziaria ci ha messi di fronte a una realtà che nessuno immaginava: la nostra società è fragile e il benessere che abbiamo conquistato potrebbe svanire.
Torneremo poveri come erano i nostri genitori e i nonni? Questa incognita mi ha spinto a ricordare l'epoca che ha visto nascere e crescere fra mille stenti mia nonna Caterina Zaffiro e mio padre Ernesto, uno dei suoi figli.
Lei era nata nel 1869 nella Bassa vercellese, in una famiglia di contadini strapelati.
Andata in sposa a un bracciante altrettanto misero, Giovanni Pansa, rimase vedova a 33 anni, con sei bambini da sfamare.
E' la sua vita tribolata a farmi da guida nel racconto dell'Italia fra l'Ottocento e il Novecento, quello che il lettore troverà in Poco o niente.
Era un mondo feroce, dove pochi ricchi comandavano, decidevano tutto e si godevano le figlie dei miserabili.
I poveri erano tantissimi, venivano messi al lavoro da piccoli, poi l'ignoranza li spingeva a comportarsi da violenti". (L'autore).
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Recensione
L’ultimo libro di Giampaolo Pansa,
Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri è un ibrido fra saggio sociopolitico ed una saga familiare.
Il titolo ed il sottotitolo da soli sintetizzano il libro, poi scorrendo le pagine la piacevole scrittura giornalistica di Pansa ci accompagnano attraverso una storia vera: la storia dei suoi nonni, la nonna Caterina, analfabeta, dall’abito "lungo sino alle caviglie e fatto di stoffa nera", il nonno Giovanni, "servo bambino", nato nella pianura vercellese di risaie e nebbia spessa,
gelida d’inverno e rovente d’estate, destinato a un’esistenza di fatica e di stenti ma senza senso di ribellione, con lo spirito coraggioso di chi possiede solo la vita.
La miseria e la povertà di una famiglia qualsiasi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento sono il tema del libro che si snoda come un romanzo e come un romanzo suscita nello scrivente sentimenti forti.
Naturalmente il Pansa giornalista affiora nella denuncia sociale e la riflessione di quanto le vicende dell’Unità d’Italia e dei suoi eroi, siano completamente ignorati dai nonni come da tutta la povera gente che doveva preoccuparsi piuttosto di sopravvivere.
Pansa presenta poi al lettore il mondo dei poveri, travolti da una guerra, la prima Guerra Mondiale, sentita come una insensata decisione presa dai ricchi e fatta pagare ai poveri, passando per le riflessioni sui costumi di ieri e di oggi e sull'illusione socialista e comunista.
Commenti dai lettori
antonio (19-10-2011)
Un libro che ti avvolge e ti rapisce dalla prima all'ultima pagina. Un linguaggio semplice e però potente.
L'autore si riconferma un maestro del giornalismo. Il ritmo è incalzante. Si legge tutto d'un fiato.
Da leggere. Consigliatissimo.
Voto: 5 / 5
(tratta da
Ibs)
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Breve biografia su Pansa Giampaolo
Giampaolo Pansa, uno dei più affermati giornalisti italiani è nato a Casale Monferrato nel 1935 è condirettore de L'Espresso.
Ha pubblicato con grande successo saggi e romanzi.
Come giornalista ha lavorato a La Stampa, al Giorno, al Corriere della Sera, a Panorama, a La Repubblica e a L’Espresso.
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